industria
La trasformazione di materie prime in merci
Gli elementi determinanti nello sviluppo del processo industriale sono almeno due. Il primo consiste nelle invenzioni e nella tecnologia che le applica: dalla ricerca di materie prime capaci di generare energia, ai vari materiali impiegati nelle fabbriche, nuovi come la plastica o antichi come il ferro. Il secondo è dato dall'organizzazione della produzione, che mette assieme capitale e lavoro, macchinari e uomini, ma, soprattutto, conoscenza know-how ("sai come"). Nel passaggio da un'economia contadina a quella industriale, i nuovi modi di produrre creano anche una società diversa, la società industriale. Con il risultato di apportare mutamenti sotto ogni profilo: organizzativo, economico, sociale, politico e culturale
L'industria, cioè l'uso di macchine (capitale) e di braccia (lavoro) per produrre i beni richiesti dal mercato, si è sviluppata a partire da quel tardo Settecento che vide la prima rivoluzione industriale. Da allora, quando attorno alle macchine a vapore (alimentate dal carbon coke) e ai telai meccanici nacquero le prime fabbriche, possiamo contare almeno altre quattro rivoluzioni industriali. Nell'Ottocento, la seconda fu messa in moto dall'elettrificazione e dalle ferrovie; nel Novecento ci fu l'avvento dapprima del telefono e poi della motorizzazione di massa. Dopo la seconda guerra mondiale arrivò la grande innovazione delle materie plastiche e degli inizi dell'elettronica. Infine, ai giorni nostri, viviamo la rivoluzione dell'informatica e delle telecomunicazioni (la cosiddetta telematica). Questi ultimi cambiamenti dell'industria stanno modificando tutta l'economia: non solo i modi di produrre ma anche i modi di consumare. I computer, le fibre ottiche, la telefonia mobile, le grandi reti di comunicazione istantanea che solcano oceani e continenti sono le punte avanzate di una nuova rivoluzione industriale che, a differenza delle altre, è 'orizzontale', in quanto non comporta solo nuovi prodotti, ma anche processi di produzione, che toccano l'industria anche l'agricoltura e i servizi privati e pubblici. Dietro tutto questo vi è un fortissimo abbassamento del costo dell'informazione, reso possibile dai computer. E che cosa è un'azienda industriale se non informazione organizzata a scopi produttivi? Abbassando il costo dell'informazione diventa quindi possibile una radicale riorganizzazione di tutto il modo di produrre.
L'industria viene di solito considerata il settore secondario, non nel senso che è poco importante ma in quanto nell'elenco dei settori economici viene seconda dopo l'agricoltura: questa costituisce infatti il settore primario ‒ il perché si capisce: prima di tutto è necessario mangiare! ‒, mentre il settore dei servizi si chiama terziario. Ma questa suddivisione non deve far pensare che si tratti di compartimenti stagni: ogni settore ha bisogno di tutti gli altri. L'industria ha bisogno dei trasporti e della finanza, ma anche delle materie prime come il cotone o il legname; l'agricoltura ha bisogno delle macchine agricole. La storia dell'industria sta tutta in questo scambio e in questo rapporto di mutuo soccorso fra i settori dell'economia.
Nel 1830 inizia la costruzione di una rete di trasporti via terra che mano a mano si espande in Europa e negli Stati Uniti: lo sviluppo della ferrovia rende meno costoso il trasporto delle materie prime verso i luoghi di lavorazione. Parallelamente il vapore viene applicato al trasporto marittimo e fluviale. Le nuove possibilità aperte da un più rapido spostamento di uomini e di merci rendono possibile l'accentramento delle attività produttive, avvicinate ai consumatori e alle concentrazioni di manodopera, e la produzione in grandi quantità. Nell'ultima parte dell'Ottocento l'economia dei paesi industrializzati conosce una fase di espansione intensa e prolungata che termina con la Prima guerra mondiale: si tratta della seconda rivoluzione industriale, nella quale si affermano settori nuovi (petrolio, chimica, elettricità) e nascono altre potenze industriali, come Germania e Stati Uniti (ma lo sviluppo coinvolge anche l'URSS e l'Italia).
In questo periodo, l'indice della produzione industriale e quello del commercio mondiale raddoppiano. I prezzi crescono, ma crescono ancora di più il livello medio dei salari e il reddito pro capite. La nuova ricchezza determina l'allargamento del mercato: le industrie produttrici di beni di consumo e di servizi si trovano per la prima volta a soddisfare una domanda che assume dimensioni di massa. Le esigenze della produzione in serie spingono le imprese ad accelerare i processi di meccanizzazione e di razionalizzazione produttiva e a cercare nuovi canali di vendita. Nel 1913 le officine automobilistiche Ford (Ford, Henry) di Detroit introducono la prima catena di montaggio, un'innovazione rivoluzionaria che consente di ridurre notevolmente i tempi di lavoro, frammentando il processo produttivo in una serie di piccole operazioni, ciascuna affidata a un singolo operaio. Grandi novità anche nel tempo libero: nel 1895 i fratelli Lumière in Francia inventano il cinema, che diventerà un nuovo settore industriale. Nello stesso periodo la medicina diventa compiutamente scienza e la chimica permette il decollo dell'industria farmaceutica. Questi progressi, insieme allo sviluppo dell'industria alimentare, determinarono in Europa una riduzione della mortalità che portò a un sensibile aumento della popolazione.
È su questo sfondo che si sviluppa l'industria italiana, già decollata nel settore tessile fin dal Settecento. Basti pensare che l'Italia (Piemonte, Lombardia e Veneto) produceva metà della seta realizzata nel mondo, tanto che i mercanti di seta erano i capitalisti dell'epoca, in grado di finanziare industrie nascenti in altri settori.
Verso la fine dell'Ottocento ‒ con la fondazione delle Acciaierie di Terni ‒ decolla in Italia l'industria siderurgica, seguita, seppure a distanza, da quella metalmeccanica, e negli anni seguenti prende consistenza il settore chimico, specie per i concimi artificiali dell'agricoltura.
Accanto alla grande industria si affermano sempre più le piccole imprese, caratteristica tutta italiana che disegna compiutamente la fisionomia della nostra economia. La storia di questi imprenditori è quella di uomini che hanno investito mezzi e conoscenze per iniziare l'avventura della produzione in proprio; il contemporaneo sviluppo delle banche (che anticipano loro il denaro necessario) e le nuove risorse energetiche disponibili facilitano il loro slancio. Nel 1884 viene costituita la Società Edison, che per prima costruisce centrali elettriche e una rete per il trasporto dell'energia. L'elettrificazione favorisce doppiamente le piccole e medie imprese, perché ne permette il decollo e crea un mercato per le macchine utensili capaci di sfruttare la nuova energia.
Il fenomeno della crescita di imprese di piccole dimensioni dà vita a un'organizzazione produttiva radicata nel territorio e composta da tante mini aziende strettamente connesse lungo la stessa filiera produttiva. A seconda delle località, troveremo gli uni accanto agli altri produttori di occhiali, di calzature, di orologi, di rubinetteria, di cappelli, di bilance. Essi in parte sono concorrenti, in parte collaborano e vengono a formare la realtà dei distretti industriali nei quali una miriade di piccole e medie aziende producono un manufatto, le macchine utensili che lo fabbricano e una rete di servizi che lo vende o lo trasporta.
All'inizio del nuovo millennio nei paesi avanzati è in corso una nuova rivoluzione industriale. È così diversa dalle altre che alcuni definiscono questo periodo postindustriale: quello che conta sempre più è la conoscenza, non la materia. Si suole dire che il prodotto di un paese oggi pesa, in tonnellate, quanto cent'anni fa, ma vale enormemente di più perché nei prodotti è incorporato il contributo invisibile ed essenziale della conoscenza.
Quanto era accaduto nell'agricoltura si ripete nell'industria. Ma come non possiamo né potremo fare a meno dei prodotti agricoli, così l'apporto dell'industria ‒ la trasformazione di materie prime in manufatti ‒ rimarrà fondamentale per la produzione di oggetti e per la ricerca scientifica. In parallelo alle fasi precedenti, il motore del cambiamento non è solo nelle tecnologie, bensì in quell'effetto soglia che si realizza dentro di noi, trasformando il modo di pensare e di agire della gente.
Nel 1956 per la prima volta negli Stati Uniti il numero degli impiegati superò quello degli operai. La produzione di beni era aumentata, ma paradossalmente assorbiva sempre meno risorse umane e materiali che si riversavano nella produzione di servizi.
Queste trasformazioni della struttura produttiva conducono a profondi mutamenti sociali e culturali: declinano i modelli di vita improntati alla fabbrica e alla grande industria; emergono valori centrati sul tempo libero; si enfatizza il ruolo della conoscenza teorica e della cultura diffusa.
La produzione in grandi unità, raggiunta con tanta fatica, viene messa in discussione, la tecnologia permette anche produzioni su piccola scala, e allo stesso tempo molte manifatture migrano verso i paesi in via di sviluppo, dove i salari sono più bassi, e cambia così la divisione internazionale del lavoro. Contemporaneamente, le tecnologie telematiche favoriscono il telelavoro svolto in casa da operatori collegati in rete, novità che in futuro potrebbe cambiare la dimensione e l'organizzazione degli uffici e perfino il volto delle città. L'innovazione di Internet incide profondamente sulla vita individuale e sull'organizzazione delle imprese. Nel settore dei consumi, la rete non cambia solo il modo in cui si acquista, ma ciò che si acquista.
1708 Abraham I. Darby scopre il procedimento per ottenere carbon coke.
1720 Ralph Allen organizza il trasporto della posta in partenza da Londra.
1733 John Kay brevetta la spoletta volante per la tessitura automatica.
1759 Il duca di Bridgewater fa costruire un canale tra Manchester e la sua miniera di Worsley, dimezzando il prezzo del carbone.
1760 Vengono brevettate due filatrici automatiche.
1769 James Watt brevetta la macchina a vapore.
1785 Edmund Cartwright brevetta il telaio meccanico.
1793 Eli Whitney, negli Stati Uniti, inventa la macchina sgranatrice del cotone.
Tra il 15° e il 18° secolo si diffuse in varie nazioni europee l'uso delle banconote, documenti di carta che sostituivano le monete metalliche. Erano emesse da una banca che dichiarava la loro corrispondenza al medesimo valore in oro, argento o rame depositato nelle sue casseforti. La moneta fiduciaria - così chiamata perché basata sulla fiducia che la banca dichiarasse il vero - prendeva il posto di quella reale.
Contemporaneamente sorsero altri 'pezzi di carta': erano le azioni, titoli che rappresentano la proprietà di parti di impresa, ossia di una società. Queste due modalità rinnovarono il mondo della finanza, facendo circolare al meglio i capitali e permettendo in modo più fluido il passaggio di fondi da chi risparmia a chi li vuole impiegare per produrre: ne risultò un notevole impulso all'economia.
Nella seconda rivoluzione industriale il salto di qualità viene dall'elettricità, dal petrolio e dalla chimica. In campo chimico si ottennero la fabbricazioni di nuovi materiali come l'alluminio e la diffusione della soda, dei coloranti artificiali e dei concimi; l'acido solforico venne impiegato per la preparazione di concimi ed esplosivi.
Il petrolio, un combustibile che rendeva molto ed era facilmente trasportabile, consentì l'inizio dell'era dell'automobile; quest'ultima sostituì la ferrovia come bene strategico della civiltà industriale.
Nella prima fase, l'industrializzazione porta ricchezza agli imprenditori piccoli e grandi, ma per gli operai i salari sono da sopravvivenza. La povertà e le dure condizioni di lavoro alimentano nella classe operaia un forte spirito di solidarietà - con la nascita di società di mutuo soccorso e di cooperative - unito alla lotta per l'affermazione dei propri diritti e al definirsi dei sindacati come strutture organizzative. Nel 1889 il codice Zanardelli riconosce ai lavoratori il diritto allo sciopero e poco dopo la legge impone alle imprese l'assicurazione obbligatoria per gli infortuni sul lavoro. Nel 1906 si forma la Confederazione generale del lavoro, di ispirazione socialista; nel 1919 viene costituita la Confederazione italiana lavoro, di ispirazione cattolica.
In Italia fu Giuseppe Colombo, uomo di multiforme ingegno, a promuovere "l'occasione elettrica". Nel 1883 per sua iniziativa entrò in funzione, nel cuore di Milano, la centrale termoelettrica di S. Radegonda, prima in Europa. Il successo ottenuto dalle migliaia di lampadine accese a uso di privati fece comprendere il valore di un'energia pulita, rinnovabile e a buon costo. Immediatamente, da Torino a Roma, da Livorno a Palermo, si moltiplicarono gli impianti sperimentali e si cominciò a studiare la possibilità di utilizzare l'elettricità per l'illuminazione delle strade e la trazione dei mezzi pubblici.
Le macchine e le loro fonti di energia svolgono un ruolo tanto importante da essere divenute simboli dei diversi periodi della storia moderna. Il carbone e la macchina a vapore hanno segnato i decenni di fine Settecento. L'elettricità e il telegrafo rappresentano l'Ottocento. Il petrolio, l'automobile e il telefono il primo Novecento. Le materie plastiche e l'elettronica il secondo Novecento. Il nuovo millennio ha come simboli l'informatica, le telecomunicazioni e le biotecnologie.
Ha scritto l'economista Peter Drucker: "La rivoluzione informatica è paragonabile a quella industriale del primo Ottocento con Internet nel ruolo delle ferrovie: come accadde con lo sviluppo dei trasporti su rotaia un secolo e mezzo fa, la rete darà un'enorme spinta ai commerci. Le ferrovie ridussero le distanze tra i mercati, Internet le annullerà. Il mondo non ha ancora capito che il Duemila è l'anno primo dell'economia globale".
La centralità dell'industria sta diminuendo al punto che gli stabilimenti di ieri possono diventare pezzi di archeologia o addirittura musei. In Italia
lo stabilimento del Lingotto della FIAT ne è un esempio: con le sue misure grandiose era il simbolo delle aspirazioni dell'Italia alla modernità. Chiuso nel 1982, fu ristrutturato dall'architetto Renzo Piano che, ricavandone varie aree espositive, centri congressi e un grande albergo, lo ha reso un simbolo del terziario avanzato.