Drammaturgo tedesco (Eppendorf, Sassonia, 1929 - Berlino 1995). Tutta la produzione di M. sembra attraversata da una sorta di ossessione della storia tedesca, passata in rassegna nei suoi nodi cruciali con un atteggiamento diviso tra pessimismo e provocazione, scetticismo e paradosso. Si è affermato come autore scomodo ma autorevole per coerenza di tematica (individuo e storia, aspirazione in chiave marxistica all'umanesimo socialista e distacco del dato storico reale da ogni utopistica semplificazione), per ardimento critico (causa prima dei pesanti ostracismi nella Repubblica Democratica, cui pur sempre è rimasto vincolato), per abilità stilistica (in gran parte con aggancio, non già nostalgico bensì provocatorio, alla versificazione più tradizionalmente accreditata).
Figlio di un perseguitato dal nazismo e poi dal comunismo, nel 1947 si iscrisse al partito di Unità Socialista di Germania e nel 1954 iniziò a lavorare per l’Associazione tedesca degli scrittori, da cui venne espulso nel 1961 quando la sua opera Die Umsiedlerin oder Das Leben auf dem Lande venne censurata alla prima rappresentazione. Negli ultimi anni, dopo la dissoluzione della Repubblica Democratica Tedesca, si dedicò soprattutto all'attività di regista: esordì nel 1980 con la direzione del proprio testo Der Auftrag, ispirato a un racconto di A. Seghers e imperniato sul tradimento dell'idea di rivoluzione. Nel 1983 divenne membro dell’Accademia delle arti della Germania dell’est e nel 1993 venne nominato direttore del Berliner Ensemble.
Sulle orme di B. Brecht si è affermato con opere tese all'edificazione del socialismo della Repubblica Democratica Tedesca (Der Lohndrücker, 1957; Die Korrektur, 1959, i due lavori in collaborazione con la moglie Inge, morta poi suicida; Der Traktor, 196; Der Bau, 1964), nelle quali affronta direttamente i problemi della realizzazione concreta della nuova società, in cui egli crede, mettendone in rilievo nel contempo contraddizioni persistenti ed emergenti ostacoli, generatisi a danno dell'individuo anche per sua stessa responsabilità, essendo oltremodo diversi i tempi delle modificazioni sociopolitiche e quelli, assai più lenti, dell'adeguamento delle singole mentalità. Successivamente ritrascrisse, con esiti felici, tragedie greche e shakespeariane (Philoktet, 1965; Ödipus Tyrann, 1967; Prometheus, 1969; Macbeth, 1972). Tornò alla contemporaneità con Germania Tod in Berlin (1971), Die Schlacht e Traktor (1975), Leben Gundlings. Friedrich von Preussen. Lessings Schlaf Traum Schrei (1976), aggressivamente parodistici delle idealità borghesi. Nella produzione successiva (Hamletmaschine, 1977; Quartett, 1980; Verkommenes Ufer, 1982; Wolokolamsker Chaussee IV und V, 1989) sembra approdare a un nuovo linguaggio drammaturgico in cui alla riduzione dell'intreccio si unisce un dolente pessimismo, testimoniato anche dagli scritti saggistici (Zur Lage der Nation, 1990, trad. it. 1990; Krieg ohne Schlacht. Leben in zwei Diktaturen, 1992). Negli ultimi anni si dedicò principalmente alla regia teatrale: in Mauser (1991) e Duell-Traktor Fatzer (1993) affiancò a un proprio testo un frammento di B. Brecht. Postumo nel 1996 è stato rappresentato Germania 3: Gespenster am toten Mann, cui lo scrittore, dopo un lungo silenzio creativo, stava lavorando al momento della scomparsa. Si tratta di un lavoro complesso e frammentario sulla storia tedesca, nel quale entrano in scena personaggi come Stalin, Hitler e lo stesso Brecht, chiamato a riflettere sul destino del suo Berliner Ensemble. In Italia, una scelta dei suoi testi è apparsa nel volume Teatro (1991).