Quarto figlio (n. Selby, Yorkshire, 1068 - m. presso Gisors 1135) di Guglielmo il Conquistatore, salì al trono nel 1100. Attuò un'abile politica di equilibrio interno, riuscendo a comporre con il clero il dissenso sulle investiture ecclesiastiche e a contrastare il potere della feudalità baronale, favorendo lo sviluppo delle città e il costituirsi delle gilde di commercianti. Curò anche l'organizzazione amministrativa e finanziaria dello Stato.
Ricevette un'accurata educazione (da qui il soprannome di Beauclerk). Divenuto re nel 1100, alla morte del fratello Guglielmo II, si assicurò la solidarietà della nazione inglese promulgando la Charter of Liberties chiesta come garanzia di privilegio dai baroni, richiamando dall'esilio sant'Anselmo d'Aosta, arcivescovo di Canterbury, e sposando Matilde di Scozia, ultima rappresentante della casa di Wessex. La popolarità di E. e la sua politica abile e conciliatrice condannarono alla disfatta il tentativo d'invasione (1101) di suo fratello maggiore Roberto, duca di Normandia, che rivendicava a sé i diritti di successione al trono. Nel 1106, con la vittoria di E. a Tinchebrai, la Normandia verrà riunita alla corona inglese e Roberto, sconfitto, morirà in carcere. Tornato in Inghilterra, E. accomodò col compromesso di Bec (1107) il dissenso sulle investiture ecclesiastiche: egli rinunciava all'investitura canonica dei vescovi in cambio della sottomissione di questi all'omaggio feudale. Dedicò i rimanenti anni del lungo regno all'organizzazione politica e finanziaria del governo: riorganizzò la Curia Regis e gli uffici della casa reale, che formavano il meccanismo del governo centrale; perfezionò la corte di giustizia (Justiciarship) anglo-normanna, chiamando Ruggero di Salisbury a occuparne la presidenza; organizzò il tesoro e creò un corpo permanente di pubblici magistrati. Seguendo una politica antibaronale, tesa a indebolire l'autonomia e la forza della feudalità, incoraggiò lo sviluppo delle città con le concessioni di borough charters, insediando le gilde di commercianti e conferendo alle città talune forme di autogoverno. Questa abile e vigorosa politica interna consentì a E. una azione decisa, volta insieme a debellare le resistenze baronali in Normandia e a prevenire la minaccia capetingia. Vincitore di Luigi VI di Francia (1120), nel 1123-24 ebbe ragione dei baroni normanni insorti. Né l'azione diplomatica fu meno efficace dei successi militari: il sostegno dato a Innocenzo II contro l'antipapa Anacleto aveva tolto ai baroni normanni l'appoggio del papa; nel 1128, dando in sposa la figlia Matilde a Goffredo d'Angiò, staccava da Luigi di Francia quel potente alleato.