Re d'Israele (circa 1000-961 a. C.), il secondo dopo Saul, fondatore della dinastia che regnò per quattro secoli sul regno di Giuda. Nel testo biblico si parla di lui nei due libri di Samuele, nei capitoli corrispondenti delle Cronache e nei titoli di alcuni Salmi, ma il racconto presenta lacune e ripetizioni o reduplicazioni dello stesso episodio. David figlio di Jesse, ultimo di otto fratelli, è per ordine di Dio unto nascostamente re da Samuele dopo la perversione del re Saul. Poi David s'incontra col re: o come citaredo chiamato a portar sollievo al sovrano in angoscia, o nelle vesti di pastore vittorioso nel confronto col gigante filisteo Golia. La vittoria su Golia rende David popolare, e Saul lo chiama a corte affidandogli un alto comando militare; qui David conoscerà Gionata e Micol, figlio e figlia del re, e riuscirà, superata una difficile prova, a sposare quest'ultima. Ma Saul è tormentato dalla gelosia per i successi militari e personali di David: lo vuol morto, e tenta per due volte di trafiggerlo con la lancia mentre suona. David fugge prima a casa, di là a Rama, presso la scuola profetica di Samuele, sempre seguito dalle guardie di Saul e da Saul medesimo; poi si dà alla vita randagia. Ma di questo pericoloso intervallo non si narrano che pochi episodî: ospite a Nob del sommo sacerdote Achimelec, ne ha la spada di Golia; poi si rifugia a Gath presso il re filisteo Achis, e scampa alla morte solo fingendosi pazzo; infine raccoglie con sé alcuni popolani e dal paese di Moab passa nella selva di Hereth continuando a vagare nei vicini deserti e vivendo di rapina coi suoi uomini (si pensi all'episodio di Abigail). Ma Saul neppure ora gli dà tregua, e a David non rimane che chiedere ospitalità per sé e i suoi al re di Gath, vassallo dei Filistei; non partecipa tuttavia alla battaglia di Gelboè in cui periscono Saul e Gionata. Eletto re di Giuda, è unto pubblicamente re d'Israele quasi otto anni dopo, quando erano stati uccisi il figlio e successore di Saul, Ishboshet e il suo generale Abner. Data da ora la sua grande opera di governo: riorganizzato il regno su nuove basi amministrative (il censimento di David ebbe scopi, oltre che militari, tributarî) con un organismo burocratico fortemente centralizzato, David provvide a dargli una capitale strategicamente sicura nella roccaforte cananea di Sion (Gerusalemme), conquistata d'assalto nella più celebrata delle sue imprese militari. A Gerusalemme costruì, con la reggia, il nuovo tempio e vi collocò l'arca dell'Alleanza, un gesto cui fece seguito la radicale riforma del servizio liturgico affidato ai leviti. La crescente compattezza dell'organismo interno lo pose in grado di sistemare i rapporti di forza con i vicini: aveva disfatto i Filistei in due battaglie campali; si volse quindi a Oriente contro gli Ammoniti e li sottomise dopo una campagna di due anni; poi a nord contro gli Aramei e a sud-est contro i Moabiti; infine, in un'aspra guerra di sterminio, a sud contro gli Edomiti. L'intraprendenza politica e il valore militare di David portarono lo stato d'Israele a una posizione egemonica sulla costa siriana. Ma i frutti di queste imprese vigorose non fu David a coglierli: gli ultimi anni del suo regno furono funestati dalla carestia e dalla pestilenza, mentre anche più dolorose furono le vicende familiari. David aveva raccolto, secondo le usanze della regalità orientale, un ricco harem d'una ventina di mogli; ma, invaghitosi di Betsabea, la moglie di un suo ufficiale allora in guerra, la fece sua, sposandola dopo la morte del marito da lui provocata. Il narratore biblico attribuisce alla punizione divina la rivolta del figliastro Assalonne, che costrinse il padre alla fuga ma ne fu poi sconfitto e ucciso. Il figlio di Betsabea, Salomone, fu però designato da David a succedergli.
Non è facile dire quanto del nostro scarno racconto (e più, della redazione biblica) sia storico e quanto appartenga alla leggenda di David: carattere epico potrebbero avere l'episodio della vittoria su Golia, il matrimonio con la figlia del re e l'immediato comando di un'armata, le sue scorribande di bandito amico dei poveri, il racconto delle sue imprese come ospite del re filisteo; per contro la formazione del piccolo ma potente regno di Giuda, con la riunione dei clan meridionali degli Edomiti e dei Calebiti, la fondazione della "città di David", l'organizzazione del sacerdozio levitico sono tratti che appartengono indiscutibilmente alla sua fisionomia storica. Non ci sono ragioni valide per negare a David abilità di musicista e di poeta: assai dubbia è in ogni modo l'attribuzione a lui di molti salmi. C'è però ancora un elemento importante nel racconto biblico, che assumerà nella tradizione ideale del messianesimo giudaico e cristiano un ruolo determinante: il primo episodio con cui David si affaccia alla storia, quello per cui sarà d'ora in poi "l'unto di Dio". Attorno a David, al ricordo del suo regno glorioso, dell'età eroica in cui un Israele unito e vigoroso fronteggiava i proprî nemici, si cristallizzerà l'invocazione messianica delle ore tragiche, per la voce dei grandi profeti da Isaia a Geremia a Ezechiele; Zaccaria (12,8) profetizza che "la casa di David sarà come Dio, come l'angelo del Signore"; e il 16° salmo di Salomone descrive il Messia come figlio di David. Dal "seme di David" nascerà Gesù Cristo.
La figura di David, come immagine dell'eroico giovinetto o del re sapiente e timoroso di Dio, ha ispirato poeti e artisti d'ogni età, da Dante (Purgatorio) al Petrarca (Trionfi), dal marchese di Santillana (Trionfete de Amor) all'Alfieri (Saul), da Michelangelo al Bernini fino al musicista contemporaneo A. Honegger (nell'oratorio Roi David).