In chimica e in biochimica, le molecole costituite da un rilevante numero di atomi e il cui peso molecolare è uguale o superiore a 5000. Sono costituite da molte unità più piccole legate tra loro tramite legami covalenti. In tal senso i termini m. e polimero sono sinonimi; nel linguaggio scientifico corrente tuttavia si utilizza più spesso il termine m. per designare i polisaccaridi (per es., l’amido e la cellulosa nelle piante, il glicogeno negli animali), le proteine, gli acidi nucleici, cioè le m. naturali di grande importanza biologica; il termine polimero, invece, viene usato preferenzialmente per indicare i prodotti delle reazioni di sintesi (polimerizzazioni) o, comunque, quelle m. in cui vi è una stretta regolarità nella successione dei monomeri costituenti la catena; inoltre, per polimero si può talvolta intendere non un’unica sostanza ma una miscela di esse, costituita perciò da più m. (➔ polimero). La chimica macromolecolare è la parte della chimica che si occupa dello studio delle macromolecole. Costituisce una delle branche più importanti della chimica moderna perché riguarda sostanze di largo interesse sia biologico sia, soprattutto, industriale (materie plastiche, elastomeri). Lo studio sulle m. sintetiche si può far risalire al 1910, quando L.H. Baekeland, per policondensazione tra fenolo e formaldeide, ottenne il prodotto che poi, in suo onore, fu detto bachelite. All’inizio i progressi in questo campo furono lenti e i prodotti ottenuti furono considerati sostituenti di analoghe sostanze naturali e accettati con una certa diffidenza. Alcuni polimeri furono ottenuti negli anni fra le due guerre, ma fu durante e dopo la Seconda guerra mondiale che le ricerche sulle m. si moltiplicarono con l’investimento in esse di cifre straordinarie e aumentarono considerevolmente produzione e consumi, oltre ad aprirsi vasti campi di applicazione.