Popolazione di lingua turca dell’Asia centrale, stanziata principalmente nella Repubblica del Kazakistan e nelle regioni occidentali del Xinjiang. Verso la seconda metà del 15° sec. alcune tribù e famiglie turco-mongole, per sfuggire all’oppressione del khān degli Uzbeki, si stanziarono nel Mogolistan. Raggiunti da altri fuggiaschi, costituirono ben presto un popolo, chiamato dai vicini K. (dal turco qazaq «vagabondo», da cui anche cosacco). Ricchi per le rapine compiute sulle carovaniere, i K. alla fine del 17° sec. si divisero in tre orde: la Grande Orda, la più antica, occupante i territori tra il Lago Balhaš e l’Issyk-Kul´, con propaggini nell’attuale territorio cinese a E; l’Orda Media, tra il Kazakistan e la taiga siberiana; la Piccola Orda, più recente, stanziata a N e a O del Mar d’Aral, fino al Mar Caspio e all’Ural. Un quarto gruppo (detto Bikey, dal nome del suo fondatore) si stanziò alla fine del 18° sec. tra l’Ural e il Volga. Indeboliti dalle lotte con i vicini, questi gruppi accettarono uno dopo l’altro (tra il 1731 e il 1781) la sovranità russa (per le vicende successive ➔ Kazakistan).
I K. sono per tradizione allevatori nomadi e celebri cavalieri, tardivamente convertiti all’Islam, pur conservando pratiche sciamaniche, culto degli antenati ecc. Abitazione tipica è la iurta a cupola. Alla base dell’organizzazione sociale vi è la famiglia estesa patrilocale; la discendenza è patrilineare; erano praticati il matrimonio per ratto con pagamento, la poliginia e il levirato. Questi costumi, così come il nomadismo, furono fortemente osteggiati dall’autorità sovietica negli anni 1930 e 1933, con tentativi di sedentarizzazione forzata; l’applicazione di una politica analoga da parte del governo cinese portò nel 1962 alla ribellione e all’esodo di un gran numero di K. dal Xinjiang in territorio sovietico.