Nella mitologia e nel folclore germanici, essere semidivino, di piccole proporzioni, che in larghe collettività popola la natura; l’Edda norrena li distingue in liosalfar, e. della luce, e dokkalfar, e. delle tenebre, secondo che la loro dimora sia celeste o sotterranea. Le loro sedi sono accessibili agli uomini solo se essi lo permettono e in ogni caso un viaggio nelle loro dimore comporta gravi alterazioni dell’equilibrio psichico; si riuniscono per suonare e danzare, generalmente su colline. Era diffusa in tutto il mondo germanico l’usanza di un’offerta quotidiana agli e., consistente in un pezzetto di burro, in un po’ di latte ecc. Generalmente benevoli, pacifici e soccorritori, possono giocare scherzi agli esseri umani, peraltro mai dannosi. Le collettività di e. sono organizzate sotto la guida di un re: in danese ellerkonge o elverkonge («re degli elfi»), in tedesco, erroneamente, Erlkönig o, in forma di nome proprio, Elberich o Alberich, da cui l’antico fr. Auberon e l’ingl. Oberon.