Comune della Calabria (fino al 1928 Cotrone; 182 km2 con 61.005 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. La città è situata a 8 m s.l.m. sul litorale ionico. Lo sviluppo delle attività industriali e commerciali ha dato notevole impulso al movimento demografico e alla conseguente espansione edilizia della città. A SO del centro storico, racchiuso su di un’altura entro la cerchia delle mura medievali, si è sviluppata una vasta zona residenziale caratterizzata da una planimetria regolare. I principali prodotti agricoli del territorio comunale sono cereali, barbabietole da zucchero, agrumi, olive, uva, ortaggi e frutta. Una maggiore importanza riveste, nell’economia cittadina, il settore secondario, con impianti industriali nei rami chimico, metallurgico, meccanico, alimentare, del legno, della ceramica e dei materiali da costruzione. L’area del capoluogo è stata però investita, nell’ultima fase degli anni 1990, da una grave crisi produttiva, con particolare riguardo al settore metallurgico, che ha comportato anche una forte caduta delle attività commerciali peraltro favorite dalla felice posizione di C. sul mare e su una delle principali direttrici del traffico stradale calabrese, la litoranea ionica. Il porto, che occupa un’area di 20 ha, è il principale della costa calabro-ionica. In continua, notevole espansione è il movimento turistico.
Fu fondata da coloni achei e corinzi nella seconda metà dell’8° sec. a.C. Sotto l’influsso di Sibari partecipò alla Lega achea, ma non ebbe vantaggi dalla vittoria su Siri. In guerra con Locri fu sconfitta presso il fiume Sagra (2a metà 6° sec.). La venuta di Pitagora verso la fine del 6° sec. e la sua attività culturale e politica contribuirono a risollevare le sorti della città e ne migliorarono il tono di vita: nel 510 i Crotonesi sostituivano nella Magna Grecia la propria egemonia a quella dei Sibariti; guidati dal celebre atleta Milone, espugnarono Sibari e ne incorporarono il territorio. Nel 5° sec., in seguito alle lotte interne, iniziò la decadenza di C., finché nel 277 fu conquistata dai Romani. Nel corso della seconda guerra punica, Annibale ne fece una sua piazzaforte. Nel 194 a.C. vi fu dedotta una colonia romana, ma ormai la città era in declino. Una certa importanza conservò nel Medioevo grazie alla sua posizione strategica: piazzaforte dei Bizantini dopo l’invasione longobarda, assediata dai Saraceni, risorse in età normanna sotto Ruggero II; Federico II ne fece restaurare le mura e il porto. Sotto gli Angioini fu centro del vasto feudo (il Marchesato) dei Ruffo; nel 1444 Alfonso d’Aragona la incamerò nel demanio regio. Le lotte politiche interne fra borghesia e patriziato feudale determinarono, insieme all’estendersi della malaria, la sua decadenza nel 17° e 18° secolo. Nel 1806 fu occupata e saccheggiata dagli Inglesi, poi dai Francesi.
Tra la fine del 6° sec. a.C. e i primi decenni del 5°, la pianta urbana di C. si definì nei suoi spazi fondamentali e monumentali (aree pubbliche, santuari e mura) e si fecero più intensi gli scambi con la madrepatria (ceramica attica a figure nere rinvenuta nelle necropoli). Sul promontorio Lacinio (od. Capo Colonna) sorgeva il santuario di Hera Lacinia, grandioso complesso di edifici di cui rimane il tempio dorico (5° sec. a.C., superstite una sola colonna), un katagogion e un hestiatorion del 4° sec. a.C., il muro del tèmenos di età romana. Accanto al tempio è venuto alla luce un edificio rettangolare (forse del 6° sec. a.C.) probabilmente un thesauròs, che ha restituito oggetti bronzei, tra cui una barchetta nuragica, un cavallino geometrico, un diadema d’oro. Tracce di una necropoli romana sono emerse nei pressi del municipio, con tombe a cappuccina dai corredi contenenti ceramiche, lucerne, monete e vetri.
Provincia di C. (1.736 km2 con 168.581 ab. nel 2020). Istituita nel 1992, è suddivisa in 27 Comuni; si estende dalla costa ionica verso l’interno, fino alle pendici orientali della Sila, coincidendo quasi interamente con la subregione del Marchesato. In risposta alla crisi produttiva dell’area del capoluogo, il territorio provinciale è stato interessato, a partire dal 1996, da investimenti volti, in funzione di una ripresa occupazionale e delle attività edilizie, commerciali e industriali, a incentivare forme di imprenditorialità radicate nel contesto locale: le carenze essenziali dell’area rimangono, infatti, nel settore manifatturiero, impegnato esclusivamente nella lavorazione di materie prime importate, in vista di una collocazione dei prodotti su mercati esterni alla regione.