Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo aver mentalmente associato due realtà differenti sulla base di un particolare sentito come identico, si sostituisce la denominazione dell’una con quella dell’altra. È un procedimento di trasposizione simbolica di immagini; una similitudine abbreviata in cui il rapporto tra due cose o idee è stabilito direttamente senza la mediazione del ‘come’ (nella m. l’ondeggiare delle spighe, ondeggiare sta a mare come movimento delle spighe sta a campo di grano). A seconda di fattori quali la lingua, la cultura, la distanza concettuale o fisica fra le realtà associate, il tipo di somiglianza individuato, la m. risulterà più o meno nuova ed efficace. A un estremo si hanno le catacresi (la gamba del tavolo, il collo della bottiglia e simili), in cui la m. si sviluppa come termine proprio di una realtà altrimenti non denominata; all’altro estremo si ha uno sfruttamento intenso, di tipo poetico (portami il girasole impazzito di luce, Montale); nel mezzo si collocano m. più o meno istituzionalizzate come gli anni verdi, il timone dello Stato, il ruggire dei motori ecc.
La m. svolge funzioni complesse: come meccanismo di arricchimento ed evoluzione della lingua, come mezzo efficace di espressione, come strumento conoscitivo di realtà nuove o colte da nuovi punti di vista (m. scientifiche, macchie solari, buco nero ecc.).