sughero Tessuto secondario che riveste il fusto e le radici delle Fanerogame, utilizzato in particolare per la fabbricazione di turaccioli e rivestimenti isolanti.
Il s. è molto spesso nel fusto di Quercus suber (v. fig.), chiamata quercia da s. o sughera. È un albero alto fino a 20 m e oltre, il cui tronco può raggiungere 1,5 m di diametro; è sempreverde, le sue foglie ovate, spesso dentate, sono simili a quelle del leccio, però di un verde più chiaro, ha ghiande ricoperte parzialmente da cupule con squame allungate ed apice spesso riflesso. È limitata ai paesi del Mediterraneo occidentale, forma boschi più o meno estesi nell’Africa settentrionale, in Portogallo, Spagna e, in Italia, in Toscana, Lazio, Sicilia e particolarmente in Sardegna, dove è anche coltivata.
Il s., che si origina da un meristema secondario, detto fellogeno, sostituisce nei fusti l’epidermide e nella radice l’esoderma, poiché questi tessuti in seguito all’accrescimento di spessore dell’organo muoiono e si staccano. Le cellule del s., di solito piccole, di forma tabulare e con membrane poco ispessite, sono disposte in serie regolari radiali e sono prive di spazi intercellulari. Il s. forma strati assai sottili, come nei tuberi della patata, o anche molto spessi, come nella quercia da sughero. La protezione che assicura agli strati sottostanti, vivi, contro vari agenti esterni (temperature estreme, evaporazione, animali ecc.) è molto efficace, data l’impermeabilità per i liquidi e i gas e la mancanza di spazi intercellulari; gli strati sottostanti comunicano con l’ambiente esterno per mezzo di particolari aperture, dette lenticelle.
Il s. cicatriziale o s. delle ferite ricopre i tessuti messi a nudo da una ferita e si forma in qualsiasi organo vivo della pianta a livello del primo strato di cellule rimaste illese o anche più profondamente. Il s. dello strato separatore interrompe la continuità tra il ramo e le foglie, provocando il distacco di queste nelle piante caducifoglie. È frequente anche la produzione di uno straterello di s. in fusti, radici e foglie di piante attaccate da batteri o dal micelio di un fungo; questo s. limita l’azione del parassita impedendogli l’ulteriore sviluppo.
La raccolta del s. inizia quando il tronco dell’albero ha raggiunto una circonferenza di 30-40 cm, e cioè verso il ventesimo anno di età. La prima corteccia che si forma (s. primario, o s. maschio, o s. vergine, o sugherone), ruvida, tenace e nodosa, è ricavata dal tronco mediante un’incisione longitudinale e una serie di tagli anulari distanziati fra di loro di circa 1 m, in modo che si possano poi staccare con molta cura le strisce di scorza. Questa operazione, chiamata demaschiatura, deve essere eseguita attentamente per impedire che si rovini il fellogeno dal quale dipende la formazione del nuovo sughero. Dopo la demaschiatura, la pianta produce ogni anno un anello di s. (s. gentile o secondario o s. femmina), che è più elastico del primo ed è il s. commerciale; una decina di anni dopo la demaschiatura, il nuovo strato di s. raggiunge circa 3 cm di spessore. A questo punto esso viene tolto con le stesse modalità del sugherone; l’asportazione procede dalla base del tronco verso l’alto, fino ai rami più grossi. Successivamente il s. viene tolto ogni 9-12 anni; l’albero vive a lungo, restando produttivo fino a 150-180 anni.
Il s. greggio appena raccolto viene accatastato per l’essiccamento naturale, che dura oltre un mese, poi subisce una serie di operazioni che lo rendono commerciale, cioè, l’asportazione della parte superficiale, il taglio e la cernita dei pezzi. La sua composizione chimica media è per il 10% di sostanze di natura tannica solubili in acqua; il 5% di sostanze di natura cerosa estraibili con solventi; il 45% di sostanze saponificabili (➔ suberina); il 30% di lignina e cellulosa; 10% di acqua, ceneri e altro.
Fra gli impieghi del s. il più importante è quello di materia prima per la fabbricazione dei turaccioli; ha infatti doti elevatissime di elasticità e di impermeabilità ai liquidi e ai gas, che garantiscono una chiusura ermetica delle bottiglie. È inoltre inodore, insapore, imputrescibile e non tossico; oltre che nell’imbottigliamento di vini pregiati, trova impiego anche nell’industria farmaceutica e in quella cosmetica. Possiede altre importanti proprietà: è inattaccabile da insetti e roditori, resistente al fuoco, elastico, isolante (elettrico, termico e acustico), resistente all’usura. Grazie alle sue caratteristiche, il s. è usato nella fabbricazione di solette e soprasuole per scarpe, rivestimenti isolanti, galleggianti per le reti da pesca, salvagenti, imballaggi per materiali fragili ecc. Particolare importanza ha l’utilizzazione del s. per la fabbricazione del linoleum e di agglomerati espansi, molto impiegati per l’isolamento termico e acustico degli ambienti. Questi sono ottenuti partendo dal s. macinato e agglomerato con opportuni collanti, con successivo essiccamento in forno. Il Portogallo è il più grande produttore di s., seguito da Spagna, Algeria e Italia; la quasi totalità della produzione nazionale è concentrata in Sardegna, dove il s. viene anche lavorato e trasformato nei prodotti finiti.