filosofìa pràtica Settore delle scienze filosofiche le cui origini poggiano sulla distinzione operata da Socrate e dalla sofistica ed esplicitata in Platone, il quale distingue in generale la scienza in πρακτική (riferentesi alla πρᾶξις, l'azione), e γνωστική (riferentesi alla γνῶσις, la conoscenza), e più compiutamente in Aristotele, che alle scienze teoretica (ϑεωρητική) e pratica aggiunge anche quella poetica (ποιητική, cioè riferentesi alla ποίησις, l'azione produttiva). Il termine pratica, che i postaristotelici avevano sostituito con quello di etica, torna in uso nella terminologia medievale della scolastica. Nel sistema kantiano, imperniato sul binomio della ragion teoretica e della ragion pratica, si chiarisce la distinzione della pratica dall'etica o morale, la prima concernendo in generale il mondo dell'azione e la seconda determinando, in seno a questo mondo, la sfera dell'attività moralmente valida. Tale distinzione, ripresa nel pensiero postkantiano, è stata vanificata dall'idealismo attualistico di G. Gentile, che concepisce la teoria stessa come prassi e nega la possibilità di un'autonoma filosofia della pratica. Dalla seconda metà del 20° sec. la distinzione è stata riabilitata e riproposta dalle principali scuole filosofiche tedesche, su istanza di una rinnovata riflessione critica sui temi dell'agire e della razionalità politica.