Maresciallo di Francia e uomo politico (Cauchy-à-la-Tour, Pas-de-Calais, 1856 - Port-Joinville, isola di Yeu, 1951). Già comandante in capo dell'esercito nella Prima guerra mondiale, nel giugno 1940, come presidente del Consiglio, firmò l'armistizio con la Germania. Fissò la sede del governo a Vichy, nella zona non occupata dai tedeschi, diventando capo dello Stato e instaurando un regime collaborazionista. La condanna a morte comminatagli nell'agosto 1945 fu commutata nella detenzione perpetua.
Ufficiale di fanteria, insegnò alla scuola superiore di guerra. Colonnello all'inizio della prima guerra mondiale, si distinse in Belgio e nella regione di Guise; promosso generale di divisione e quindi di corpo d'armata, nel settembre 1915, prese parte alla battaglia della Champagne. Nel febbr. 1916 P. fu incaricato di arrestare l'offensiva tedesca su Verdun; la tenace difesa della piazzaforte gli valse un'immensa popolarità e la nomina (maggio 1916) a comandante delle armate del centro. Dopo la disastrosa offensiva ordinata da R. G. Nivelle, P. sostituì quest'ultimo come comandante in capo delle truppe francesi (maggio 1917), riuscendo a contenere il fenomeno degli ammutinamenti nei reggimenti di prima linea e a ristabilire il morale e la disciplina tra i soldati, in parte ricorrendo alla repressione, e in parte cercando di migliorarne le condizioni di vita al fronte. Al termine del primo conflitto mondiale, P. fu nominato maresciallo di Francia (19 nov. 1918); inviato in Marocco per reprimere la ribellione di ῾Abd el-Krīm (1925-26), fu chiamato al ministero della Guerra nel febbr. 1934 da G. Doumergue. Nel marzo 1939 E. Daladier lo volle ambasciatore a Madrid per riallacciare le relazioni diplomatiche con la Spagna di F. Franco, da dove, scoppiata la Seconda guerra mondiale, P. tornò per assumere l'incarico di vicepresidente del gabinetto presieduto da P. Reynaud (18 maggio 1940). Profilandosi la disfatta francese di fronte all'attacco tedesco, P. e il comandante supremo, M. Weygand, costrinsero alle dimissioni Reynaud, favorevole a proseguire la lotta nelle colonie. Incaricato della formazione di un nuovo esecutivo (16 giugno 1940), P. concluse rapidamente un armistizio con i Tedeschi, fissando la sede del governo a Vichy, dove il 10 luglio ricevette dall'Assemblea nazionale la nomina a capo dello stato e i pieni poteri, di cui si servì per instaurare, in quella parte del territorio francese non occupata dai nazisti, un regime autoritario, paternalistico e corporativo, il cui motto fu «lavoro, famiglia e patria». P. osteggiò inizialmente la politica di assoluta collaborazione con i Tedeschi propugnata dal suo primo ministro, P. Laval, fatto arrestare nel dic. 1940 e sostituito con l'ammiraglio F. Darlan. Rivelatasi illusoria ogni ipotesi di neutralità e indipendenza, P. dovette acconsentire a una maggiore collaborazione con i nazisti, culminata con il richiamo al governo di Laval (apr. 1942) e proseguita anche dopo lo sbarco alleato nelle colonie dell'Africa del Nord e la completa occupazione del suolo francese da parte tedesca (nov. 1942). Trasferito il governo a Belfort, quindi a Sigmaringen, in Germania (sett. 1944), quando seppe che stava per iniziare a Parigi il processo a suo carico per tradimento, il 24 apr. 1945 P. si costituì volontariamente prigioniero alla frontiera svizzera. Dopo un lungo processo, in cui larga facoltà difensiva gli fu concessa, ma nel quale P. assunse la posizione di non riconoscere l'autorità dell'Alta Corte di giustizia, fu condannato a morte il 5 agosto. Commutata la pena nella detenzione perpetua, fu internato nell'isola di Yeu.