Poeta cristiano latino, di età incerta (fine 3º-5º sec.), comunque posteriore a Tertulliano, Minucio Felice e Cipriano che imita, e perciò considerato generalmente africano, e non di Gaza benché si qualifichi gazeus (l'appellativo sarebbe da intendere allusivo al "tesoro", γάζα, spirituale, trovato da lui, che in un acrostico si dice mendicus Christi). Interessante letterariamente e linguisticamente è l'uso della lingua popolaresca e la metrica delle Instructiones (2 libri, di 41 e 39 componimenti per lo più acrostici) e del Carmen apologeticum (1060 versi; titolo dato dallo scopritore card. Pitra, 1852); negli esametri il principio quantitativo si alterna con quello accentuativo. Convertito, C. cerca a sua volta di convertire; in teologia è un modalista patripassiano e un millenarista; il senso della fine e l'avversione, che diventa satira feroce, verso l'attuale stato del mondo gli suggeriscono a volte accenti di vera poesia.