Nave, generalmente militare e mediterranea, tipica del periodo velico medievale, conservata poi sporadicamente quasi fino al 19° sec., erede della classica liburna; veloce e leggera, di grande perfezione tecnica, è rimasta insuperata nelle costruzioni navali in legno (v. fig.). Le g., dal punto di vista tattico, costituivano le unità di linea, manovravano con grandissima abilità in combattimento con i soli remi, per attaccare il nemico in linea di fronte con le artiglierie corsiere, e passare poi all’arrembaggio. Prendevano nome o dalla grandezza (grosse, bastarde, mezzegalere), o da caratteristiche costruttive (sensili, a scaloccio, sottili, pianelle), o dalle loro funzioni (reali, generalizie, capitane). Oltre alle g. militari, si ebbero g. mercantili, più piene e meno veloci, sempre armate a difesa contro i corsari.
Il servizio forzato come rematore sulle g. (pena della g.), già noto nel 15° sec., nel 16° sec. fu introdotto da Carlo V nei Paesi Bassi, allo scopo di non lasciare liberi, dopo la pena corporale, i condannati per gravi delitti. Il galeotto era incatenato al banco e sorvegliato da un aguzzino, che sui rematori aveva diritto di vita e di morte. Portava la catena al piede, era rapato e vestiva abiti speciali. Servivano sulle g. anche rematori volontari (bonevoglie), che durante i combattimenti lasciavano il remo per le armi.