Sigla di farmaci antinfiammatori non steroidei, medicamenti dotati di attività farmacologica simile a quella dell’aspirina (detti anche aspirinosimili), che si esplica nei tre effetti fondamentali: antiflogistico, antalgico e antipiretico. Si tratta di un ampio gruppo di composti, per la maggior parte a carattere acido, il cui meccanismo di azione è individuabile nell’inibizione selettiva (non estesa cioè agli altri sistemi enzimatici) della ciclossigenasi, l’enzima che converte l’acido arachidonico negli endoperossidi ciclici. Questi ultimi sono gli immediati precursori delle prostaglandine, alle quali sono imputabili i fenomeni responsabili dell’anatomia patologica e della sintomatologia delle manifestazioni infiammatorie: vasodilatazione, edema, eritema, dolore, febbre.
I FANS sono impiegati come sintomatici nel programma terapeutico di varie malattie infiammatorie, quali l’artrite reumatoide e le altre connettiviti, poiché determinano una netta riduzione della sintomatologia dolorosa e conseguentemente una migliore motilità. Il loro effetto si esplica anche su processi dipendenti da altri metaboliti dell’acido arachidonico; l’aspirina, per es., è in grado di bloccare la sintesi del trombossano piastrinico e per tale sua proprietà è anche impiegata come antiaggregante piastrinico nel trattamento di alcune malattie cardiovascolari (infarto del miocardio, attacchi ischemici transitori cerebrali). La somministrazione dei FANS, soprattutto se prolungata, trova limitazioni nei loro effetti collaterali: a prescindere dalla possibilità di manifestazioni allergiche, i pazienti che li assumono sono esposti a rischio di lesioni gastriche (ulcera, emorragia), poiché le prostaglandine svolgono naturalmente un’azione protettiva sulla mucosa gastrica; per questo è opportuno associare al trattamento antiflogistico con FANS una terapia con farmaci citoprotettori, in grado cioè di proteggere le cellule della mucosa gastrica.