religione Divinità dei Romani e dei Latini, cui era strettamente associato il culto del focolare domestico e pubblico. Il nome della dea appare connesso con quello della greca Estia (῾Εστία, Ƒεστία), ma il culto di V. doveva essere antico e verosimilmente indigeno. Il suo culto privato non ebbe mai grande importanza e presto fu superato da quello dei Penati, dei Lari e del Genio. Grandissimo fu invece lo sviluppo e l’importanza che ebbe il culto pubblico: esso aveva luogo presso il focolare dello Stato, nella rotonda aedes Vestae del Foro, dove la dea era venerata come Vesta publica populi Romani. Qui al suo culto attendevano le vergini sacerdotesse vestali. Le cerimonie rituali avevano carattere arcaico; le feste (Vestalia) duravano dal 7 al 15 giugno, culminando nel giorno 9. Come patrona del focolare dello Stato V. era invocata in caso di pubbliche calamità e si attribuiva grande efficacia alle preghiere delle vestali. Augusto, quando divenne pontefice massimo (12 a.C.), fondò sul Palatino presso la sua abitazione un nuovo tempio di Vesta. Il culto pubblico della dea rimase inalterato fino alla fine del paganesimo.
Il collegio delle vestali (Vestales o Virgines Vestales) era antichissimo. Nel periodo repubblicano, insieme ai flamini e al rex sacrificulus, le vestali facevano parte del collegio dei pontefici. Loro caratteristica era lo stato di verginità, che dovevano conservare per tutta la durata del sacerdozio. Il loro numero originario è incerto: in età storica erano sei (una settima vestale compare solo nel 4° sec. d.C.). Erano scelte dal pontefice massimo ed esercitavano il loro sacerdozio per 30 anni; il loro rapporto col pontefice massimo era di dipendenza, subendone la patria potestas, di carattere domestico, nella quale non interferivano di regola né il popolo né i magistrati. Le vestali godevano tuttavia di onori e privilegi ignoti alle comuni donne romane. Il loro compito più importante era quello di non far spegnere il fuoco sacro della città: nel caso una vestale avesse commesso questa mancanza o avesse perso la verginità poteva essere fatta seppellire viva dal pontefice. Il collegio delle vestali sopravvisse insieme al culto di V. fino alla fine del paganesimo.
Nell’arte romana V. appare in rilievi e statue, seduta in trono e velata; il tipo è documentato dall’inizio dell’età imperiale. In pitture di larari pompeiani, V., in piedi o seduta, fa libagioni, accompagnata dall’asino, quale protettrice dei fornai e panettieri. Le monete ripetono il tipo statuario. Dall’Atrium Vestae nel Foro Romano provengono varie statue di vestali, rappresentate costantemente con tunica cinta e il capo adorno di vittae, dell’infula, con i capelli intrecciati nei seni crines, e coperto dal corto velo, detto suffibulum, che arrivava poco sotto le spalle, agganciato sul davanti. astronomia Uno dei pianetini, scoperto nel 1807 da H.W.M. Olbers. Con un diametro di 510 km si colloca, per dimensioni, al terzo posto fra questi corpi (dopo Cerere e Pallade). Si trova a una distanza media dal Sole di 2,36 UA; ha un periodo di rotazione di 5,3 ore.