In botanica, apparato pluricellulare, spesso d’aspetto lenticolare, presente sulla superficie di fusti, rami, radici e talora di piccioli (v. fig.). Le l. appaiono come rilievi a contorno rotondo o allungato nel senso orizzontale o verticale, a seconda delle specie di piante, con un diametro che può variare da meno di 1 mm fino a più di 1 cm, e che si accresce di anno in anno. Si formano già nella struttura primaria del fusto (sotto uno stoma o un gruppo di stomi) o nella struttura secondaria, insieme al periderma. Si trovano in quasi tutte le specie legnose, ne sono prive la vite e altre liane il cui periderma si sfalda ogni anno. La formazione di una l. nella struttura primaria inizia con divisioni di alcune cellule del parenchima sottoepidermico, le quali originano un tessuto lasso con cellule a pareti sottili, non suberificate, arrotondate e quindi con copiose lacune intercellulari, dette cellule di riempimento; nella corteccia sottostante si differenzia poi un meristema, detto fellogeno lenticellare, che è in continuità col fellogeno normale e che produce verso l’esterno un grande numero di cellule parenchimatiche e verso l’interno abbondante felloderma. Questa massa di cellule, premendo contro l’epidermide, la rompe ed emerge al di sopra di essa. Spesso il tessuto di riempimento non è uniforme, perché si formano, sempre dal fellogeno, sottili lamine tangenziali costituite da cellule appiattite, suberificate, che formano lamine di chiusura. Le l., interrompendo la continuità del sughero che riveste fusti e radici, assicurano gli scambi gassosi (ossigeno ecc.) tra i loro detti organi e l’ambiente esterno.
È chiamata lenticellosi la formazione di tessuto ipertrofico e iperplastico da parte del tessuto di riempimento delle l.: si osserva nelle radici quando crescono in terreno molto umido, o su fusti che vengono a trovarsi in aria satura di umidità o in contatto con acqua.