Poeta tedesco (Obersalzbrunn, Slesia, 1862 - Agnetendorf, Prussia, 1946). Ritenuto uno dei maestri del naturalismo tedesco e della moderna drammaturgia europea, vincitore nel 1912 del premio Nobel per la letteratura, fu autore prolifico, caratterizzato da una cupa nota pessimistica.
La sua opera più rivoluzionaria, Die Weber (1892), è il dramma, a sfondo storico, della disperata rivolta dei lavoratori affamati.
Tentò lo studio dell'agraria, poi quello delle belle arti, prima a Breslavia (1880-82), in seguito a Roma (1884) e a Dresda (1885), iscrivendosi nel frattempo, quale studente di discipline umanistiche, all'università di Jena. Solo successivamente a tali falliti tentativi si rivolse alla letteratura. Abitando a Berlino, conobbe A. Holz e altri scrittori d'avanguardia che lo iniziarono al naturalismo, cui legò la prima e migliore parte della sua produzione prodigiosamente vasta. Tornò in Slesia nel 1891, per vivere alcuni anni a Schreiberhau, poi ad Agnetendorf, sino ai suoi ultimi giorni residenza prediletta e pressoché stabile. Ottenne i più alti riconoscimenti e onori da istituzioni culturali e università tedesche e straniere; nel 1912 fu premio Nobel per la letteratura. Volle essere sepolto nel chiostro dell'isola di Hiddensee, nel Mar Baltico.
H. esordì con poesie di carattere sociale e con la novella Bahnwärter Thiel (1888), ma subito dopo passò al genere teatrale, che si rivelò il più congeniale, riuscendo ad affermarsi fra i maestri della moderna drammaturgia europea. Vor Sonnenaufgang (1889) è il dramma naturalistico dell'abbrutimento degli uomini e dell'inerzia dell'impotenza delle astratte idealità di riscatto. Das Friedensfest (1890) e Einsame Menschen (1891) sono drammi familiari che fotografano la decadenza della società borghese; il già citato Die Weber, la più rivoluzionaria di tutte le opere di H., è il dramma a sfondo storico della rivolta dei lavoratori affamati, alla ricerca del pane prima ancora che di un'umana dignità. Questo nucleo di drammi, caratterizzati da una cupa nota pessimistica, costituì quanto di meglio il naturalismo tedesco seppe produrre. È ancora d'impianto naturalistico la commedia Kollege Crampton (1892); la successiva, Der Biberpelz (1893), è una caratterizzazione satirica della società prussiana; dello stesso anno il dramma Hanneles Himmelfahrt (1893), una fantasticheria in cui dominano psicologismo e simbolismo. Di nuovo naturalista fu la tragedia Fuhrmann Henschel (1898), contrapposta a Die versunkene Glocke (1896), trasportata in un clima fiabesco, carico anche di allucinanti simbolismi. Il mito e la leggenda, recuperati in spirito neoromantico in quegli anni, costituirono forti poli di attrazione anche per H. che sceneggiò la novella di Hartmann von Aue Der arme Heinrich (1902) e scrisse la favola tragica Und Pippa tanzt (1906). Un ritorno alla narrativa segnò il romanzo Der Narr in Christo Emanuel Quint (1910), storia di un esaltato religioso che diviene martire in un'epoca senza Dio. Più compiuto Der Ketzer von Soana (1918), esaltazione dell'eros pagano. Nell'anelito di rigenerazione durante e dopo la prima guerra mondiale nacquero i drammi lirici mutuati dalla saggezza orientale Der weisse Heiland (1920) e Indipohdi (1921). Seguì un periodo di recuperi (chiaro nel caso del dramma Vor Sonnenuntergang, 1932, tragedia dell'invecchiare) e di ripensamenti (da cui una serie di scritti più o meno dichiaratamente autobiografici: Das Buch der Leidenschaft, 1929; Im Wirbel der Berufung, 1936; Das Abenteuer meiner Jugend, 1937). Gli ultimi anni, assai amareggiati dalla tragedia della Germania, furono caratterizzati dalla tetralogia degli Atridi (Iphigenie in Delphi, 1941; Iphigenie in Aulis, 1942; Agamennons Tod ed Elektra, postumi, 1947), cui si affianca il frammentario e postumo Winckelmann (1954). Il tardivo recupero del classico costituiva la replica di un H., sconvolto dalle vicende del presente, alla disperante desolazione dell'ora. Era un'ultima testimonianza di uno spirito votato sempre alla più profonda partecipazione, altra virtù che non riscatta tanta parte della sua smisurata produzione dalla carenza di spirito autocritico e dall'eccessivo adeguamento ai dettami poetici che venivano di volta in volta proposti.