L’insieme delle truppe combattenti a piedi.
La f. costituì il nerbo degli antichi eserciti greci, ellenistici e romani, nei quali la cavalleria ebbe sempre funzioni ausiliarie. Le f. greche nacquero e si svilupparono quando, finito il predominio degli aristocratici la cui arma caratteristica era il carro da guerra, si imposero le milizie pesanti cittadine degli opliti, cui si affiancarono più tardi quelle leggere dei peltasti. La tattica di combattimento era generalmente quella dell’urto frontale. Questi ordinamenti furono profondamente rinnovati dai Macedoni, con l’adozione della falange e con l’introduzione del cosiddetto ordine obliquo, consistente nel concentrare in un sol punto del proprio schieramento la massima potenza d’urto con cui sfondare il fronte nemico. Le istituzioni militari dei Macedoni prevalsero anche nell’età ellenistica in cui però negli eserciti delle grandi monarchie venne accentuandosi la preminenza delle truppe mercenarie. Anche la tattica si raffinò e non mancarono esempi di manovre complicate come l’accerchiamento, portato poi alla massima perfezione dal cartaginese Annibale.
Le f. romane, suddivise in centurie, inizialmente reclutate tra i cittadini, dal 1° sec. a.C. si rinnovarono profondamente, nell’ambito stesso della trasformazione delle milizie romane in esercito di mestiere.
Nell’età feudale l’importanza della f. decadde rispetto a quella della cavalleria, che fu elemento decisivo nella battaglia.
Con la fine della società feudale e più nel 17° sec., per il progresso delle armi da fuoco, la f. acquistò nuova importanza. Le compagnie di ventura del 14° e 15° sec. furono miste di cavalieri e fanti. Come corpo permanente, la f. francese fu la prima a essere organizzata nel 1448 con l’istituzione di compagnie di arcieri, che furono soppressi nel 1480 da Luigi XI e sostituiti da f. straniere. Luigi XII cercò di ricostituire una f. nazionale, che prese sviluppo sotto Francesco I con la costituzione delle 7 legioni provinciali di 6000 uomini ciascuna, create dopo la pace di Cambrai (1529).
Con il costituirsi delle grandi monarchie nazionali, la f. acquistò una prevalenza definitiva. Nel 16° sec. l’arma principale dei fanti è ancora la picca: ma alla fine del secolo la f. spagnola è per metà composta di archibugieri e moschettieri che coprono il fronte e i fianchi delle sue massicce formazioni. All’inizio del 17° sec. la f. svedese di Gustavo Adolfo è raggruppata in reggimenti suddivisi in compagnie e si ordina in battaglia su due schiere nelle quali drappelli di picchieri si alternano con drappelli di moschettieri e tra di essi sono inserite in notevole numero artiglierie leggere. Nel 18° sec. le picche sono scomparse, l’armamento del fante è ora divenuto unico e uniforme, ed è costituito dal fucile con baionetta innestata alla canna; la tattica predilige le formazioni lineari, su 6 o 7 righe, che consentono la continuità del fuoco, con la sostituzione, dopo ogni salva, della prima riga con la successiva pronta allo sparo. Federico II ebbe nella salda f. prussiana, addestrata alle rapide e perfette evoluzioni, il nerbo del suo esercito. Il fucile, col perfezionarsi del modo di caricamento, aveva raggiunto una celerità di tiro assai notevole per armi ad avancarica: il fuoco si eseguiva tanto da fermo quanto in marcia, a salve di plotone, le cui tre righe sparavano simultaneamente, la prima in ginocchio, le due rimanenti in piedi; l’urto finale risolutivo era però ancora affidato a masse di cavalleria, tenute in riserva e lanciate al momento opportuno.
La Rivoluzione francese apre l’epoca degli eserciti moderni, nei quali la f. si dimostra veramente regina delle battaglie. Nel periodo napoleonico la divisione di f. suddivisa in due brigate di due reggimenti (mezzebrigate) ciascuna, ha una propria artiglieria divisionale, aliquote del genio e dei servizi, e prende l’aspetto di un’unità complessa, armonica, capace di assolvere con i propri mezzi l’intero ciclo dell’azione tattica: marcia verso la battaglia in unica colonna, ma in vicinanza del nemico si scinde in colonne minori, che procedono dietro un fitto velo di ‘cacciatori’ (tiratori in ordine sparso).
In Italia la f., come corpo organizzato, compare per la prima volta in Piemonte per opera di Emanuele Filiberto, tra il 1562 e il 1570, con circa 36.000 uomini divisi in «colonnelli» (reggimenti) di 6 compagnie. Nel 1613 Carlo Emanuele I la riorganizzò in 5 reggimenti. Nel 1690 furono costituiti i battaglioni di 8-10 compagnie, una di granatieri e le altre di fucilieri. Con la ricostituzione dell’esercito sardo dopo il 1814, i reggimenti di f. aumentarono successivamente a 18 nel 1839, a 22 nel 1848 e a 72 nel 1862. Nel 1866 il nuovo esercito italiano contava 20 divisioni di f., 40 brigate, 80 reggimenti di 4 battaglioni, più 40 battaglioni di bersaglieri, f. scelta leggera, istituita nell’esercito sardo fin dal 1836. Nel 1888 nascono gli Alpini, nuova specialità di f. da montagna con particolari caratteristiche di reclutamento, ordinamento, addestramento.
Nella Prima guerra mondiale la f. italiana raggiunse la forza di 61 divisioni, 119 brigate, 242 reggimenti. Dopo la guerra, venne abolita l’unità brigata e i reggimenti furono inquadrati in divisioni; nel corso degli anni 1930 le divisioni furono composte di due reggimenti di f. conservando, come in precedenza, un reggimento di artiglieria. Con tale ordinamento la f. italiana affrontò il secondo conflitto mondiale.
Negli anni 1970 la f. italiana è stata profondamente ristrutturata per adeguarne l’ordinamento all’evoluzione tattica e tecnica. Sono stati pertanto soppressi i reggimenti, raggruppando i battaglioni in brigate di varia specializzazione, comprendenti anche uno o due gruppi di artiglieria. Una specialità storica della f. italiana, i bersaglieri, esiste tuttora, anche se inquadrata nelle normali brigate di f., oppure costituente reparti a disposizione delle unità superiori, per la ricognizione del terreno e le operazioni di avanguardia. Le tradizioni delle vecchie brigate di f. della Prima guerra mondiale e dei reggimenti soppressi, si tramandano nella numerazione dei battaglioni, nelle loro mostrine e negli stemmi araldici. Ulteriori brigate sono state soppresse nel corso degli anni 1990.
Speciale corpo militare che, presso alcune marine da guerra, fornisce il personale per i servizi militari di bordo, nonché quello per le azioni a terra negli sbarchi. Nella marina militare italiana la f. di marina, ereditata dalla marina sarda e napoletana, restò fino al 1878 come corpo a sé. Da allora tutti i servizi affidati alla f. di marina sono assolti dai marinai organizzati in ‘compagnie di sbarco’.