Regione che, pur non avendo una precisa individualità geografica, ha importanza dal punto di vista storico e culturale. Comprende in senso stretto il bacino del Tarim e i territori della Zungaria; in senso più lato designa la regione compresa fra il Mar Caspio e il deserto di Gobi, includendo i bacini dell’Amudar’ja e del Syrdar’ja e la steppa mongola. Nella parte centrale, occupata dal Deserto di Taklimakan, la vita si concentra nelle oasi formate dai fiumi che discendono dal Tian Shan a nord e dal Kunlun Shan a sud. Le più importanti sono Hami, Turpan, Kuqa, Aksu al nord; Kashi all’estremo ovest; Shache, Hotan e Qiemo al sud. L’esistenza di queste oasi, intensamente coltivate ma con economia sostenuta soprattutto dal commercio carovaniero, ha determinato il tracciato di due strade, a nord e a sud del deserto: il nan-lu e il bei-lu dei Cinesi, che formano la grande strada della seta, attraverso la quale fino a due secoli fa passò quasi tutto il traffico via terra tra il Vicino e l’Estremo Oriente. Ogni oasi in origine costituiva una città-Stato, spesso indipendente, ma per lunghi periodi soggetta alle formazioni statali dei nomadi e poi definitivamente alla Cina.
Durante il Pleistocene in A. si verificarono fasi di maggiore umidità che favorirono il popolamento da parte di Ominidi. Sono datati al Pleistocene inferiore alcuni siti nel Turkestan occidentale, mentre il più antico sinora conosciuto è quello di Kuldara in Tagikistan (850.000 anni fa).
Il Paleolitico medio (125.000-40.000 anni fa) conta centinaia di siti noti, prevalentemente in altura e incentrati sulla caccia dei caprovini selvatici; le scoperte più importanti sono quelle nella grotta di Teshik Tash (Uzbekistan) che ha rivelato uno scheletro di neandertaliano circondato da 6 coppie di corna caprine considerate prova di un complesso rito funebre.
Attribuibile al Paleolitico superiore è il sito siberiano di Mal´ta che dà il nome a una cultura di cacciatori (24.000 anni fa), con accampamento di capanne semisotterranee costruite con ossa di mammiferi.
All’inizio dell’Olocene (10° millennio a.C.), grazie a un repentino innalzamento della temperatura si iniziò a praticare l’agricoltura, la domesticazione e l’allevamento di caprovini, bovini e maiali. La cultura di Jeitun (7000-6000 a.C.), documentata nel Turkmenistan meridionale e nella piana di Gurgun, rappresenta un’economia già pienamente neolitica (coltura di grano e orzo, domesticazione dei caprovini, caccia), caratterizzata da abitati di piccoli edifici divisi da muretti.
Durante il Calcolitico (5°-4° millennio a.C.) vennero introdotte forme di agricoltura irrigua, la trazione animale e nuove tecnologie, soprattutto ceramica e metallurgia. Inoltre, l’incremento demografico promosse modelli di organizzazione sociale, evidenziati dalla comparsa dei primi grandi progetti monumentali legati al culto o all’esibizione del potere politico. I villaggi si estesero nella fascia pedemontana del Koper Dagh (Turkmenistan), formando reticoli di piccoli insediamenti dominati da centri maggiori (Kara Depe, Namazga Depe). In Azerbaigian sono noti i siti relativi ai villaggi di Dalma, Pisdeli, Geoy Tepe e Yanik Tepe, che testimoniano una crescente complessità dell’economia e delle relazioni sociali (grandi residenze in mattoni, sviluppo della metallurgia, uso di sigilli). Durante il Calcolitico tardo (3500-2800 a.C.), il popolamento si concentrò nei centri maggiori (Altin Depe, Kara Depe, Ulug Depe) che contenevano residenze ampie, forse multifamiliari, in isolati divisi da strette vie, mentre in Azerbaigian si assiste a un momento di regressione a modi di vita pastorale.
Al fine di mantenere l’integrità di un complesso di culture che va considerato come fenomeno unitario, l’area qui presa in esame si identifica con la regione oggi divisa tra Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Kirghizistan, includendo anche l’Afghanistan settentrionale (il cuore dell’antica Battriana), il Kazakistan, la Siberia meridionale, il Caucaso settentrionale e le steppe a N del Mar Nero. All’età del Bronzo datano i primi impianti di irrigazione artificiale, i caratteri fondamentali dell’architettura e alcune tecniche costruttive. L’impianto caratteristico della città centroasiatica d’epoca greco-battriana, kushana e altomedievale appare sperimentato già dall’età del Ferro (Dalverzin). In età protostorica si definisce infine l’interazione tra culture sedentarie e nomadiche, una delle più importanti costanti storiche dell’A. centrale.
Nell’A. meridionale le testimonianze più consistenti dell’età del Bronzo provengono dai siti di Namazga, Ulug, Altin Depe, Khapuz Depe, Gonur 1 Nord, Elken, valle del Sumbar. Sono venute alla luce complesse unità abitative, ceramica dipinta, sigilli, vasi d’argento e ricca gioielleria.
Nell’area delle steppe eurasiatiche, la metallurgia del rame e del bronzo è presente e diffusa, vi sono testimonianze di diverse culture (Surtandy, Tersek Botai, Kelteminar, Afanas´evo, Okunev) e di un’arte rupestre e mobiliare. Verso la fine del 3° millennio a.C. compaiono nuove organizzazioni insediamentali: villaggi circolari e villaggi fortificati (area a S di Čeljabinsk). Il 2° millennio vede la diffusione dell’orizzonte culturale Andronovo (ceramiche decorate a motivi geometrici, oggetti metallici).
Dall’area della Battriana proviene il Tesoro di Oxus (rinvenuto forse a Takh-i Kubad, nell’od. Tagikistan), consistente in un gruppo di manufatti di oreficeria di grande valore artistico (sec. 5° e 4° a.C.). Riguardo al territorio dell’antica Corasmia (➔), rimane ancora enigmatico il fenomeno delle ‘città dalle mura abitate’ (Kyuzeli Gir, sec. 6°-5° a.C.; Kalali Gir I, sec. 4° a.C.), fortezze prive di costruzioni interne, attribuite a comunità di allevatori o considerate città incompiute. L’urbanizzazione della Sogdiana (➔) prende avvio agli inizi del 1° millennio a.C., quando nelle aree di Samarcanda e del Kaškadar’ja si afferma una nuova cultura; sorgono i primi insediamenti (Kok Tepa, Samarcanda).
Le culture materiali nomadiche nel territorio delle steppe eurasiatiche mostrano un panorama molto diversificato. Il bacino dello Enisej (e in particolare la conca di Minusinsk) fu uno dei poli culturali più fecondi. Nella Transbaikalia, il sito di Ivolga è senz’altro la testimonianza più significativa dell’epoca Xiongnu (sec. 3°-2° a.C.). Nella Tuva, negli Altai e in Kazakistan le culture archeologiche dei sec. 8°-3° a.C. sono correlate tra loro da affinità formali evidenti in diverse categorie di materiali, spesso decorati in stile animalistico (bordature di cavalli, armi, utensili vari; necropoli di Aržan, Bašadar, Issik, Chilikta, area funeraria di Berel); si segnala inoltre la fortezza di Chirik Rabat. Anche nella regione del Volga e dell’Ural le testimonianze provengono dalle necropoli (Filippovka, Prochorovka, Lebedevka, Pokrovka 10); i corredi hanno conservato spade, specchi in bronzo, armi, bardature, gioielli. Nelle steppe dell’Europa orientale e nel Caucaso settentrionale sono importanti gli insediamenti di Bel´skoe Gorodišče (prima età del Ferro) e di Kamenskoe Gorodišče (sec. 4°-3° a.C.); i tumuli di Čertomlyk (sec. 4° a.C.) e di Kul´-Oba (sec. 4° a.C.); il kurgan di Tolstaja Mogila (sec. 4° a.C.); le necropoli del Kuban´ (sec. 9°-7° a.C.). Da questi siti provengono numerosi reperti (ceramica; gioielli, bardature e vasi in oro, argento e bronzo; armi).
In nessun campo come nell’arte sono evidenti gl’influssi provenienti da ogni civiltà asiatica, che s’incontrano in A. fondendosi in un complesso armonico. Fin dal 3° sec. a.C. vi si esercitò l’influenza ellenistico-romana (affreschi di Miran), pervenuta non direttamente, ma attraverso il filtro dell’arte del Gandhāra (➔). L’irradiazione iranica parte dalla vicina Sogdiana e si fonde a Khotan con apporti indiani e gandharici in uno stile di notevole originalità. A nord, invece, Kucha sviluppa un’arte decisamente derivata da quella dei Sasanidi d’Iran, anche e specialmente dopo la caduta della dinastia e dell’antico regno persiano alla metà del sec. 7°. L’apporto indiano si fa sentire un po’ dovunque, senza diventare mai assolutamente predominante. Dall’Est penetra, sempre più intensa con il progredire del tempo, la componente cinese, che a Turpan si compenetra con gli elementi iranici e che, attraverso Shorchuk presso Karashahr, raggiunge pure Kucha. Queste correnti eclettiche di provenienze così varie, eppure così armoniosamente contemperate, s’irradiano a loro volta verso la Cina (scultura del periodo Wei) e soprattutto verso il Tibet, dove lo stile khotanese ebbe lunga e gloriosa fortuna.