Mercato
Il luogo, le persone, le condizioni dello scambio tra chi vende e chi compra
Prima della rivoluzione industriale, il termine mercato faceva riferimento essenzialmente al luogo dove avveniva l’incontro tra acquirenti e venditori di prodotti e servizi. In seguito, grazie anche allo sviluppo dei mezzi di comunicazione, il termine ha assunto un significato più ampio. Parlando di mercato (‘luogo’ che può essere immateriale, per esempio uno spazio elettronico) si intendono anche i modi e le regole dello scambio e gli stessi operatori – produttori, intermediari, consumatori – che vi accedono
In origine il mercato indicava il luogo fisico dove si realizzava lo scambio tra compratori e venditori. Ogni città e villaggio ne erano dotati e le persone vi si recavano per scambiare beni di varia natura, legati in genere al primo sostentamento. Inizialmente si tratta sostanzialmente di un mercato locale in quanto rivolto alle sole persone del posto. In seguito, con lo sviluppo del commercio e il consolidarsi della classe mercantile, si svilupparono mercati specializzati situati in luoghi pubblici a ciò deputati.
Nel Rinascimento si diffusero i mercati al coperto, in grado di assicurare il commercio anche in condizioni di tempo avverse, e quelli rionali, legati alla vita del quartiere. Ancora oggi i mercati continuano a essere i luoghi dove avvengono gli scambi.
Il termine mercato ha nel frattempo assunto anche un altro significato, più generale: «lasciar fare al mercato» vuol dire lasciare alla libera contrattazione (liberismo) il compito di risolvere i problemi, senza troppe regole. Quella che si chiama, appunto, economia di mercato è l’economia basata sulla proprietà privata e sulla libera iniziativa economica.
A partire soprattutto dalla seconda metà del Novecento, il mercato si estende oltre i confini nazionali e continentali. Alla fine del secolo, con l’introduzione e la diffusione delle tecnologie informatiche e telematiche, il concetto di mercato perde completamente la connotazione di luogo fisico rappresentando ormai l’insieme delle persone, delle strutture e dei servizi che facilitano l’incontro tra domanda e offerta.
Quali sono le caratteristiche del mercato? In primo luogo, il mercato si distingue per il prodotto o il servizio trattato. Lo scambio infatti può riguardare beni (alimenti, beni durevoli come le macchine, metalli preziosi, e così via), servizi (ovvero prestazioni di lavoro), valute e titoli. Il mercato è inoltre caratterizzato dagli operatori che vi partecipano. Nella maggior parte dei casi le famiglie e le imprese sono sia compratori sia venditori: le famiglie acquistano beni e servizi dalle imprese e offrono loro il lavoro di cui esse necessitano per produrli. Le condizioni di accesso al mercato costituiscono un terzo elemento di qualificazione: non in tutti i mercati vi è libero accesso a qualsiasi impresa e talvolta è richiesta una concessione dello Stato (per esempio i mercati dell’energia elettrica o quelli finanziari).
Gli economisti distinguono forme diverse di mercato in relazione al numero di imprese e di acquirenti presenti sul mercato, al loro potere di determinazione del prezzo o delle quantità scambiate, agli accordi che intercorrono fra gli operatori, al grado di somiglianza dei beni e dei servizi scambiati.
Difficilmente riscontrabile nella realtà, la concorrenza perfetta rappresenta il caso estremo in cui numerose imprese offrono beni e servizi simili o uguali a molti consumatori. In tale situazione, sotto la spinta fornita dalla gara in atto per assicurarsi il maggior numero di acquirenti, le imprese sono costrette ad applicare lo stesso prezzo. Nessuna impresa ha infatti la possibilità di modificarne il livello in quanto, se applicasse un prezzo maggiore, gli acquirenti si rivolgerebbero ad altre imprese mentre, se lo riducesse, essa non riuscirebbe a coprire i costi della produzione.
Un po’ più vicina alla realtà è la concorrenza monopolistica, in cui le imprese si fanno concorrenza cambiando la qualità del bene offerto (per esempio, un fornaio può fornire un pane con olive e capperi di cui solo lui ha la ricetta). All’estremo opposto della concorrenza perfetta abbiamo il monopolio, in cui l’unica impresa che opera sul mercato ha la possibilità di incrementare i propri profitti aumentando il prezzo di vendita, anche se deve tener conto del fatto che se aumenta il prezzo si riduce la domanda.
Tra queste due forme estreme di mercato vi è l’oligopolio, in cui le poche imprese presenti risentono ognuna delle decisioni strategiche (in termini di prezzo, di qualità del prodotto, di pubblicità) delle altre. Gli eventuali accordi conclusi tra imprese incidono nella determinazione del prezzo. Infine, il monopsonio e l’oligopsonio rappresentano mercati in cui sono presenti rispettivamente uno solo o pochi acquirenti. È questo il caso di una grande impresa che rappresenta il principale se non l’unico ‘acquirente’ di lavoro in una zona scarsamente industrializzata.
La maggior parte degli scambi che si realizzano in un paese è riconducibile a un mercato. Per esempio, sul mercato del lavoro si incontrano da una parte i lavoratori che ‘vendono’ prestazioni lavorative in cambio di denaro e dall’altro le imprese che ‘acquistano’ il fattore di produzione lavoro.
Il mercato della moneta (moneta) riguarda i crediti e i debiti di breve durata (da 1 giorno a 12 mesi) scambiati principalmente tra le banche e la Banca Centrale, mentre il mercato dei capitali si riferisce a crediti e debiti di durata prolungata (superiore all’anno) scambiati tra le banche, le famiglie e le imprese. La borsa è un mercato in cui si effettuano scambi di titoli. Sul mercato dei cambi le banche e gli altri intermediari autorizzati acquistano e vendono le valute straniere. Per il buon funzionamento di un sistema economico è essenziale che nei mercati non ci siano imbrogli o prevaricazioni. Per questo, un buon mercato è un bene pubblico e lo Stato interviene assicurando adeguate regole e puntuali controlli.
Nel mercato all’ingrosso gli scambi avvengono fra i produttori e i grossisti, operatori che poi rivendono ai dettaglianti. Questi sono di vario tipo: negozi specializzati, di solito a conduzione familiare e localizzati in zone fortemente abitate; minimarket, con una superficie di vendita che occupa tra i 200 e i 400 m2, che offrono prodotti per i quali è possibile servirsi da soli e altri per i quali è necessario rivolgersi al banco; grandi magazzini, con una superficie di vendita superiore ai 400 m2, che offrono anche prodotti non alimentari; supermercati, che presentano una superficie simile a quella del grande magazzino ma offrono solo prodotti alimentari e articoli per la casa; ipermercati, con una superficie di vendita di almeno di 2.500 m2, con ampi parcheggi a disposizione dei clienti; grandi superfici specializzate, che consentono al cliente di scegliere il prodotto, non alimentare, tra un vasto assortimento; hard discount, che offrono prodotti non di marca a prezzi molto bassi.
Talvolta c’è chi inventa un nuovo mercato. I ragazzi, per esempio, vendono fuori della scuola, nei primi giorni dell’anno scolastico, i libri di testo usati. Lo stesso concetto, ma applicato su scala gigantesca e con dimensioni planetarie, è stato usato da una società Internet americana per creare e-bay, il mercato elettronico più grande del mondo. Abbiamo CD di cui siamo stufi? Cerchiamo un fumetto raro? Siamo riusciti a convincere i genitori che quel tavolino da caffè che non serve più può essere trasformato in moneta sonante? Colleghiamoci e facciamo la nostra offerta su e-bay, un immenso bazar che, da origini umili come quelle appena descritte, oggi scambia anche auto usate o presse da svariate tonnellate.
E-bay ha creato non solo un mercato nuovo, portando in piazza miliardi di oggetti che prima erano difficilmente vendibili,
ma anche le procedure necessarie a un mercato che funzioni: come costruire fiducia e reputazione, come pagare, come assicurarsi contro imbrogli o sopraffazioni. E ha anche creato un circuito indotto, cioè migliaia di occupati in attività satellite: per esempio, se abbiamo venduto quel tavolino da caffè, invece di spedirlo noi stessi, lo portiamo in un negozio dove pensano loro a spedirlo.