EBREI (XIII, p. 353)
L'avvento al governo in Germania del partito nazionalsocialista (gennaio 1933) segnò l'inizio di una grande persecuzione antiebraica in Europa.
Dal 1933 alla seconda Guerra mondiale. - Un punto programmatico del nazionalsocialismo prevedeva la lotta contro gli Ebrei, considerati di diversa e inferiore natura razziale ed inoltre responsabili della sconfitta nella prima Guerra mondiale. Con una prima serie di leggi (aprile 1933) gli Ebrei furono esclusi dagl'impieghi civili e dalle libere professioni (insegnanti, avvocati, medici, editori); fu introdotto il "numero chiuso" nelle scuole, che poi doveva essere ridotto a zero. Eccezioni furono fatte inizialmente per gli ex-combattenti e gli orfani di guerra. Moltissimi Ebrei cominciarono da allora ad abbandonare la Germania.
Le "leggi di Norimberga" (15 settembre 1935) privarono gli Ebrei della cittadinanza e dei diritti conseguenti. Furono vietati i matrimonî misti. In precedenza si era stabilita l'esclusione dal servizio militare. Una legge del 14 novembre 1935 specificava intendersi per Ebrei: a) i discendenti da almeno tre avi ebrei puri; b) i discendenti da due avi ebrei puri, se appartenenti alla comunità ebraica, o sposati con ebrei, o discendenti da rapporti extraconiugali con ebrei. Tra il marzo ed il novembre 1938 fu revocato il riconoscimento legale alle comunità israelitiche e venne ordinato il censimento delle proprietà come preparazione alla confisca. Ulteriori misure di separazione disposero contrassegni per i documenti personali degli Ebrei e stabilirono nomi caratteristici obbligatorî.
L'uccisione a Parigi del diplomatico tedesco E. von Rath da parte dell'ebreo polacco H. Grynsban, il 7 novembre 1938, suscitò violenze in tutto il Reich. Il 12 novembre 1938 una forte tassa fu imposta alla comunità ebraica e emanato un decreto per la completa eliminazione degli Ebrei dalla vita economica tedesca. Le loro proprietà furono messe a disposizione delle autorità per utilizzarle (3 dicembre 1938). Fu ordinata la consegna degli oggetti preziosi (21 febbraio 1939). Intanto, oltre all'imposizione di un segno di riconoscimento, era stata limitata agli Ebrei nel tempo e nei luoghi la facoltà di mostrarsi in pubblico. Il 4 marzo 1939 fu infine imposto il lavoro obbligatorio, a condizioni durissime.
L'annessione della Saar nel 1935 e dell'Austria nel 1938 estese a queste regioni la legislazione razziale tedesca. Con l'invasione tedesca della Cecoslovacchia, nel marzo 1939, e l'istituzione del protettorato di Boemia e Moravia, si ebbe in quelle regioni una serie di persecuzioni, culminate nella legge del 21 giugno 1939. Modellandosi sugli editti di Norimberga nella definizione di Ebrei, essa limitava la proprietà ed ordinava il censimento dei beni. Le leggi furono aggravate dopo l'inizio della guerra.
Fuori della Germania, l'antisemitismo si diffuse e si intensificò nel periodo 1933-39 sotto l'influenza tedesca.
In Polonia, dopo la morte di Piłsudski, poteva notarsi, in alcuni ambienti studenteschi e in genere borghesi-nazionalisti; una certa animositމ contro gli Ebrei, per quanto lo stato non sia mai intervenuto con provvedimenti concreti e si sia limitato a favorire l'emigrazione ebraica. Analoghe le condizioni negli stati baltici.
Pur non introducendo limitazioni legali, i regimi autoritarî aumentarono le discriminazioni di razza nel settore economico, civile ed universitario. Il tradizionale antisemitismo romeno fu incrementato dalla propaganda tedesca. Accanto alle frequenti persecuzioni, si ebbero misure legali antisemite nel gennaio 1938, con il governo Goga. Una revisione del diritto di cittadinanza, escluse da questa circa un terzo degli Ebrei romeni. Le leggi caddero con Goga.
Nel nuovo stato slovacco, dopo numerosi atti di violenza, fu emanata tra la fine del 1938 e l'inizio del 1939 una serie di decreti con cui gli Ebrei venivano eliminati dal diritto di voto, dai pubblici impieghi e dall'esercito. L'introduzione del "numero chiuso" in qualche settore, come del resto tutta questa legislazione, fu solo una preparazione all'eliminazione completa iniziatasi con la guerra.
In Ungheria la prima legge antiebraica fu approvata nel maggio 1938. Essa limitava al 20% la partecipazione degli Ebrei alle attività economiche e professionali. La definizione di ebreo si basava sulla religione e sulla razza. In una legge del 4 maggio 1939 la percentuale fu ridotta al 6% per le professioni, al 12% per le imprese commerciali ed industriali. Tutti i pubblici impieghi furono proibiti agli Ebrei ed i naturalizzati dopo il 1914 persero la cittadinanza.
In Italia la legislazione razziale fu promulgata il 17 novembre 1938 e integrata successivamente. Vennero considerati Ebrei: a) i figli di genitori entrambi ebrei; b) i figli di un genitore ebreo, se appartenenti alla religione israelitica, o con l'altro genitore straniero, o con padre ignoto. Furono proibiti i matrimonî misti, espulsi gli Ebrei stranieri ed esclusi quelli italiani dall'esercito, dal partito fascista, dai pubblici impieghi e dalle scuole, con certi temperamenti; limitate: proprietà, attività industriali e commerciali, professioni. Temperamenti "discriminativi" non furono quasi applicati.
Durante la seconda Guerra mondiale. - L'espansione tedesca all'inizio della guerra portò un inasprimento della persecuzione. Alla fine del 1942, una relazione del comitato d'informazioni interalleato in Londra raccoglieva le seguenti prime informazioni.
Polonia: l'occupazione fu seguita da violenze, lavoro coatto, imposizione di contrassegno obbligatorio, ecc. Si organizzarono i ghetti. Nell'estate 1942 ebbe inizio la deportazione progressiva verso i luoghi di sterminio. Più tardi, il ghetto di Varsavia doveva sollevarsi contro i Tedeschi, il 18 aprile 1943, e finire dopo lunga resistenza con la distruzione.
Norvegia: il governo Quisling annullò, il 5 febbraio 1942, la parità di diritti per i Norvegesi di razza ebraica.
Olanda e Belgio: le prime misure razziali vennero in Olanda nel settembre 1940 e furono inasprite nel novembre. Gli Ebrei furono destituiti dagli uffici statali e dalle società di pubblico interesse. Dopo nuove disposizioni del febbraio 1941, nella primavera cominciarono le deportazioni in massa. Analoghi gli avvenimenti del Belgio.
Lussemburgo: le leggi razziali tedesche furono introdotte il 5 settembre 1940. La maggior parte della popolazione ebraica riuscì a riparare in esilio.
Francia: il governo di Vichy elaborò una legislazione razziale, interdicendo o limitando le libere professioni e prescrivendo il segno di riconoscimento personale. Grandi retate e deportazioni s'iniziarono nel luglio 1942.
Iugoslavia: gli ustascia in Croazia e la polizia tedesca nella Serbia trucidarono quasi completamente quelle comunità ebraiche.
Grecia: nell'agosto 1942 avvenne una deportazione da Salonicco in un campo di lavoro nella Macedonia. Altre più vaste si ebbero dopo in Germania ed in Polonia.
Russia: numerose stragi furono effettuate dai Tedeschi nelle regioni occupate, soprattutto in Ucraina (estate-autunno 1942).
Quanto agli stati alleati della Germania, Romania ed Ungheria intensificarono la persecuzione. In Romania la nuova legislazione razziale fu introdotta il 9 agosto 1940. Vennero applicate le consuete esclusioni e limitazioni relative ai pubblici servizî, alle professioni, al commercio ed alla proprietà. Gli Ebrei non potevano prestare servizio militare, mentre dovevano pagare una tassa ed adempiere lavori di interesse pubblico (decreto 4 dicembre 1940).
L'Italia non aggravò molto la posizione degli Ebrei durante la guerra. Si ebbero sporadiche disposizioni vessatorie, meno gravi che in altri paesi. Dopo la caduta del fascismo (25 luglio 1943) ed il successivo armistizio dell'8 settembre, i Tedeschi occuparono l'Italia settentrionale e centrale. Subito cominciò la ricerca degli Ebrei. A Roma una taglia di 50 kg. d'oro fu imposta il 26 settembre alla comunità israelitica: lo stesso pontefice concesse generosamente il suo contributo. Il 16 ottobre numerosi Ebrei furono catturati e deportati; parecchi riuscirono a fuggire. Poco tempo dopo il governo repubblicano fascista emanò l'ordine di arresto e di raccolta nei campi di concentramento. Con l'aiuto della popolazione e della Chiesa, la maggior parte riuscì a nascondersi e a salvarsi.
Secondo la relazione ufficiale del comitato d'inchiesta anglo-americano sull'ebraismo europeo e la Palestina (Losanna, 20 aprile 1946), le perdite degli Ebrei nei paesi occupati dalla Germania o dai suoi alleati durante la fase acuta della persecuzione possono calcolarsi in base al seguente confronto tra la popolazione ebraica del 1939 e quella del 1946:
In riferimento a questo calcolo, si osservi che la popolazione ebraica dell'Austria era nel 1937 di circa 192.000 persone; quella della Germania, secondo il censimento del 1933, di 499.682. Le cifre qui indicate sono molto inferiori, essendo nel 1939 già in corso la persecuzione.
Secondo la stessa relazione, il numero degli Ebrei negli stati alleati o neutrali di Europa era nel 1939 di 3.930.500; nel 1946 di 3.071.500, tra cui 238.500 rifugiati e dispersi. In totale vi erano in Europa nel 1939 9.946.200 Ebrei; nel 1946 essi si erano ridotti a 4.224.600.
L'abolizione delle leggi razziali. - L'avanzata delle truppe alleate fu accompagnata dall'abolizione delle leggi e delle disposizioni razziali. Ciò avvenne nell'Africa settentrionale e quindi in Sicilia, dove subito dopo lo sbarco (10 luglio 1943) il governo militare alleato proclamò la cessazione di ogni discriminazione e la restituzione delle proprietà confiscate. Più tardi fu emanato dal governo italiano il decreto che reintegrava nei pieni diritti coloro che ne erano stati privati per ragioni politiche e razziali.
In Francia, in Belgio e in Olanda l'occupazione alleata portò l'immediata abrogazione di tutti i decreti antiebraici.
I trattati di pace con gli stati già alleati della Germania ad oriente - Bulgaria, Romania, Ungheria - contennero esplicite clausole per cui quei governi dovevano immediatamente revocare tutte le leggi razziali e rilasciare le persone detenute per motivi ad esse inerenti. Altra situazione trovarono gli Alleati in Iugoslavia, Grecia, Slovacchia e Polonia. Ivi era stata distrutta la grande maggioranza degli Ebrei e si dovette pensare soprattutto ad aiutare i superstiti.
L'eliminazione delle leggi razziali non segnò per gli Ebrei la fine completa delle sofferenze. Numerose difficoltà pratiche e giuridiche ritardano il ristabilimento delle condizioni primitive. Malgrado le numerose organizzazioni di soccorso, specie americane, la situazione per molti rimane tragica. L'antisemitismo del resto non è del tutto scomparso in molti paesi, specie in Polonia. Queste ragioni, insieme con l'esperienza della persecuzione, hanno accelerato il movimento che ha portato alla proclamazione (16 maggio 1948) dello stato nazionale ebraico in Palestina (v. in questa App.).
Bibl.: È opportuno, per il momento, ricostruire la recente storia ebraica in base alle fonti ufficiali, come quelle sopra citate. Le ultime pubblicazioni sono indicate nella bibliografia periodica Palestine and Zionism del Zionist Archives and Library di New York. La legislazione antiebraica, in B. Dov Weinryb, Jewish Emancipation under Attack, New York 1942. Larga documentazione iconografica per la Polonia in Extermination des Juifs en Pologne, Łódź 1945.