Glicidi costituiti da polimeri, formati dalla condensazione di zuccheri semplici (monosaccaridi) o di alcuni loro derivati, quali acidi uronici, amminozuccheri ecc. con eliminazione di molecole d’acqua e con formazione di legami glicosidici; nel caso che il monosaccaride sia un esoso (come il glucosio, l’unità monomerica più comune dei p.), l’equazione chimica della formazione di un p. è nC6H12O6 → (C6H10O5)n+(n−1)H2O. Il numero n può assumere valori anche molto grandi; i p. contenenti da 2 a 9 molecole di zucchero prendono generalmente il nome di oligosaccaridi; per valori superiori di n si hanno i p. veri e propri; i p. che si trovano in natura contengono in genere da qualche centinaio a qualche migliaio di molecole di zuccheri semplici. Tutti questi prodotti vengono più o meno facilmente idrolizzati, ottenendosi molecole via via meno complesse per finire ai prodotti ultimi costituiti dai monosaccaridi.
I p. formati da una sola specie monomerica (omopolisaccaridi) si indicano in genere aggiungendo al nome del monosaccaride da cui risultano formati il suffisso -ano (per es. xilano, mannano, arabano ecc.); quelli formati da più specie monomeriche (eteropolisaccaridi) sono denominati in base ai costituenti: galattomannani (formati da galattosio e da mannosio), arabinoxilani ecc.; alcuni p. conservano i nomi tradizionali (amido, pectina, cellulosa ecc.). I p. possono essere costituiti da lunghe catene polimeriche di tipo periodico (come nel caso degli omopolisaccaridi), da sequenze interrotte o irregolari (carragenine, alginati) o addirittura da sequenze aperiodiche (pectine); le proprietà dei p. dipendono non solo dalla specie e dalla sequenza dei monosaccaridi costituenti, ma anche dal tipo di legame glicosidico, dalla lunghezza della catena, dalla conformazione delle catene e dal loro eventuale impacchettamento. La composizione dei p. viene solitamente determinata sottoponendo la sostanza a idrolisi e analizzando i monosaccaridi risultanti; informazioni più precise sulla struttura e sui legami glicosidici tra i residui monomerici si hanno tramite metodi più selettivi, come la scissione enzimatica e successiva applicazione di tecniche strumentali (NMR).
I p. sono diffusissimi in natura in forma libera o combinata (con le proteine nelle glicoproteine, con i grassi nei glicolipidi). Quelli noti sono moltissimi e possono classificarsi in più modi a seconda: della loro origine (da animali, da batteri, da gomme, da alghe ecc.); dei vari zuccheri o composti costituenti; della composizione e struttura chimica. I p. più importanti sono la cellulosa, l’amido, l’agar, le pectine, gli xilani, il glicogeno, il destrano, la chitina, l’inulina, l’acido ialuronico, l’eparina. Alcuni trovano importanti applicazioni pratiche come adesivi e simili, in farmacia, nella preparazione di materie plastiche e di fibre tessili, per la preparazione di prodotti chimici diversi.
I p. possono essere sintetizzati per via biotecnologica tramite batteri (p. microbici): in tal modo si ottengono svariati composti costituiti anche da monosaccaridi poco comuni e caratterizzati da strutture molto regolari e facilmente riproducibili; alcuni sono commercialmente importanti e vengono utilizzati nell’industria alimentare (alginati), in quella petrolifera (xantano), come materiali assorbenti (destrano), come emulsionanti; alcuni p. particolari (p. antigenici) hanno interessanti applicazioni nel campo biomedico. Polisaccaridasi Gruppo di enzimi, della classe delle idrolasi, deputati alla degradazione dei p., come l’amilasi salivare, l’amilasi pancreatica ecc.