papa
Il Santo Padre, capo della Chiesa cattolica
Nella dottrina cattolica il papa è il successore dell’apostolo Pietro nel governo della diocesi di Roma e il capo della Chiesa. Una volta eletto dai cardinali, il papa riceve immediatamente da Dio la pienezza dei poteri e non può essere mai deposto. I titoli solenni più frequenti per definire il papa sono Sommo Pontefice o Santo Padre
Il termine italiano papa deriva dal latino papa, a sua volta derivato dal greco pàpas (o pàppas) «padre». Il termine, dapprima diffuso in Oriente per designare vescovi e abati, cominciò a circolare in Occidente nel 5° secolo in riferimento sempre più esclusivo al vescovo di Roma.
Nel 4°, 5° e 6° secolo, infatti, il papa era semplicemente il vescovo di Roma e veniva scelto dal clero e dal popolo. Questo sistema permetteva agli imperatori di intromettersi nell’elezione cercando di imporre i propri candidati. In tale situazione di incertezza e sotto la pressione del potere politico imperiale, si fece strada l’idea di un prestigio e di un’autorevolezza papale da salvaguardare comunque (Chiesa, Stato della).
A metà del 5° secolo, durante il suo pontificato, papa Leone I (passato alla storia come s. Leone Magno) coniò l’espressione plenitudo potestatis (in latino «pienezza del potere») per indicare che nella Chiesa ogni potere viene dal papa, il diretto successore di Pietro, e non esiste sulla Terra un’autorità superiore a quella del pontefice.
In quel periodo terribile, quando le popolazioni barbariche si riversarono nella penisola italiana, spesso erano proprio i papi gli unici in grado di difendere non solo la Chiesa ma tutta la città di Roma e i suoi abitanti: il loro prestigio presso il popolo crebbe così a dismisura. Ma ciò nonostante l’imperatore bizantino Giustiniano, nel 6° secolo, sottopose l’elezione del papa all’approvazione imperiale. Dall’8° secolo il diritto di elezione continuò a essere esercitato dal clero e dal popolo romano, ma sotto la pressione delle fazioni politiche in lotta che si disputavano il potere.
Nell’8° e nel 9° secolo l’autorità del papa, ancora cresciuta, ottenne un importante riconoscimento con la nascita del Sacro Romano Impero: nel Natale dell’800, infatti, nella basilica di S. Pietro a Roma il papa incoronava Carlomagno imperatore dei Romani. In questo modo il papa consacrava spiritualmente il potere degli imperatori e questi riconoscevano l’autorità papale e l’esistenza dello Stato della Chiesa. Ben presto però gli imperatori cercarono di condizionare le elezioni papali e tra Chiesa e Impero si arrivò allo scontro aperto. Nel 1059 Niccolò II decretò che la designazione del papa fosse deliberata dal collegio dei cardinali. La disciplina dell’elezione papale fu ulteriormente definita da Gregorio X, il quale fece decretare dal Concilio di Lione (1274) che l’elezione del papa si dovesse svolgere entro dieci giorni e che nessun estraneo potesse nel frattempo comunicare con i cardinali: nacque così il conclave.
Nel Duecento i papi possedevano ampi territori nel Lazio, in Toscana, in Umbria, nelle Marche e in Campania. Tuttavia il loro potere appariva in profonda crisi perché le più potenti famiglie romane non volevano più obbedire al papa, e i re di Francia non intendevano più sottomettersi al loro potere. Si riproponeva il solito dilemma: qual era il massimo potere, quello dei papi o quello dei re e degli imperatori? Papa Bonifacio VIII (13° secolo) riaffermò con durezza la supremazia della Chiesa su tutti gli altri regni della Terra, ma poi fu il papa lo sconfitto: nel 1305 la sede papale fu trasferita ad Avignone, in territorio francese, e il papa perse la sua autonomia. Per circa quarant’anni la Chiesa fu divisa perché contro il papa ‘francese’ fu eletto un altro papa voluto dall’imperatore. Nel 1409 c’erano addirittura tre papi!
Nel 1417, finalmente, l’elezione di papa Martino V mise tutti d’accordo e Roma tornò a rappresentare il centro e la guida di tutta la Chiesa cattolica. Dal Quattrocento in poi i papi non esitarono a ricorrere alle armi per garantire autonomia e peso politico alla Stato della Chiesa. All’inizio del Cinquecento, per esempio, papa Giulio II promosse un’alleanza contro Venezia per evitare che questa espandesse il suo dominio a danno dello Stato pontificio. E sarà proprio papa Giulio II, soprannominato il papa guerriero, a entrare a Bologna nel 1506 armato di tutto punto alla testa delle sue truppe.
Anche in questo periodo, tuttavia, la Chiesa appariva in pericolo. Molti preti erano corrotti e ignoranti e non sapevano né leggere né scrivere; i papi stessi vivevano nel lusso più sfrenato e appena potevano cercavano di favorire in qualsiasi modo i loro familiari. Durante quel periodo di crisi la Chiesa di Roma fu sconvolta da una profonda divisione: seguendo l’esempio di un monaco tedesco di nome Lutero i fedeli tedeschi e di molte parti del Nord Europa si allontanarono dal papa e fondarono una nuova Chiesa. Per la loro protesta contro il papa vennero appunto chiamati protestanti (Riforma).
Per ristabilire l’ordine tra i cattolici, nella seconda metà del Cinquecento, durante la cosiddetta Controriforma, i papi promossero un’attenta azione di controllo e repressione. Sempre per affermare la supremazia della Chiesa cattolica romana in questo periodo tutte le città dello Stato pontificio, ma in particolare Roma, furono abbellite da chiese, piazze, monumenti, e nuove strade.
Tra il 18° e il 19° secolo il prestigio e l’autorevolezza papale declinarono: la Chiesa e il papa non erano più il centro del mondo. Il progresso scientifico, l’Illuminismo, la Rivoluzione francese, le grandi ideologie sorte tra Ottocento e Novecento e la nascita dello Stato italiano segnarono infatti profondamente anche la storia della Chiesa cattolica. La nascita del Regno d’Italia, in particolare, determinò la fine del potere temporale dei papi, ossia del potere politico, giuridico e amministrativo del papa nei suoi territori, che furono inglobati nel nuovo Stato.
Nel Novecento, attraverso i pontificati di Giovanni XXIII (1958-63), Paolo VI (1963-78) e soprattutto Giovanni Paolo II (1978-2005) il ruolo del papa ha assunto dinamismo e autorevolezza. L’attenzione del papato si è rivolta in particolare ai grandi problemi della società contemporanea: l’egoismo dei paesi ricchi e la fame nel mondo, la necessità di un dialogo tra tutte le religioni, la pace. Su questa linea si è collocato anche Benedetto XVI (eletto papa nel 2005), che con la scelta del nome ha voluto richiamarsi sia alla figura di s. Benedetto, sia al suo predecessore, Benedetto XV (1914-22), che levò la sua voce contro la Prima guerra mondiale.
Soltanto i cardinali riuniti in conclave hanno diritto a eleggere il papa, che solo per consuetudine viene sempre scelto tra i cardinali stessi: teoricamente, infatti, anche un semplice sacerdote – o addirittura un laico! – potrebbe diventare papa.
Nella seconda metà del Duecento papa Gregorio X stabilì alcune regole per l’elezione del pontefice, che sono tuttora in vigore. Per far sì che i cardinali decidessero in piena libertà chi eleggere, senza condizionamenti da parte degli imperatori o delle potenti famiglie romane, stabilì in primo luogo che dovessero essere isolati dal mondo esterno e chiusi a chiave, con cibo e bevande razionati, fino all’avvenuta elezione del nuovo pontefice. Questo per evitare inutili votazioni e discussioni troppo lunghe: per eleggere lui, infatti, ci erano voluti quasi tre anni!
Attualmente i cardinali si riuniscono in conclave – termine che fa riferimento a un luogo chiuso a chiave – nella Cappella Sistina che, per l’occasione, viene chiusa dall’interno e dall’esterno. Tutto ciò che avviene in conclave deve rimanere segreto e per questo sono vietati il telefono, le macchine fotografiche, le telecamere, la televisione, la radio. Solo per le urgenze sono ammessi medici e infermieri. Dopo ogni votazione giornaliera le schede vengono bruciate: se nessuno è stato eletto le schede vengono bruciate insieme ad alcuni trucioli di legno e la fumata è nera. La fumata bianca, invece, annuncia l’elezione di un nuovo papa.