MUSEO (XXIV, p. 113; App. III, 11, p. 182)
L'evoluzione verso una sempre più allargata partecipazione agli eventi culturali ha sensibilmente modificato anche il concetto e la funzione del museo. Aperto ormai a un pubblico vasto e indiscriminato, il m. si è radicalmente allontanato dal suo antico aspetto di contenitore di beni del passato e "riserva" dello studioso per acquistare soprattutto quello di palestra educativa, stiumento didattico, tramite e stimolo di messaggi e d'impulsi culturali. Questo suo rapporto dialettico col visitatore ne ha gradualmente trasformato le forme; il fenomeno, già evidente nei m. creati nel dopoguerra e in alcuni isolati e illustri precedenti di pionierismo museografico, ha ricevuto in questi ultimi anni una nuova spinta da molteplici fattori di ordine diverso, ma tutti in qualche modo collegati e ugualmente convergenti verso questa concezione socio-educativa. Fra quelli di natura teorica è preminente l'interesse per l'antropologia culturale e la volontà d'innestare su questa disciplina, con una rinnovata concezione della storia, anche quegli aspetti della cultura già oggetto e prerogativa della critica idealistica; da qui discende in parte la recente curiosità per i m. scientifici, avvezzi a un certo tipo di didattica espositiva per le esigenze stesse della materia, l'abolizione di rigide frontiere fra argomenti sostanzialmente complementari, l'importanza per le testimonianze della cultura materiale accanto a quelle puramente artistiche e l'esigenza, quindi, di cogliere l'espressione della creatività e dell'operosità umana nella sua globalità: ciò, peraltro, reso possibile dall'affinamento delle tecniche di conservazione e di restauro che permette l'esposizione anche di materiali poveri, fragili, degradati o facilmente degradabili. L'autonomia e la libertà conquistata in questi ultimi decenni da numerosi paesi del cosiddetto Terzo Mondo ha, poi, sollecitato da parte dei nuovi governi l'istituzione di m. di arte e di etnografia, ove conservare le testimonianze indigene che la rapida evoluzione e le diverse condizioni di vita avrebbero altrimenti fatto scomparire. Né va, inoltre, trascurato il peso che ha avuto nell'aiuto a questi paesi emergenti, nella circolazione delle idee al di là delle barriere nazionali, nella diffusione di una metodologia museografica, l'assidua opera dell'Unesco e più particolarmente dell'Icom, il Consiglio internazionale dei Musei.
Questo impegno si attua sia attraverso riunioni e convegni che hanno luogo sempre in sedi diverse, ma tali da permettere la discussione sul vivo di particolari problemi di tecnica museale, sia per mezzo di pubblicazioni e di periodici specifici. Si deve a questi fermenti d'interesse se ormai la museologia e la museografia hanno conquistato con pieno diritto una propria autonomia anche nei programmi universitari. Le riviste Museum e Icom News trattano solo di argomenti attinenti ai musei. Mentre la seconda è il notiziario delle attività dell'Icom, nella prima figurano i resoconti delle Conferenze generali dell'Unesco; vi sono numeri dedicati ai m. dei singoli paesi del mondo, ai m. tecnici e scientifici, al rapporto fra m. ed educazione, fra m. e ambiente, alla professione museale, alla catalogazione, al m. di fronte al mondo moderno, o a problemi scottanti come quello dei furti di oggetti d'arte. Le caratteristiche del m. "attuale" nei suoi molteplici aspetti, politico, topografico, sociologico, psicologico, tecnologico, estetico, ecc. sono minuziosamente esaminate in un numero dedicato al tema Museo e Architettura (XXVI, 3/4,1974). Il m. viene qui considerato come immagine speculare della società e si esaminano tutte le forme di approccio che esso può offrire; e cioè i vari, possibili schemi di presentazione, le sollecitazioni fisiologiche fornite dall'illuminazione naturale e artificiale, dal colore, dalle zone di pausa e di riposo, i mezzi audiovisivi, i settori speciali, le esposizioni temporanee, i parametri tecnici quali la climatologia e la conservazione, i magazzini, le vetrine, i locali destinati ad attività collaterali e infine l'aspetto architettonico, e, cioè, il rapporto che s'instaura con l'ambiente urbano circostante e con gli oggetti interni e che può configurarsi sia sotto forma di contrasto che di adattamento. È, in sostanza, intorno a questi due poli che, con tutte le sfumature derivanti da peculiarità di stile e di gusto e con un sempre più prevalente interesse per i problemi della sicurezza e della conservazione, si raggruppano i m. sorti in questi ultimi anni. Al 1960 risale l'inaugurazione del m. di Nuova Dehli, creato fin dal 1949, come libera interpretazione dello stile mogol dall'architetto Deolalikar, fornito di un auditorium e di una biblioteca; nello stesso anno si ha la sistemazione del m. degl'impressionisti al Jeu de Paume a Parigi per opera del conservatore G. Bazin, mentre ad anni più recenti risale la nuova sistemazione del Louvre, non ancora ultimata, ove, con sapiente dosaggio, le esigenze della moderna museografia sono conciliate con quelle di un ambiente così vincolante. Più recenti il riordinamento del British Museum di Londra (1970 segg.), la ricostruzione del m. di Mariémont in Belgio distrutto da un incendio nel 1960 (architetto R. Bastin, 1970), la nuova ala dei m. Vaticani (architetti Passarelli e altri, 1971 segg.), il m. nazionale delle Arti e tradizioni popolari di Parigi (architetti Dubuisson e Jausserand, 1972), il m. gallo-romano di Lione, di forme moderne, ma integrato nel contesto archeologico (architetto B. Zehrfuss, 1975). Fra i m. di ricostruzione bellica, di cui già l'immediato dopoguerra aveva visto sorgere numerosi esemplari, si ricorderanno il Badisches Landesmuseum di Karlsruhe (1961), il m. archeologico di Berlino-Charlottenburg (1961), il m. archeologico nazionale di Atene (1964), il m. di Berlino-Dahlem, ove gli edifici moderni si saldano a quelli precedenti (1970), i m. di Monaco (1966-72), alcuni m. polacchi (Varsavia, Cracovia, Torun, Lublino, ecc.) e molti altri in paesi colpiti dalla seconda guerra mondiale. Pur nel rinnovamento operato e nei radicali interventi di restauro, come quelli effettuati in particolare sui marmi di Egina conservati nella Gliptoteca di Monaco, che sono stati drasticamente liberati da tutte le integrazioni del Thorwaldsen secondo un procedimento discutibile - ma in questo caso reso forse necessario e giustificato dalle condizioni in cui erano ridotte le sculture - tutti questi edifici sia, per lo più, per l'utilizzazione delle vecchie sedi, sia per l'esplicita volontà di riaffermare un'ideale continuità con le strutture precedenti o perpetuarne la memoria, rimangono sostanzialmente fedeli a criteri tradizionali. Il nuovo Römisches-Germanisches Museum di Colonia (architetto H. Röcke, 1974), collocato, invece, con le sue strutture moderne in ardito contrasto con l'adiacente cattedrale gotica, sorge sul sito di una casa romana, di cui espone al pianterreno il grande mosaico, nello stesso luogo da cui fu distaccato per esigenze conservative. Di tipo tutto particolare, poiché concilia le esigenze di un m. di sito con quelle della conservazione di un monumento antico, è il m. dell'agorà di Atene (1953-57) nato dalla collaborazione della Scuola archeologica americana con architetti greci: la stoà di Attalo II (159-138 a. C.), grande edificio porticato che chiudeva il lato orientale della piazza, è stata ricostruita sulla base dei molti elementi superstiti per raccogliere i materiali rinvenuti negli scavi dell'agorà. Se il rigore scientifico e filologico con cui è stata portata a termine la ricostruzione appare ineccepibile, i criteri che hanno presieduto a questa anastilosi sono stati considerati discutibili per il difficile inserimento nell'ambiente e per i caratteri di un completamento che esorbita le norme ritenute legittime nel restauro conservativo di un monumento antico. Il più cospicuo dei m. all'aria aperta è il Kröller-Müller a Otterlo in Olanda (1961); fra quelli legati alla memoria di un artista o di un personaggio storico vanno menzionati il m. Munch a Oslo (architetti G. Fougner e E. Myklebust, 1963), il m. Gauguin a Tahiti (architetto C.J. Bach, 1965), il m. van Gogh ad Amsterdam (architetto G. Th. Rietveld, 1973), il m. Chagall a Nizza (1973), la fondazione Juan Mirò a Barcellona (architetto J. L. Sert, 1975) e moltissimi altri; fra i m. dedicati a un singolo soggetto, il "Santuario del libro" a Gerusalemme che custodisce in un ambiente climatizzato i rotoli rinvenuti nelle caverne del Mar Morto e la cui forma, ricca d'implicazioni simboliche, suggerisce la memoria del luogo del ritrovamento (architetti F. Kiesler e A. Bartos, 1965), il m. navale di Roskilde, in Svezia (architetto E. Chr. Sørensen), ove, con le più moderne tecnologie, vengono restaurate e conservate le cinque navi vichinghe estratte dallo stesso fiordo su cui si apre una grande parete di vetro del museo. Allo stesso argomento è dedicato il m. navale di Oslo (architetti T. Eliassen e B. Lambertz-Nilssen, 1974). A un gruppo di architetti israeliani (A. Mansfeld, D. Gad e altri) si deve il grande m. di Gerusalemme, articolato in vari edifici modulari collegati e situati su una collina dominante la città (1965), mentre Le Corbusier ha firmato una delle sue ultime opere con il m. di Chandijarh (1968) e Aalto con quello del Nord Yutland (1972). M. specialistici, indici del crescente interesse per la storia delle scienze e dell'operosità umana, sono il m. zoologico di Copenaghen (1970), quello inglese della Royal Air Force, situato sullo storico aerodromo di Hendon e integrato con gli hangar del 1915 (1972), l'ampliamento del m. svizzero dei Trasporti a Lucerna con nuovi padiglioni dedicati all'aria, allo spazio, alla posta, al turismo (1972-1975), e i m. dell'energia nucleare a Oak Ridge (SUA), dell'orologeria a Chaux-de-Fond (Svizzera), della scienza marittima a Tokyo, del vino a Torgiano (Italia), tutti del 1974.
L'Italia, che già nell'immediato dopoguerra aveva iniziato un'energica campagna di ricostruzione dei m. danneggiati o distrutti e di creazione di nuovi, ha continuato questa opera nei decenni successivi. Allo specifico argomento dei m. e della museologia è dedicata la rivista Musei e gallerie d'Italia. L'attività nel meridione della Cassa per il Mezzogiorno, la nuova politica di decentramento e il trasferimento alle competenze regionali di numerose prerogative già detenute dall'amministrazione centrale, e nella fattispecie dei m. locali, ha sollecitato il sorgere di nuovi e numerosi istituti museali. Fra essi il m. di Adria (1961), il rinnovato m. provinciale di Salerno, nel restaurato Castello reale di San Benedetto (1964), la pinacoteca nazionale di Bologna (1965 segg.), il m. delle porcellane di Doccia (1965), il m. di Cerveteri nella rocca dei Ruspoli (1966), il m. archeologico nazionale di Agrigento, situato al centro della zona degli scavi e che recupera genialmente l'area medievale di San Nicola innestandola su strutture moderne (architetto F. Minissi, 1967), quello della Siritide a Policoro (1969), la nuova sistemazione degli Uffizi (architetto N. Bemporad, 1967) e del m. Ridola di Matera (1975), gli antiquari di Crotone (1967), Civitavecchia (1970), Locri (1971), Pyrgi (1972), il rifacimento del m. Sanna a Sassari, esemplare per la chiarezza e la sollecitudine didattica con cui sono esposti e illustrati materiali di non facile approccio (1973), la nuova ala del m. di Paestum (1973), ecc. Fra i m. d'istituzione comunale una speciale menzione merita la Galleria comunale d'arte moderna di Bologna (architetto L. Pancaldi, 1974), ove l'itinerario delle sale, i servizi sussidiari, le esposizioni temporanee sono stati realizzati secondo le più aggiornate teorie museografiche e con quello spirito di apertura democratica e di costante dialettica con il territorio che ha caratterizzato anche altre manifestazioni della regione. Se l'istituzione di questi m. ha permesso di elaborare nuove e spesso geniali soluzioni nel senso di una maggiore chiarezza espositiva e di una più efficace aderenza delle strutture architettoniche ai materiali da esporre, in questi ultimissimi anni si sta verificando una graduale e giustificabile inversione di tendenze: mentre, infatti, precedentemente ci si era indirizzati piuttosto alla creazione di nuovi m., vari e autorevoli studiosi auspicano ora il recupero e l'utilizzazione come m. di vecchi edifici storici e monumentali; e ciò al fine di sottrarli all'incuria, alla degradazione e alla speculazione edilizia e, nello stesso tempo, per offrirli al pubblico godimento. In questo modo il m. rimane altresì legato al centro storico, ove difficilmente, oggi, potrebbe trovar luogo un nuovo istituto museale. Tale esigenza non nasce da un antistorico concetto di collocare il m. in un più vasto contesto urbano inteso esso stesso quale m., bensì dalla volontà di renderlo più disponibile al servizio pubblico, che gli compete come scopo precipuo, e crearne il fulcro delle attività culturali cittadine.
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