Presso i Greci, il potere di comandare conferito allo Stato più importante nell’ambito di alleanze o leghe di Stati. Si esplicava soprattutto nel comando militare delle forze alleate. Lo Stato egemone non doveva intervenire negli affari degli alleati né violarne l’autonomia: altrimenti l’e. si sarebbe trasformata in impero (ἀρχή), come avvenne, per es., nell’ambito della lega delio-attica, in cui Atene da egemone divenne città-tiranno.
Dall’Ottocento il concetto di e. è stato utilizzato dalla storiografia come criterio per interpretare la tendenza degli Stati a estendere la propria potenza, e dunque in relazione ai problemi di equilibrio fra i paesi nella storia d’Europa.
Nella cultura italiana del Risorgimento (V. Gioberti), il termine perde il connotato economico-politico-militare per assumere quello etico-politico. Ugualmente è inteso da A. Gramsci per capire determinati passaggi della storia europea in relazione alla politica delle classi e dei gruppi sociali; nei Quaderni dal carcere l’e. è la capacità di una classe, un gruppo sociale o intellettuale, una formazione politica, di attrarre, influenzare e dirigere politicamente altre classi.