Patriarca di Costantinopoli ed erudito (n. circa 827 - m. dopo l'886), figura assai discussa. Di famiglia nobile (suo fratello Sergio sposò Irene, sorella dell'imperatrice Teodora), fece rapida carriera a corte, divenendo primo segretario della cancelleria imperiale. Quando il patriarca Ignazio fu deposto da Michele III e Barda, F. fu chiamato, benché laico, a succedergli; ma non è chiaro se la sostituzione fosse, o no, legittima, cioè se Ignazio avesse realmente abdicato (come sostengono varî storici recenti in base a nuove ricerche) o no, o solo sotto condizioni, non osservate poi da Fozio. Comunque, egli si fece ordinare e consacrare da Gregorio Asbesta, metropolita di Siracusa, destituito da Ignazio e sospeso da Benedetto III. F. nondimeno volle ottenere il riconoscimento del papa Niccolò I e gli mandò (860) la sua professione di fede. Il papa inviò allora a Costantinopoli come legati, in missione semplicemente informativa, Radoaldo di Porto e Zaccaria di Anagni, i quali invece aderirono al concilio che nell'861 depose Ignazio. Intanto a Roma, inviati e amici di Ignazio ottennero che il papa nel sinodo dell'863 condannasse F., anche come violatore dei diritti della Santa Sede. La tensione dei rapporti (F. era tuttora sostenuto dalla corte bizantina) si aggravò per la questione della conversione dei Bulgari; avendo Boris I preferito i missionarî latini e scacciato i bizantini, F., irritato, scomunicò il papa, trovando anche un pretesto teologico per accusarlo di eresia: l'inserzione della clausola Filioque nel Credo. Contro il papa stesso, inoltre, si rivolse anche all'imperatore Lodovico I. Così si ebbe lo scisma, tradizionalmente designato come "primo". Scomparsi però Michele e Barda, Basilio il Macedone, fautore d'una politica d'intesa con Roma contro i musulmani, ripose sulla sede patriarcale Ignazio; F. fu chiuso in convento (867) e condannato nell'8º concilio ecumenico (869-70), presenti Donato di Ostia, Stefano di Nepi e il diacono Marino, legati del papa Adriano III. Tuttavia F., rientrato in grazia dell'imperatore che gli affidò l'educazione dei figli, ridivenne patriarca (878) dopo la morte di Ignazio, e chiese il consenso del nuovo papa Giovanni VIII; sembra (la questione è assai discussa e oscura, anche per lo stato dei documenti) che il papa si dichiarasse disposto a riconoscerlo a varie condizioni, tra cui la rinuncia all'evangelizzazione della Bulgaria e la richiesta di perdono in un concilio; e che, malgrado F. non adempisse a tali condizioni, si contentasse di rimproverarlo. Non si sa tuttavia quanto tale accordo, se vi fu, durasse: la teoria tradizionale, di J. von Hergenröther (1867-69), che F. fosse stato nuovamente condannato, è stata da studî recenti (P. Lapôtre, E. Amann, F. Dvorník) almeno assai scossa. Pertanto non vi sarebbe stato un "secondo scisma", e F., relegato più tardi nuovamente (886) in un monastero dove morì, non si sa quando, appare come un dissidente, costretto a lottare contro il papato più per forza di eventi che per volontà propria; pare altresì che poi si riconciliasse o per lo meno facesse di tutto per riconciliarsi, benché resti in dubbio se egli nutrisse sentimenti cattolici; è certa la sua opposizione al Filioque. Ma F. ha un grande posto anche nella storia della cultura: nella sua casa si riunivano dotti, si leggevano i classici e si trascrivevano codici. Frutto di tale attività, oltre ad opere teologiche (Amphilochia, dialoghi con Anfilochio, metropolita di Cizico; De Spiritus Sancti Mystagogia, ecc.), al Lexicon e a un epistolario, è l'opera sua più celebre, Myriobiblion (più comunemente Bibliotheca), rassegna, dedicata al fratello Tarasio, di 279 opere in prevalenza storiche e teologiche, molte delle quali perdute, di cui riporta anche sommarî ed estratti (fra essi il riassunto dei primi due libri della Crestomazia di Proclo). È invece falsamente attribuita a F. una rielaborazione del Nomocanone dell'883. Secondo fondate ipotesi, il tipo di illustrazione del salterio bizantino, detto monastico, con figure marginali che commentano i varî passi del testo, sarebbe dovuto a Fozio. Se ne conservano alcuni esemplari, dal 9º (salterio Chludov, Mosca, Museo storico, forse il prototipo) al 12º secolo.