Medioevo
L’infanzia dell’Europa
Medioevo è il nome dato a un periodo molto lungo della storia del mondo cristiano. È durato mille - millecento anni. In questa lunga epoca della nostra storia, sono avvenute moltissime cose. È stata l’età di Carlomagno e della cavalleria, delle crociate e dei Templari, dell’espansione del cristianesimo e dell’affermazione del potere del papa sopra tutta la cristianità; ma è stata anche l’epoca a cui risalgono tanti oggetti a noi familiari, come per esempio gli occhiali o l’assegno bancario, tante città dove viviamo, tanti modi di pensare. L’epoca in cui è nata la stessa Europa. Il Medioevo, insomma, è un po’ come la nostra infanzia: un mondo che è insieme lontano e vicino
Medioevo vuol dire «età di mezzo». L’espressione venne inventata dagli uomini di cultura del Rinascimento, che fra 15° e 16° secolo andavano riscoprendo, e si sforzavano appunto di far rinascere, la letteratura e la cultura del mondo antico. Fra il mondo dei sapienti antichi e il loro presente, questi intellettuali del Rinascimento collocavano un lungo periodo di decadenza: un’età di mezzo, appunto, che separava gli splendori del mondo antico dai nuovi splendori che, grazie a loro, la cultura si apprestava a rivivere.
Le date prese come inizio e come termine di questa età di mezzo cambiano a seconda degli storici. Per lo più, si dice che il Medioevo è cominciato nel 5°-6° secolo dopo Cristo: alcuni mettono come data d’inizio il 410, quando il saccheggio di Roma a opera dei Visigoti mostra che la potenza della capitale dell’Impero è ormai alle corde; altri preferiscono il 476, quando viene deposto Romolo Augustolo, ufficialmente l’ultimo imperatore della parte occidentale dell’Impero Romano. Il termine finale, di solito, è posto dopo la metà del 15° secolo: alcuni scelgono l’anno 1453, quando Costantinopoli viene conquistata dai musulmani turchi, altri il 1492, quando fu scoperta l’America.
Il Medioevo, dunque, è l’età che viene dopo la fine del mondo antico ma prima del Rinascimento e dell’Età moderna. Dunque, è un’epoca definita dall’esterno, e non sulla base di proprie specifiche caratteristiche unitarie. Non deve allora meravigliare che il Medioevo sia stato, in primo luogo, un’epoca di contrasti. Si può anzi dire che sono esistiti tanti Medioevi diversi.
Ecco alcuni esempi: in campo culturale, durante il millennio medievale vi sono stati periodi in cui la cultura era così decaduta che un re o un imperatore nemmeno sapevano scrivere il loro nome; ma il Medioevo è stata anche l’epoca in cui sono state create le università e ricopiati con pazienza, su bei codici in pergamena, moltissimi testi di autori antichi. In campo economico, poi, vi è il Medioevo dell’economia cosiddetta naturale, dove i commerci sono così scarsi che di fatto quasi non si usa più la moneta; ma al Medioevo appartengono anche i secoli 12°-14°, quando i commerci hanno uno sviluppo formidabile, al punto che permettono di accumulare ricchezze immense e di edificare città splendide, come per esempio Venezia. Il Medioevo è l’epoca delle campagne, dove vive la schiacciante maggioranza della popolazione, ma è anche un’età che costruisce gran parte delle città d’Europa. Il Medioevo è l’età dei cavalieri, ma anche quella dei mercanti.
Oltre ai tanti altri contrasti del millennio detto Medioevo è possibile anche trovare alcuni elementi che sembrano caratterizzarlo come un’epoca unitaria. Prima, però, è necessario chiarire un punto: più che per ogni altra epoca storica, per il Medioevo sono state spesso confuse realtà e fantasia. In primo luogo, naturalmente, appartengono a un Medioevo fantastico (inventato da uomini dei secoli successivi e ben diverso dal vero Medioevo) gli elfi, le fate, i maghi, i draghi e tanti altri prodotti della nostra cultura contemporanea. Ma sono frutto della fantasia e non della realtà storica anche altre immagini del Medioevo: l’idea, per esempio, che sia stato un periodo di violenza, di superstizione, di oppressione, o di povertà. Nei giornali o alla televisione, la parola medievale viene utilizzata spesso per indicare pratiche particolarmente retrograde, forme di oppressione accentuate, credenze e superstizioni di ogni tipo. Questo modo di pensare il Medioevo deriva più dalla fantasia, che dalla realtà storica.
Si dice, per esempio, che il Medioevo sia stato l’epoca della fame e delle carestie, oppure della peste, oppure ancora della tortura. E chi potrebbe mai negare che durante quei mille anni che chiamiamo Medioevo molti uomini siano stati orribilmente torturati, e altri siano morti di fame o di peste? Ma sbaglieremmo a credere che si tratti di fenomeni tipici del Medioevo. Semmai, è vero che hanno caratterizzato molto di più i secoli del Rinascimento e dell’Età moderna.
Per gran parte del Medioevo la peste non è esistita. L’ultima epidemia di peste del primo millennio risale al 541-542, la prima del millennio successivo è soltanto del 1347-1350. Quanto alla tortura, fino al 1200-1250 accadeva molto di rado che venisse usata. Il sistema giudiziario, infatti, era molto semplice. I giudici, più che condurre una vera indagine o cercare di estorcere la confessione dell’imputato, prendevano piuttosto atto dell’opinione e delle testimonianze dei vicini, dei conoscenti, dei parenti. Soltanto nel 13° e soprattutto nel 14°-15° secolo il modo di amministrare la giustizia ha subito un cambiamento: il giudice è diventato un funzionario che deve stabilire la verità, attraverso indagini e interrogatori. È nato così un tipo di sistema giudiziario che fa ampio uso della tortura, per ottenere la confessione dei sospetti o anche per obbligare i testimoni a dire la verità. Dunque, la tortura è diventata una pratica diffusa solo negli ultimissimi secoli del Medioevo, e si è poi diffusa ancora di più in Età moderna.
La televisione, il cinema, i romanzi ci insegnano che il Medioevo è stato il tempo dei castelli. E, una volta tanto, hanno davvero ragione. Nel Medioevo, i castelli si trovano ovunque: lungo le assolate coste del Mediterraneo come sui dirupi delle Alpi e nelle lande ghiacciate del Nord europeo. Si può dire, quindi, che il castello è un’invenzione del Medioevo. Ma cosa si deve intendere per castello, e perché fu inventato?
Sono esistiti due tipi di castello. Uno lo conosciamo bene: un palazzo circondato da mura, torri, fossati e altre difese dove vive il nobile signore con i suoi parenti, i suoi guerrieri e – naturalmente – i suoi servitori. Questo tipo di castello era diffuso soprattutto nel Centro e nel Nord dell’Europa. In Italia e in altre regioni dell’Europa meridionale i castelli più comuni erano invece di un tipo che solo raramente compare nei film e nei romanzi: non erano una fortezza di nobili e cavalieri, ma una piccola città fortificata. Il castello, cioè, era un villaggio circondato da mura e difeso spesso anche da una o più torri. Vi abitavano contadini, artigiani, commercianti e, in un bel palazzo dotato di robuste porte, anche il signore con il suo seguito.
Entrambi questi tipi di castello avevano lo stesso scopo di fondo: che non era, come possiamo pensare, fare la guerra, ma comandare. Solo pochi castelli infatti, nascevano con una funzione unicamente militare. Era il caso delle fortezze costruite nelle zone di confine, come quelle dei crociati in Terra Santa. La grande maggioranza dei castelli, invece, veniva costruita con lo scopo di dominare il territorio circostante. Il signore, con il suo castello, proteggeva gli abitanti che vi vivevano, e quelli che vi si rifugiavano in caso di pericolo. In cambio, costoro ubbidivano ai suoi ordini, gli pagavano delle tasse e, se commettevano qualche reato, venivano giudicati dal signore (feudalesimo).
Fra l’850 e il 1300, cioè nel periodo compreso fra la crisi dell’Impero creato da Carlomagno e la nascita di grandi stati monarchici, possedere un castello divenne il modo migliore per imporsi come un personaggio potente. Ai tempi dell’Impero Romano o di Carlomagno, per qualificarsi come un potente bastava possedere molti beni e partecipare, in qualità di alti ufficiali, all’amministrazione dell’Impero; quando alla fine del Medioevo nacquero gli Stati monarchici, era potente chi aveva strette relazioni con il re e la sua corte. Ma per molti secoli, re e imperatori erano troppo deboli per garantire ai nobili che li circondavano una vera potenza. Il solo mezzo per contare veramente fu allora appunto quello di costruire o acquistare un castello, e dominarne gli abitanti. Per questa ragione tutta l’Europa si è coperta di una distesa di fortezze.
Il Medioevo fu un’età profondamente religiosa. La religione cristiana guidava i comportamenti e i modi di pensare in una misura forse superiore a ogni altra epoca. Ma attenzione: nonostante sopravvivessero molte superstizioni e credenze pagane, e nonostante il livello culturale di molti uomini del Medioevo fosse davvero basso, non fu una religione vissuta con tranquillità, fiducia, assenza di dubbi e di spirito critico. Al contrario, per tutto il Medioevo i fedeli si interrogarono ansiosamente sui modi migliori per realizzare la vita cristiana.
Intorno all’interpretazione dei Vangeli sorsero conflitti anche molto sanguinosi. Molto spesso, i sostenitori di un’interpretazione che non riusciva a prevalere furono dichiarati eretici, e sottoposti a dure persecuzioni. Nel contempo, si diffusero molti modi, talvolta davvero difficili, di praticare la religione e di ricercare la salvezza dell’anima. Un modo furono il monachesimo e l’eremitismo: i fedeli abbandonavano la famiglia, i propri beni e il mondo dei laici, e andavano a vivere in comunità separate, dove si viveva rispettando una regola che scandiva ogni momento della giornata, oppure si ritiravano in luoghi inaccessibili, dove meditare in solitudine il messaggio di Cristo.
Molti contrasti riguardarono anche il ruolo da attribuire ai sacerdoti e agli altri, numerosissimi, chierici. La stessa autorità del papa fu molto a lungo materia di litigio. Per tutta la prima metà del Medioevo, in particolare, si pensava che il papa fosse soltanto un vescovo fra gli altri, anche se certamente fra i più importanti. Fu soltanto nell’11° e 12° secolo che i papi riuscirono ad affermarsi come capi di tutta la cristianità. I papi, i cardinali e più in generale tutta la Chiesa divennero allora un organismo molto potente e ascoltato.
Noi che viviamo in una società multietnica, nella quale si pone con forza il problema dell’incontro fra culture e tradizioni diverse, potremmo prendere esempio dal Medioevo. Perché è stato per l’appunto nel corso dei primi secoli del Medioevo che si è realizzata l’integrazione etnica forse più riuscita nella storia del nostro continente. Il mondo medievale, e dunque anche quello dove viviamo oggi, è infatti frutto dell’incontro e della fusione fra due grandi tradizioni: quella di Roma e dei popoli romanizzati, e quella delle popolazioni barbare (le varie etnie germaniche, ma anche slave e magiare).
A partire dal 5° secolo e fino al 9°-10° secolo, nelle varie regioni del continente europeo si è prepotentemente affacciato il problema della compresenza fra le popolazioni romane e i nuovi popoli, per lo più germanici, immigrati in massa nelle regioni dell’antico impero, che avevano assunto il potere politico e militare (barbariche, invasioni).
Fra i Romani e i Germani, all’inizio, le differenze erano enormi: nel mondo romano, per esempio, i ceti sociali benestanti curavano la preparazione culturale, la pulizia del corpo, l’amministrazione delle grandi proprietà agricole; i Germani, invece, non frequentavano certo le terme (ma forse non erano così orribilmente sporchi e puzzolenti come li descrissero alcuni loro avversari), disprezzavano chi si occupava della gestione della terra e alla preparazione culturale preferivano di gran lunga quella al combattimento. Eppure con il tempo i popoli di tradizione diversa si fusero fra loro, e l’unione etnica comportò anche la trasmissione e l’adattamento delle rispettive culture e modi di comportamento. Dall’incontro fra Latini e Germani nacque una nuova civiltà, la nostra (romano-barbarici, regni).
Il Medioevo, e soprattutto i secoli dal 10° al 14° sono stati l’epoca del trionfo della città. Tutta l’Europa ha allora visto nascere e crescere centri urbani, nei quali si sono concentrate le attività economiche più dinamiche (commercio, banca, industria) e dove sono state realizzate le innovazioni politiche più forti. La popolazione, la ricchezza e anche, va detto, la bellezza delle città (con i loro palazzi, piazze, chiese) hanno raggiunto allora livelli altissimi. Dal punto di vista politico, dalla fine dell’11° secolo gran parte delle città sono riuscite a governarsi per conto proprio. Soprattutto in Italia, ogni città ha dato vita a un comune, che era il nome dato alle istituzioni che governavano la città e il territorio circostante (comunale, civiltà). Fino al 1250-1300, al governo del comune partecipava la gran parte dei cittadini forniti di un certo patrimonio (nobili, mercanti, banchieri, grandi artigiani), che entravano a rotazione nei consigli e nel parlamento comunali.
A partire dagli ultimi decenni del 13° secolo questa vasta partecipazione ai governi comunali non fu più capace di garantire la pace interna e una buona amministrazione. Il governo delle città passò allora nelle mani di un singolo cittadino, il più potente o il più abile, che venne chiamato signore, e il suo governo fu detto signoria. Durante il 14° secolo, in gran parte delle città i comuni furono sostituiti da signorie.
Resta da ricordare almeno un’ultima caratteristica del Medioevo: lentamente, ha creato l’Europa. Durante il millennio medievale è nato il concetto stesso di Europa. La parola venne usata dapprima per indicare i vari paesi conquistati da Carlomagno, e poi, nel 14°-15° secolo, passò a indicare grosso modo gli stessi territori di oggi. Quel che più conta, però, non è la parola Europa, ma lo sviluppo di una civiltà comune alle varie regioni del continente: ed è appunto anche in questo senso che l’Europa è nata nel Medioevo.
Oggi noi diamo per scontato che in Europa (e più in generale in quella parte del mondo che dall’Europa è stata plasmata) esistano una serie di valori, di comportamenti e di istituzioni comuni. Ci sembra normale, per esempio, che esistano università, che le città siano dotate di un proprio comune, che ai bambini si dia il nome di santi, che le leggi fondamentali seguano determinati principi (per esempio, l’idea che l’imputato è innocente se non se ne prova la colpevolezza), che esistano Stati nazionali e via dicendo. Ebbene, questi elementi tipici della civiltà europea sono nati nel Medioevo, e durante il Medioevo si sono diffusi su tutto il continente. Alcuni sopravvivono ancora oggi (gli Stati nazionali, anzi, sono nati tra il 14° e il 16° secolo in Inghilterra e Francia, intorno alle monarchie di quei due paesi, e solo in Età moderna si sono diffusi in tutto il continente).
Altri elementi di origine medievale tipici di tutta l’Europa oggi non contano più molto, ma sono stati in passato molto importanti: l’intensità con cui era vissuta la fede cristiana, i castelli, la cavalleria, la nobiltà, la creazione di una rete omogenea di vescovi sottoposti all’autorità del papa, la diffusione dell’abitudine di stendere per iscritto una serie di contratti, e tanti altri elementi. Proprio nel corso del Medioevo, soprattutto dopo il 950-1000, tutti questi elementi si sono lentamente diffusi a tutto il territorio che iniziava a venire chiamato Europa. Assieme alla parola, è nata così una civiltà unificata da una vasta serie di istituzioni, di modi di pensare, di modi di agire.
Per molti uomini e donne del Medioevo, fame e carestie sono state pericoli temuti, e spesso una dura realtà da affrontare; ma in fin dei conti hanno fatto meno morti di quello che potremmo pensare. La carestia e la fame, infatti, divengono micidiali quanto più l’agricoltura è sviluppata. Quando tutta la superficie di un territorio è coltivata, se una gelata o un’inondazione distruggono il raccolto, il contadino e la sua famiglia rischiano davvero di morire di fame. Così è avvenuto numerose volte alla fine del Medioevo e in Età moderna. Ma per gran parte del Medioevo, la popolazione era troppo ridotta per coltivare tutta la terra disponibile. Esistevano ancora grandi foreste, paludi, prati, pascoli. E da questi terreni incolti i contadini traevano alimenti importanti (miele, frutti selvatici, cacciagione, pesci) che poi venivano usati per allevare qualche animale, soprattutto maiali. In caso di un cattivo raccolto, dunque, grazie alla grande disponibilità di terre incolte era molto più difficile morire di fame!