Secrezione di particolari ghiandole odorifere di vari Mammiferi (mosco, bue muschiato ecc.), di forma, entità, ubicazione variabili e la cui funzione è legata al richiamo dei sessi e alla marcatura del territorio. Il m. usato in profumeria è quello del mosco (Moschus moschiferus), che nel maschio è contenuto in un particolare sacchetto o borsa (sacchetto del m.) situato presso l’ombelico.
Il m., che nell’animale è semifluido, si presenta in commercio in masse brune, untuose al tatto, di odore forte, penetrante, di sapore amarognolo e acre. Era usato in passato come stimolante generale in alcuni casi di adinamia cardiaca e più specialmente nell’isterismo e in analoghe infermità quale sedativo e antispasmodico. Probabilmente gran parte dell’azione terapeutica eccitante del m. dipende dai riflessi psichici che esso provoca attraverso le vie olfattive. Il m. si usa inoltre, per la sua proprietà di fissare gli odori, per esaltare e stabilizzare gran parte delle sostanze odorose; si impiega per lo più sotto forma di estratto alcolico.
Il principio odoroso del m. è il chetone muscone (metilciclopentadecanone, C16H30O), che si ottiene distillando in corrente di vapore il m. o il suo estratto etereo.
M. artificiale Denominazione generica di composti chimici sintetici che hanno un odore simile a quello del m. naturale, pur avendo diversa costituzione chimica. Il più antico fu preparato nel 1888 da A. Baur ed è conosciuto in commercio con il nome di m. di Baur; è trinitrobutiltoluene: liquido oleoso, poco solubile in acqua, solubile in alcol. In seguito sono stati preparati altri m., di due tipi: a) chetoni o lattoni ciclici più o meno simili strutturalmente al muscone; b) nitrocomposti del butiltoluene o butilxilene terziario (con tre gruppi nitrici o con due e un gruppo chetonico, o cianico o alogenico).