Generale e uomo politico ateniese di parte oligarchica (n. 397 a. C. circa - m. 318 a. C.); vinse a Tamine sull'Eubea ribellatasi ad Atene (349) senza tuttavia ottenere successi conclusivi. Nel 343 era stratego e prese la difesa di Eschine contro Demostene. Benché convinto che Atene non dovesse osteggiare la Macedonia, fu, per la sua perizia militare, l'organizzatore e la guida di molte imprese anteriori alla battaglia di Cheronea. Ristabilì il dominio sull'Eubea e difese Bisanzio contro Filippo (340); non fu però tra gli strateghi comandanti a Cheronea (338). Consigliò poi l'accordo con Filippo, che avvenne per la mediazione sua, di Eschine e Demade. Collaborò in seguito con Demostene e Licurgo per restaurare le finanze e l'esercito di Atene, pur rimanendo favorevole alla necessità della tutela macedonica e dell'esclusione del partito democratico dal governo, finché dopo la guerra di Lamia (322) accettò il presidio macedonico in Munichia e la costituzione timocratica. Quando il reggente di Macedonia, Poliperconte, modificando la propria politica restaurò le democrazie e ordinò l'allontanamento del presidio macedone da Munichia, F. favorì un tentativo di resistenza del comandante macedonico, Nicanore di Stagira, poi si rifugiò presso Alessandro figlio di Poliperconte. Ma il governo democratico di Atene ne ottenne la consegna e lo condannò a morte.