Gomma naturale ottenuta dal latice di varie piante della famiglia Sapotacee della Penisola di Malacca, di Sumatra, Borneo ecc. Si può estrarre sminuzzando le foglie di queste piante in mulini, disperdendo la massa in acqua a circa 70 °C e separando poi il coagulo di g. con acqua fredda; si può però estrarre anche dai tronchi incidendoli in maniera analoga a quelli di Hevea. Oltre all’estrazione meccanica si può impiegare quella chimica basata sull’uso di opportuni solventi organici (toluene, solfuro di carbonio, etere di petrolio) fatti operare sulle foglie delle piante. La g. si presenta come una massa plastica, flessibile (ma non elastica), che per debole riscaldamento rammollisce e diviene facilmente modellabile. Chimicamente è costituita dallo stesso idrocarburo (isoprene) presente nella gomma di Hevea, con la differenza però che in questo caso anziché aversi l’isomero cis si ha quello trans. È accompagnata da resine (albana, fluavile), in percentuale pari al 10-15%; però si hanno varietà opportunamente depurate che ne contengono anche meno. La g. è insolubile in gran parte degli idrocarburi alchilici, ma solubile in quelli aromatici e clorurati; resiste all’attacco degli alcali e di alcuni acidi, si ossida facilmente all’aria, alla luce, non si vulcanizza.
La g. ha trovato impiego nel rivestimento di cavi sottomarini (per il potere isolante e la resistenza all’acqua), nella fabbricazione di contenitori di acidi e alcali (per la resistenza agli agenti chimici), nel rilievo di impronte (per la plasticità); è stata usata inoltre come eccipiente di medicamenti e nella preparazione di cementi dentari; attualmente, per motivi di costo e di approvvigionamento, al suo posto s’impiegano alcuni tipi di materie plastiche.