Re d'Israele (circa 961-922 a. C.), figlio e successore di David. Prevalse nella successione sul fratello maggiore Adonia, con l'aiuto del profeta Natan; e dopo l'avvento al trono si sbarazzò del fratello stesso, come pure degli elementi militari e religiosi che gli erano stati d. Inaugurò così un lungo e prospero regno, in cui si attuavano le premesse poste da David. Mantenne la potenza politica dello stato, che accentuò imparentandosi con il faraone di Egitto, del quale sposò la figlia, e stringendo alleanza con Hiram, re di Tiro; non poté impedire tuttavia che uno stato aramaico autonomo si ricostituisse a Damasco e che il re degli Edomiti Hadad, spodestato da David, recuperasse il suo trono. Dal punto di vista militare, S. costituì una serie di piazzeforti nei punti nevralgici dello stato: Hazor, Megiddo, Gezer, Bēt Horon e la stessa capitale Gerusalemme. La sicurezza interna e il controllo delle vie di comunicazione consentirono un ampio sviluppo del commercio: famoso in particolare quello dei cavalli, che dalla Cilicia venivano trasportati in Egitto e di cui restano a ricordo le stalle reali rinvenute a Megiddo. Una parte del commercio si svolgeva per mare e vi era adibita una flotta fatta costruire appositamente dal re, la quale faceva capo al porto di Eziongeber sul Mar Rosso. Qui costruì stabilimenti per la lavorazione del rame estratto dalle miniere vicine. Rilevante fu l'attività edilizia sotto il regno di S.: a lui si deve l'edificazione del tempio di Gerusalemme, con largo concorso di artisti e di materiali fenici, e così pure la costruzione del palazzo regio. Il complesso delle attività commerciali ed edilizie fu sostenuto da un rinnovato sistema amministrativo: il territorio d'Israele fu ripartito in dodici distretti, ognuno dei quali fu affidato a un prefetto, che curava la riscossione dei tributi e reclutava la mano d'opera. La pressione fiscale così instaurata si rivelò assai pesante per il giovane stato, sicché, alla morte di S., esso venne a trovarsi in condizioni di crisi, aggravate da conflitti politici. Anche dal punto di vista religioso, la tolleranza del re verso i culti stranieri, certo dovuta a calcolo politico, determinò reazione e malcontento, documentati da alcuni passi della Bibbia. Nel complesso, tuttavia, l'età di S. apparve alle generazioni successive come un periodo felice, e la figura del re fu idealizzata, specie nelle sue doti di saggezza. Gli furono pertanto attribuite numerose opere della letteratura ebraica, in parte bibliche (come i Proverbî, l'Ecclesiaste, il Cantico dei Cantici, la Sapienza) e in parte non bibliche. Sono tra queste ultime i Salmi di S., raccolta di diciotto inni del 1º sec. a. C., scritti in ebraico ma conservati in greco: opera dell'ambiente farisaico, essi intendono giustificare le terribili punizioni che Dio infligge al popolo ebraico condannandone i costumi rilassati e le colpe religiose. Altro apocrifo attribuito a S. sono le Odi, raccolta di inni probabilmente degli inizî del 2º sec. d. C., scritti in greco e conservati in siriaco: si tratta di opera cristiana.