In botanica, in passato, qualsiasi medicamento di origine vegetale. Oggi indica sia gli antiparassitari (pesticidi) usati per la protezione delle colture vegetali sia, in senso più generale, le sostanze usate nella prevenzione e nella cura delle malattie delle piante.
Il metabolismo dei f. nelle piante superiori è per molti aspetti noto e si conosce il meccanismo di azione di molti prodotti diserbanti, cioè il modo con cui interferiscono inizialmente con processi biologici indispensabili. In alcuni casi si è chiarito come questa iniziale interferenza (meccanismo primario) venga amplificata e porti a danni macroscopici irreversibili, ma in generale è difficile, se non impossibile, definire con sicurezza il meccanismo primario d’azione (che può essere molteplice) e i meccanismi di amplificazione (che possono essere correlati).
Per alcuni f. si conoscono le trasformazioni subite a opera del metabolismo vegetale, che possono dividersi in due classi: attivazione e detossificazione, a seconda che portino a prodotti più o meno attivi di quello di partenza. I processi possibili sono vari e imprevedibili, tanto che non si possono fare generalizzazioni circa l’eventuale attivazione di un f.; la detossificazione dei f. nelle piante superiori sembra invece seguire schemi costanti. In generale sembra che si abbiano sia la coniugazione con sostanze idrofile di tipo per lo più glicidico a formare composti solubili da stivare presumibilmente nel vacuolo, sia la formazione di derivati tanto insolubili da risultare inattivi, sia la graduale demolizione, eventualmente respiratoria, fino a composti semplici spesso inorganici, sia una successione o una mescolanza dei vari processi. Negli animali, al contrario, la detossificazione passa per lo più attraverso la formazione di derivati polari e solubili, spesso ionizzati come gli esteri solforici, destinati all’escrezione.
Importante è ampliare continuamente le conoscenze nel campo, al fine di: a) prevedere eventuali interferenze o al contrario sinergismi tra prodotti diversi, una volta noto il rispettivo meccanismo d’azione; b) di descrivere l’effetto di vari fattori ambientali o metabolici sulla persistenza dei f.; c) di identificare metaboliti, a volte potenzialmente più pericolosi del principio attivo da cui derivano, e loro residui negli alimenti.