Indirizzo politico di ispirazione socialista non marxista, che ebbe origine in Gran Bretagna alla fine del 19° secolo. Si sviluppò a partire dal 1900 dapprima attraverso l’azione di un Labour representation committee, promosso dai sindacati, cui diedero vita la Società fabiana e la Federazione social-democratica con il fine dichiarato di promuovere la formazione di una distinta rappresentanza socialista in Parlamento e, attraverso questa, un’efficace azione legislativa a tutela del lavoro. Seguì, dopo le elezioni politiche che videro per la prima volta rappresentanti del l. in parlamento, la costituzione, nel 1906, del Labour party. Soprattutto a partire dalla Prima guerra mondiale, quando il Labour party entrò nella compagine dei governi di coalizione, il l. progressivamente si affermò nel sistema istituzionale britannico, diffondendosi successivamente nei paesi del Commonwealth.
Tradizionalmente la piattaforma laburista si è fondata sul mantenimento del legame tra organizzazioni sindacali e partito, sulla nazionalizzazione delle industrie-chiave, sull’intervento statale nell’economia, sulla promozione dei diritti civili e l’affermazione dello Stato assistenziale. Il l. britannico dalla seconda metà degli anni 1980 si è progressivamente allontanato da tali posizioni; la fase politica del new labour, apertasi nel 1997 con T. Blair, ha avviato un nuovo corso che ha affiancato a una linea pragmatica e liberale una forte carica nazionalistica. All’insegna della ricerca di una ‘terza via’ tra Stato e mercato basata sui valori dell’uguaglianza, delle pari opportunità, della responsabilità e della comunità, l’esperimento del new labour sembra aver costituito, almeno teoricamente, un referente per altre esperienze di governi di centrosinistra.