L’effetto di un processo di coagulazione (v. fig.). Correntemente si attribuisce il medesimo significato a entrambi i termini. Ma la coagulazione va più propriamente intesa come la destabilizzazione esercitata da una sostanza chimica ( agente coagulante) su un sistema colloidale, mentre la f. è la fase immediatamente successiva alla coagulazione, cioè la riunione dei colloidi destabilizzati in aggregati di maggiori dimensioni ( flocculi) per effetto del moto browniano o di uno stato di controllata agitazione promossa in seno alla massa fluida al fine di favorire le collisioni fra i colloidi. I flocculi sedimentano, in genere, con una velocità abbastanza elevata nella successiva fase di riposo.
La f. trova largo impiego nella chiarificazione delle acque e nella depurazione delle acque di rifiuto. Come agenti coagulanti e flocculanti si usano allume, solfato di ferro, polielettroliti ecc. In sedimentologia, la f. assume importanza in diversi ambienti sedimentari, come quelli lacustri, deltizi, di piattaforma, in quanto permette la sedimentazione delle particelle colloidali dei minerali argillosi.
In conseguenza di varie malattie il siero del sangue dell’uomo e degli animali acquista la proprietà di subire una f. specifica quando sia messo a contatto con particolari sostanze, diverse da caso a caso e in genere in rapporto con l’agente della malattia, quando questa è infettiva. Questo fenomeno viene sfruttato in patologia umana e veterinaria per la diagnosi di malattie mediante reazioni di f. eseguite sul siero del sangue dei pazienti (reazione citochol di Sachs e Witebsky; di Meinicke; di Kahn e quella di conglomerazione di Müller per la diagnosi della sifilide; ferro-f. e melano-f. di Henry per la malaria; prova di f. del siero con sublimato secondo Takata per certe malattie del fegato).