Ordine di piante Monocotiledoni comprendente 4 famiglie, tra cui Ciperacee e Giuncacee (v. fig.). Il monofiletismo delle G. è confermato dall’analisi cladistica condotta negli anni 1990, a livello sia morfologico sia molecolare. Tra i caratteri morfologici sinapomorfi (➔ cladismo) dell’ordine vi sono i solidi fusti, le foglie disposte in 3 serie, la perdita dei cristalli di ossalato di calcio e le tetradi di polline. Da un punto di vista filogenetico le G. sembrano strettamente correlate a Poali e Tifali.
La famiglia Giuncacee comprende piante erbacee, spesso con rizomi, che presentano steli solidi e foglie disposte su 3 file. I fiori hanno 6 tepali distinti e sono solitamente ermafroditi, con poche eccezioni di fiori unisessuali in piante dioiche. A un esame superficiale molti membri di questa famiglia possono sembrare Poacee, ma i tepali dei fiori, le 3 foglie e il frutto a capsula ne permettono facilmente la distinzione. Il monofiletismo di questa famiglia non è chiaro e sia i dati morfologici sia quelli riguardanti il DNA sono piuttosto ambigui. Non tutti gli autori sono d’accordo sull’appartenenza alle Giuncacee del genere Prionium, che viene da molti classificato in una famiglia autonoma.
Con il termine giunco si indicano varie erbe palustri con cauli e foglie rigidi, cilindrici o prismatici, appartenenti ai generi Juncus (fig. A) delle Giuncacee, Butomus (B) delle Butomacee, Scirpus e Schoenus delle Ciperacee ecc. Costituiscono spesso cenosi pure, molto estese, lungo le rive dei laghi e dei corsi d’acqua, dette giuncheti, legate ad ambienti palustri solo temporaneamente inondati. Si chiama giunco anche il fusto di tali piante, e soprattutto di Scirpus lacustris (C), robusto ed elastico, usato per lavori vari d’intreccio o per legamenti rustici, come il vimini.