(gr. ῾Εστία) Dea degli antichi Greci, personificazione del focolare domestico (ἑστία). Ignota ai poemi omerici, compare per la prima volta nella Teogonia di Esiodo e negli Inni Omerici, dove è detta figlia di Crono e di Rea, sorella di Zeus. Da Zeus ottiene l’eterna verginità (con allusione alla purezza del fuoco) e l’onore di aver parte in tutti i sacrifici agli dei, che devono aver principio e fine con una libagione a E.; ha sede sull’Olimpo, dove resta immobile sul suo trono.
E. aveva culto domestico in ogni casa dove sorgeva il focolare, e pubblico nella città, che custodiva il fuoco (κοινὴ ῾Εστία) nel pritaneo. Nelle case del culto avevano cura il padre o la madre di famiglia; nei pritanei gli arconti o i pritani (a Sparta però esisteva una sacerdotessa di E.). Veneratissima fu la E. di Delfi, che si riteneva indicasse l’ombelico della terra abitata (ecumene). La divinità romana corrispondente era Vesta.
Nei pritanei di varie città esisteva la sua immagine. Era rappresentata con il capo velato. Una statua che la effigiava, opera di Scopa, era stata trasportata a Roma. A Calamide si attribuisce la cosiddetta E. Giustiniani (collezione Torlonia). Numerose sono le rappresentazioni di E. anche nella pittura vascolare.