CORPORATIVISMO (App. I, p. 470)
La fine della seconda Guerra mondiale, con la sconfitta della Germania e dell'Italia, le quali, sia pure con diverse forme e partendo da presupposti non identici, avevano creato un ordinamento statale corporativo, ha fatto sì che quel complesso dottrinale e pratico di idee, di tendenze, di istituzioni, che va sotto il nome generico di corporativismo, sia quasi completamente scomparso. L'ordinamento corporativo rimane in piedi, almeno formalmente, soltanto in uno degli stati che l'avevano adottato: il Portogallo. Un ordinamento dello stesso genere, creato durante la guerra in Francia dal governo di Vichy, è stato abrogato con la liberazione del paese. In Italia, il r. decr. legge 23 novembre 1944, n. 369, ha abrogato l'ordinamento corporativo, mentre nessun seguito hann0 avuto le affrettate riforme sociali ed economiche attuate (1943-45) dalla "repubblica sociale".
Le profonde conseguenze sociali, politiche ed economiche della guerra, l'urto di principî che l'ha accompagnata e la segue, hanno prodotto gravi rivolgimenti nel complesso delle idee e delle dottrine corporative. La sostituzione del principio di autorità a quello di libertà, la subordinazione dell'economia a schemi e a programmi determinati da principî politici, sono apparse come deviazioni abnormi dal principio della libertà che deve essere immanente in ogni ordinamento umano; le esigenze belliche, nelle quali l'economia programmata degli stati corporativi è stata forzatamente inserita, le insufficienze, le imperfezioni e le deviazioni nell'attuazione, hanno valso inoltre al corporativismo l'accusa di essere stato un principio di reazione e di asservimento completo dei lavoratori alla dittatura e alle forze del grande capitalismo finanziario.
Si assiste così attualmente a un più vasto e profondo riaccendersi della lotta ideologica e pratica fra il principio individualista e quello collettivista, quando quest'ultimo è inteso secondo la prassi marxista leninista. Nel frattempo nelle nazioni che hanno sempre ispirato la loro politica al principio liberale e soprattutto in quelle anglosassoni, la dottrina e la prassi hanno subìto e subiscono ampie modificazioni e vanno via via accogliendo alcuni degli aspetti più caratteristici di idee e di principî che almeno sino a pochi anni addietro sembravano divergerne. Ciò vale soprattutto per quanto riguarda i programmi sociali ed economici, e in particolare quelli enunciati dall'inglese W. Beveridge e dall'americano H. Wallace. Ma anche nella politica economica positiva quei principî di disciplina sindacale, di ordinamenti produttivi regolamentati, di redistribuzione di redditi in base a piani previdenziali, che nelle nazioni anglosassoni si erano presentati per lo più come elementi necessarî soltanto durante lo sforzo bellico, tendono ora ad affermarsi stabilmente. Tipici in Inghilterra i vari Joint Committees (composti di rappresentanze paritetiche del capitale e del lavoro, nonché di esperti di nomina governativa, e presieduti da ministri, i quali provvedono a organizzare e disciplinare molti settori industriali) e particolarmente interessante l'Economic Planning Board, anch'esso composto di rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori, di ministri e di esperti governativi. Non meno significative deviazioni dai tradizionali principî anglosassoni possono considerarsi poi la progressiva nazionalizzazione di branche produttive di preminente interesse nazionale, nonché la grande riforma delle assicurazioni e dell'assistenza sociale (v. assicurazioni sociali; piano economico; previdenza e sicurezza sociale; socializzazione, in questa App.). Anche negli Stati Uniti permangono, in misura sia pure attenuata ma sempre efficiente, alcune delle forme di disciplina sociale ed economica cui si era fatto in un primo tempo ricorso soltanto per fronteggiare le esigenze belliche. In qualche repubblica sudamericana - ad esempio l'Argentina - si va facendo strada una concezione politica ed economica che ha molti punti di contatto col corporativismo.
Dal punto di vista teorico, si nota inoltre, in questo dopoguerra, un rifiorire di quei principî di solidarismo sociale ed economico, che hanno informato la dottrina sociale cattolica specialmente negli ultimi cento anni e hanno dato origine anche a notevoli encicliche papali imperniate sul principio di solidarietà nella libertà (v. chiesa, in questa App.).
Bibl.: F. Vito e altri, Economia corporativa, Milano 1935; A. Bertelé, I tre sistemi economici: liberalismo, socialismo, corporativismo, Torino 1940; Y. W. Beveridge, Full employment in a free society, Londra 1944; id., Why I am a liberal, Londra 1946; H. Wallace, Sixty millions jobs, New York 1945; J. Perón, Plan de Gobierno, Buenos Aires 1946.