Scienziato, filosofo e letterato (n. probab. Napoli 1535 - m. ivi 1615), dotato di ingegno bizzarro, acquistò fama europea con i Magiae naturalis libri IV.
Nei Magiae naturalis libri IV (1558; ampliata, 1589) si esplica una visione del cosmo come complesso nodo di forze vitali che si espandono in fenomeni meravigliosi e di cui la magia cerca di sciogliere il mistero; nel De humana physiognomonia (1586) e poi nella Caelestis physiognomonia (1603), cerca di cogliere i rapporti tra la realtà profonda della natura e le sue esterne manifestazioni: così nell'uomo, sottolineando il mutuo legame tra anima e corpo, e così pure nei cieli il cui influsso dipende dalla loro composizione elementare. Della vastissima produzione di Della P. vanno ricordati ancora il De refractione (1593), gli Pneumaticorum libri III cum II libris curvilineorum elementorum (1602), l'Ars reminiscendi (1602), De' spiritali (1606), il De distillatione (1609); opere tutte in cui a tentativi fantastici (coerenti alla visione dinamica e "poietica" della natura) si alternano osservazioni di fenomeni varî e complessi, come il magnetismo, la rifrazione (Della P. si attribuì anche l'invenzione del telescopio), l'elasticità del vapore, la quadratura del cerchio, nello studio dei quali si ritrovano anticipazioni e intuizioni di soluzioni più tardi conseguite dalla scienza matematica e sperimentale. Nei momenti di riposo si dedicò al teatro, e scrisse 3 tragedie (resta solo il Giorgio, 1611), la tragicommedia Penelope (1611) e 29 commedie (ne restano 14, pubbl. dal 1589 al 1612: La sorella; La fantesca; La Trappolaria; La furiosa; ecc.) imitazioni della commedia latina, ma rinnovata profondamente dalla sua fantasia, dallo studio dei caratteri, dal dialogo spigliato e vivace; la lingua è toscaneggiante.