Movimento di denuncia di molestie e abusi sessuali che prende nome dall’hashtag diffusosi in modo virale nel 2017 dopo le accuse rivolte al produttore cinematografico H. Weinstein da numerose attrici di Hollywood. Utilizzato per la prima volta nel 2006 dall’attivista T. Burke a sostegno delle donne di colore vittime di stupro o molestie e rilanciato sui social media nell’ottobre 2017 dall’attrice A. Milano, l’hashtag proposto dalle Silence breakers ("le donne che hanno rotto il silenzio") è stato condiviso da milioni di utenti di sesso femminile, ed è passato a denotare in senso più ampio le molestie sessuali consumate sui luoghi di lavoro e di socializzazione, estendendosi a campi professionali e sociali diversi dal settore cinematografico (quali l’ambito sportivo e i contesti pedagogici e religiosi) come invito a denunciare storie personali di sopraffazioni fisiche e psicologiche a sfondo sessuale. Scelto nel 2017 come “Persona dell’anno” dal periodico Time, il movimento – seppure integrando al suo interno voci variegate e talora dissonanti - ha contribuito a rianimare in tutto il mondo il dibattito sulla questione di genere, dando voce a uno storico disagio femminile su temi nodali quali gli squilibri di potere e le diseguaglianze retributive e stimolando una pluralità di riflessioni - informate alle nuove e più subdole forme di discriminazione sessista delle società contemporanee - sulle dinamiche di relazione maschio-femmina e sul concetto stesso di consenso. Nel 2018 le giornaliste del New York Times e del New Yorker M. Twohey, J. Kantor e R. Farrow sono state insignite del Premio Pulitzer per il servizio pubblico per le inchieste sulle molestie sessuali che hanno portato alla luce il caso del produttore cinematografico H. Weinstein da cui il movimento ha preso avvio.