(EPO) Ormone regolatore della produzione di globuli rossi (eritropoiesi). Stimola la sintesi di emoglobina negli eritroblasti (elemento immaturo della serie rossa del sangue) e induce la differenziazione delle cellule staminali eritroidi (emocitoblasti) in eritroblasti e quindi in eritrociti. L'e. viene sintetizzata principalmente dal rene e in minima parte dal fegato.
Tra le varie classi di sostanze dopanti l'e. è quella che negli ultimi anni ha destato maggior clamore nel mondo delle competizioni sportive. Secondo quanto riportato da alcuni autori, somministrazioni di EPO (al dosaggio di 660 U/kg) per via endovenosa due volte alla settimana producono un aumento del volume degli eritrociti del 41%, dell'ematocrito di oltre il 10% e dei limiti di resistenza di oltre il 17%; un incremento di emoglobina apporta un aumento sensibile di O2 ai tessuti, tanto più importante durante esercizi aerobici che utilizzano O2 per la produzione di energia. Esistono effetti nocivi derivanti dall'EPO, riconducibili all'incremento della produzione di eritrociti, responsabile dell'iperviscosità del sangue oltre che dell'ipertensione arteriosa; essi vengono esacerbati dalla disidratazione conseguente allo sforzo fisico, specie se protratto e a elevate temperature. A causa dell'iperviscosità ematica, che può dare diversi sintomi come cefalea, vertigini, alterazioni della visione, angina, claudicatio, gli atleti possono andare anche incontro a eventi di ipossia tromboembolica. Questi fenomeni sono stati ritenuti possibili responsabili delle morti di alcuni ciclisti europei (alcuni deceduti durante il sonno). Da tempo il CONI, la FCI, il CIO e tutte le federazioni associate stanno cercando di scoraggiare l'uso dell'EPO e degli altri metodi di intervento sul sangue, introducendo controlli ematici e urinari programmati e a sorpresa. Tali controlli, se effettuati in maniera efficiente e rapida, possono dare la sensazione di non lasciare spazio alla possibilità di utilizzare EPO senza rischiare di essere sospesi.