(sp. Extremadura; port. Estremadura) Regione della Penisola Iberica, comprendente in origine la zona di frontiera tra Spagna e Portogallo lungo il fiume Duero (extrema Duri). Il nome fu attribuito inizialmente al territorio castigliano sul corso medio del fiume, ma si spostò poi a poco a poco a S con il progredire della riconquista castigliana fino all’Andalusia. Oggi si chiamano E. due regioni, una in Spagna e una in Portogallo.
La E. portoghese (18.000 km2), posta nella parte centrale del paese, è divisa in due dal fiume Tago; a N del fiume, parallelamente al suo corso, è una serie di rilievi miocenici; a S si distende invece una pianura sabbiosa, formata da alluvioni del Pliocene e solcata da vari affluenti di sinistra del Tago e dal Sado. La costa, che ospita centri balneari, presenta due grandi insenature (l’estuario del Tago, ove sorge Lisbona, e la Baia di Setúbal, nella quale sbocca il Sado) e diverse sporgenze. Il clima risente dell’influenza atlantica. Il suolo è intensamente coltivato: produzioni prevalenti sono l’olio, il vino, i cereali, la frutta, gli ortaggi. L’industria si concentra soprattutto a Lisbona e Setúbal.
La E. spagnola (41.635 km2 con 1.097.744 ab. nel 2008), comunità autonoma dal 1983, comprende le due province di Cáceres e di Badajoz; capoluogo Mérida. La densità è di 26,3 ab./ km2, valore tra i più bassi del paese. A N e a S limitano la regione i rilievi del Sistema Centrale e della Sierra Morena, fra i quali si interpone una terza serie di rilievi. Il territorio è attraversato dai fiumi Tago e Guadiana. Il paesaggio è ovunque di meseta. Il clima è continentale. La carenza di infrastrutture di comunicazione è alla base dell’arretratezza socioeconomica. Molto praticati sono l’agricoltura (tabacco, olio, vino, cereali, frutta) e l’allevamento (ovino e suino). La popolazione vive in grossi borghi rurali. I principali centri urbani sono, oltre al capoluogo, Badajoz (il più popoloso), Cáceres e Plasencia.