màcchina fotogràfica Apparecchio impiegato per effettuare la ripresa di fotografie. Generalmente portatile, con forma, dimensioni, struttura e caratteristiche tecniche diverse a seconda dell'uso cui è destinata, la m.f. è dotata di numerosi dispositivi e accessori, atti da un lato a renderne pratico l'impiego, dall'altro ad assicurare la buona qualità delle immagini fotografate, anche in difficili o particolari condizioni di ripresa.
La m.f. che utilizza la pellicola è dotata di un obiettivo, uno strumento ottico attraverso il quale passa la luce, costituito da una serie di lenti, oppure di lenti e specchi, che permettono un certo grado di ingrandimento dell'immagine originale. Dietro all'obiettivo si trova il diaframma, un sistema di lamelle che determina la larghezza del foro da cui passa la luce. Accoppiato al diaframma c'è l'otturatore, un dispositivo che si apre e si richiude a comando (nelle m.f. moderne è controllato elettronicamente) e per un tempo prefissato. Insieme, diaframma e otturatore determinano la quantità di luce che raggiunge la pellicola che si trova in un alloggiamento della macchina. Un apposito meccanismo di trascinamento (motorizzato nella maggior parte degli apparecchi) fa avanzare la pellicola di un fotogramma dopo ogni scatto e riavvolge completamente il rullino quando esso arriva al termine. Nella parte alta della macchina è posto un mirino che permette al fotografo di inquadrare il soggetto da riprendere. Il mirino può essere costituito da un semplice sistema ottico a cannocchiale a due lenti, posto nella parte superiore della m.f. e quindi non allineato all'obiettivo, che mostra immagini di piccole dimensioni con errore di parallasse, specie per riprese ravvicinate, o da un sistema reflex in cui la scena, vista attraverso l'obiettivo, è riflessa a 90° da uno specchio. La maggior parte delle m.f. dispone di un flash, che produce un fascio di luce intensa e di breve durata per scattare fotografie in condizioni di scarsa luminosità.
Sempre più diffuse sono oggi le m.f. digitali, che hanno conquistato il mercato non professionale grazie soprattutto alla possibilità di vedere immediatamente le fotografie scattate, di farne una selezione, di trasmetterle per via telematica e di stamparle senza ricorrere allo sviluppo. Alla base di una m.f. digitale c'è un dispositivo chiamato ccd (Couple charged device "dispositivo ad accoppiamento di carica"). Si tratta di un chip di silicio, composto da una serie di elementi fotosensibili chiamati photosites. Quando un photosite viene colpito dalla luce si carica elettricamente. La quantità di elettroni presenti sul photosite è proporzionale alla quantità di luce da cui è stato colpito quel singolo elemento. Un complesso sistema di filtri elettronici per i tre colori fondamentali (rosso, verde e blu) permette di definire anche le qualità cromatiche dell'immagine. I segnali vengono inviati a un convertitore analogico-digitale che digitalizza i segnali, che vengono poi passati a un computer interno per la loro elaborazione.