Uomo politico sovietico (Kamenskoe, od. Dneprodzeržinsk, Ucraina, 1906 - Mosca 1982). Commissario politico nell'Armata rossa durante la guerra, primo segretario del Partito comunista della Moldavia (1950-52) e successivamente del Kazakhstan (1955), nel 1957 divenne membro del Presidium (dal 1966 Politburo) del Comitato centrale del PCUS. Presidente del Presidium del Soviet supremo dell'URSS (Capo dello stato) dal 1960 al 1964, nell'ott. 1964 sostituì Chruščëv alla testa del partito (primo segretario, dal 1966 segretario generale), mantenendo tale carica fino alla morte. Maresciallo dell'URSS dal 1976, nel 1977 riassunse anche la presidenza del Presidium del Soviet supremo. La sua gestione interna si caratterizzò per il mantenimento dei tradizionali equilibrî della società sovietica, che, nonostante un tasso di crescita economica piuttosto elevato, continuò a presentare alcuni gravi problemi di fondo (agricoltura, inefficienze produttive e distributive, pesantezza burocratica, ecc.); sul piano internazionale il suo tentativo di riaffermare il ruolo egemone dell'URSS nel mondo socialista si scontrò con la crescente autonomia dei partiti eurocomunisti e aggravò i contrasti con la Cina. La politica di distensione con gli USA e con l'Europa occidentale registrò importanti successi nei primi anni Settanta, culminati nella Conferenza di Helsinki per la sicurezza e la cooperazione in Europa (1973-75), da B. tenacemente perseguita, conoscendo tuttavia una battuta d'arresto nella seconda metà del decennio e una inversione di tendenza dopo l'intervento militare in Afghānistān (dic. 1979).