Termine arabo che può essere tradotto come "sforzo", da intendersi "sulla via di Dio", come impegno di automiglioramento del credente (j. al-ākbar, grande j. o j. superiore), di natura eminentemente intellettuale, rivolto ad esempio allo studio e alla comprensione dei testi sacri o del diritto: in tale accezione, il concetto appare semanticamente diverso dalla traduzione di "guerra santa" frequentemente proposta. Accanto a una dimensione interiore del j. (ṣabr), riferita anche alla pratica di una "perseverante pazienza" di fronte ai nemici e alle vicissitudini esistenziali, esso deve anche intendersi in funzione difensiva, come forma di autodifesa, da praticarsi senza eccessi contro i persecutori (j. as-asghar, piccolo j. o j. inferiore), per la preservazione e la diffusione dell'Islam. Una lettura più aggressiva del termine, derivata da alcune interpretazioni di sure contenute nel testo sacro oltre che da diversi ḥadīth (brevi narrazioni che riportano il pensiero e l’insegnamento di Maometto), ne enfatizza il significato di vera e propria lotta fisica, accezione che tra la fine del 20° secolo e i primi anni del 21° secolo è risultata prevalente al punto da generare la traduzione di "guerra santa", riferita agli attacchi terroristici di matrice islamica perpetrati contro l'Occidente.