Nome con cui è noto il pittore e architetto Giulio Pippi (Roma 1492 o 1499 - Mantova 1546), il più fedele allievo di Raffaello. Collaborò ai cartoni per gli arazzi della Cappella Sistina (1515) ed eseguì affreschi nella stanza detta dell'Incendio di Borgo, nelle Logge Vaticane (1517-19, in collaborazione con Girolamo da Udine), nella loggia di Psiche e a villa Madama, di cui seguì anche le vicende architettoniche. Dopo la morte di Raffaello portò a termine, con G. Penni, la decorazione delle Stanze Vaticane e dipinse numerose tele: Madonna col bambino (Roma, Galleria naz. d'arte antica), Martirio di s. Stefano (Genova, S. Stefano), Madonna della gatta (Napoli, museo di Capodimonte), ecc. Fedele al classicismo raffaellesco, trascurò tuttavia la morbidezza del colorito per uno stile più duro ed incisivo, con forti risalti chiaroscurali e lumeggiature metalliche. A Roma gli vengono attribuiti numerosi progetti (villa Lante sul Gianicolo; il bagno di Clemente VII a Castel Sant'Angelo; i palazzi Cicciaporci, Adimari-Salviati e Cenci-Maccarani) che dimostrano una personalità originale. Chiamato a Mantova nel 1524 e nominato da Federico II Gonzaga prefetto generale delle fabbriche, diede, tra l'altro, progetti per il palazzo Marmirolo, l'interno del Duomo, il Mercato del pesce e il palazzo del Te, dove il suo manierismo latente si manifestò ampiamente anche nei rafforzati effetti plastici e monumentali e nei ritmi spezzati e trasgressivi. A Mantova eseguì ancora una Natività (Louvre), la Madonna della Catinella (Dresda, Gemäldegalerie), oltre alla vasta decorazione del palazzo del Te, in cui la ricca decorazione a fresco e a stucco è imperniata sui due temi delle passioni amorose e delle virtù di Federico II.