NAZIONI UNITE (App. II, 11, p. 391)
UNITE Nel corso dei suoi quindici anni di vita le N. U. si sono ampiamente sviluppate, nella struttura e nell'azione. A questo sviluppo si è accompagnata una evoluzione che ha inciso su alcuni aspetti salienti della sua prassi e della sua attività.
Sul piano strutturale, lo sviluppo si è svolto in due sensi: con l'aumento degli stati membri, che ha visto raddoppiato il numero di quelli originarî, e con l'incremento veramente notevole degli organi sussidiarî. Tra il 1946 e il 1958 sono entrati a far parte delle N. U., 32 stati. Nel 1946: Afghānistān, Islanda, Svezia, Thailandia; nel 1947: Pakistan, Yemen; nel 1948: Birmania; nel 1949: Israele; nel 1950: Indonesia; nel 1955: Albania, Austria, Bulgaria, Cambogia, Ceylon, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Italia, Giordania, Laos, Libia, Nepal, Portogallo, Romania, Spagna, Sudan, Marocco, Tunisia, Giappone, Ghana, Federazione Malese, Guinea. In seguito, nel 1960, furono ammessi Cipro e 16 nuovi stati africani indipendenti: Camerun, Togo, Madagascar, Dahomey, Niger, Alto Volta, Costa d'Avorio, Ciad, Congo (ex francese), Congo (ex belga), Gabon, Repubblica Centroafricana, Somalia, Senegal, Mali, Federazione di Nigeria; nel 1961 è stata ammessa la Sierra Leone. Il numero dei membri è così salito a 100: la vocazione universalistica dell'organizzazione ha pertanto compiuto un sensibile progresso verso il suo fine. Inoltre, nello stesso 1961, l'Egitto e la Siria, che nel 1958 si erano fusi nella Repubblica Araba Unita, in seguito alla dissoluzione di questa, hanno rioccupato due seggi. Il totale di questi è quindi di 101.
Quanto agli organi sussidiarî, la loro moltiplicazione è avvenuta in funzione dell'ampliarsi, qualitativo e quantitativo, dell'attività dell'Organizzazione. Lo statuto delle N. U. prevede in termini generali, all'art. 7, § 2, la facoltà di istituire "quegli organi sussidiarî che si rivelassero necessarî" (altri articoli contemplano la stessa facoltà in relazione a singoli organi principali). Di tale facoltà si sono valsi principalmente l'Assemblea generale - con la creazione di numerosi comitati di studio, commissioni e altri organi di carattere politico, organi di assistenza amministrativa, organi di esecuzione, organi giudiziarî, e altri diversi - e il Consiglio economico e sociale: oltre alle svariate commissioni di carattere tecnico, che svolgono in prevalenza attività di studio, fanno capo a questo consiglio le quattro grandi commissioni economiche regionali: per l'Europa (ECE), per l'Asia e l'Estremo Oriente (ECAFE), per l'America Latina (ECLA) e per l'Africa (ECA), alle quali sono stati assegnati compiti di particolare vastità e importanza nell'ambito dei problemi economici delle rispettive regioni, e alle quali possono partecipare anche Paesi di ogni singola regione che non siano membri delle N. U.; il Consiglio economico e sociale ha inoltre istituito una svariatissima gamma di comitati di vario genere. Il Consiglio di sicurezza ha anch'esso dato vita a varie commissioni, permanenti o meno, operanti in sede o sul luogo dell'azione, a comitati, ecc. Comitati appartenenti a diverse categorie sono stati pure istituiti dal Consiglio di amministrazione fiduciaria. Alcuni organi sussidiarî sono dotati di una propria struttura complessa e di una certa autonomia d'azione, tali da conferire loro quasi la fisionomia di ente a sé stante: tali ad es.; il Fondo delle N. U. per l'infanzia (UNICEF); l'Alto Commissariato delle N. U. per i rifugiati; il Comitato dell'assistenza tecnica (TAC); l'Ufficio dell'assistenza tecnica (TAB); il Fondo speciale delle N. U. Tuttavia essi rimangono sempre parte integrante dell'Organizzazione.
Se si aggiunge che molti dei maggiori organi sussidiarî possono a loro volta istituire proprî organi ausiliarî, si avrà un'idea approssimativa della vasta dimensione strutturale e della sottile differenziazione di ingranaggi raggiunte dall'Organizzazione.
Di pari passo - e tuttavia non di passo adeguato - si è ingrandito il segretariato, il quale deve fungere come tale anche per gli organi sussidiarî delle N. U.
L'evoluzione dell'Organizzazione è stata contrassegnata sia da misure specifiche prese in determinate circostanze, e ciò soprattutto nell'azione per la pace e la sicurezza, sia da orientamenti e sviluppi di attività varie, specie economico-sociali. Accenniamo a qualcuno dei punti più caratteristici di tale evoluzione.
Una misura di capitale importanza, tale da esser considerata una riforma de facto dello statuto, è stata la risoluzione intitolata "Unione per la pace" (Uniting for peace) che l'Assemblea generale approvò a grande maggioranza il 3 novembre 1950, in seguito all'impossibilità di agire in cui si era trovato il Consiglio di sicurezza nell'affare coreano, a causa del costante voto contrario di uno dei suoi membri permanenti (in base all'art. 27 § 3 dello statuto, per l'approvazione delle decisioni di carattere non procedurale del Consiglio di sicurezza occorre il voto favorevole di tutti e cinque i membri permanenti: Cina, Francia, URSS, Regno Unito e S. U. A., art. 23). È stato deciso, con questa risoluzione, che ove appaia sussistere una minaccia o una violazione della pace o un atto di aggressione, e il Consiglio di sicurezza manchi di adempiere ai compiti inerenti alla sua responsabilità principale nel mantenimento della pace, l'Assemblea generale esaminerà immediatamente la questione per fare agli stati membri le opportune raccomandazioni circa le misure collettive da prendere, ivi compreso, ove si tratti di violazione della pace o di aggressione, l'impiego, in caso di bisogno, della forza armata, al fine di ristabilire la pace. L'Assemblea, nel caso non sia in sessione, può venir convocata entro 24 ore, in "sessione straordinaria d'urgenza", sia per decisione del Consiglio di sicurezza approvata da un minimo di 7 voti qualsiasi, sia dalla maggioranza dei membri delle N. U. Con questa decisione si è voluto ovviare all'eventuale impossibilità di applicazione di quella norma statutaria che affida la "responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionali" al Consiglio di sicurezza e, in particolare, in virtù della regola dell'unanimità dei membri permanenti, alle cinque grandi potenze. Permane tuttavia la sostanziale differenza giuridica tra le risoluzioni che il Consiglio e l'Assemblea possono adottare in relazione ad un'azione di forza ai fini della sicurezza e della pace: le prime sono decisioni aventi nei confronti degli stati membri dell'Organizzazione valore obbligatorio; le seconde sono semplici raccomandazioni non aventi la forza vincolante delle decisioni. La pratica ha peraltro dimostrato l'efficacia che lo spontaneo consenso dei membri può dare a tal genere di raccomandazioni. L'Assemblea generale è stata sinora convocata quattro volte in sessione straordinaria d'urgenza: per le questioni di Suez, dell'Ungheria, del Libano e Giordania, del Congo.
Le N. U. hanno inoltre provveduto, nella loro azione per la sicurezza, a supplire, almeno in parte, alla carenza dell'apparato istituzionale previsto dallo statuto ai fini di un'azione coercitiva. Difficoltà d'ordine politico, più che tecnico, si sono finora opposte alla conclusione di quegli "accordi speciali" che l'art. 43 prevede necessarî per la costituzione di "forze armate" da porre a disposizione del Consiglio di sicurezza per un'eventuale azione di forza da esso decisa. Per l'intervento in Corea, unico nel suo genere, l'ostacolo fu superato affidando agli S. U. A. il comando unificato delle truppe dei varî stati ivi confluite. Ma in successivi casi nei quali si è posta alle N. U. l'esigenza, sia di disporre di forze internazionali da interporre tra forze belligeranti (come nel caso di Suez) o destinate a ristabilire l'ordine in situazioni giudicate capaci di compromettere la sicurezza internazionale (come nel caso del Congo), sia di inviare un nutrito "gruppo" di osservatori militari incaricato di porre freno a situazioni anch'esse pericolose per la pace internazionale (come nel caso del Libano), l'incarico di organizzare tali "forze" o "gruppi" militari è stato affidato dall'Organizzazione al segretario generale. Si è determinata così una nuova prassi che sembra destinata ad avere, occorrendo, sempre maggiori applicazioni.
Questo nuovo genere di compiti di cui è stato investito il segretario generale rientra inoltre in quello sviluppo delle funzioni del medesimo, che costituisce un altro degli aspetti più palesi dell'evoluzione delle Nazioni Unite. Negli ultimi anni, infatti, il segretario generale è andato sempre più allargando la sua autonomia di iniziativa e di azione nell'eseguìre i mandati, specie d'ordine politico, a lui affidati dal Consiglio di sicurezza o dall'Assemblea generale. Dal canto loro, questi due organi hanno manifestato tendenza ad avvalersi del segretario generale per mansioni di vera e propria natura diplomatica. E proprio nello svolgere tali mansioni ha perso la vita in circostanze oscure, nel cielo della Rhodesia, il segretario generale D. Hammarskjöld (18 settembre 1961).
L'attività delle N. U. in campo politico si è concretata: a) in misure di carattere generale nell'interesse della tutela della pace e della sicurezza internazionali; b) nell'azione svolta a riguardo di singole situazioni o controversie.
L'attività di cui alla lettera a) ha avuto in primo luogo per oggetto il disarmo, convenzionale o classico e nucleare, ma, nonostante un certo ravvicinamento delle opposte correnti, non si è avuto in questo campo alcun risultato positivo (v. disarmo, in questa App., p. 494). Sono state invece varate dall'Assemblea generale varie risoluzioni per fronteggiare con diversi mezzi la tensione internazionale e a rafforzare la pace. Tali le risoluzioni concernenti le misure contro la propaganda bellicista (1947); l'appello alle grandi potenze per la conclusione dei trattati di pace (1948); la definizione degli elementi essenziali per la pace (1949); l'istituzione della Commissione per le misure collettive e della Commissione di osservatori per la pace; la dichiarazione sull'eliminazione della minaccia di una nuova guerra e sul rafforzamento della pace e della sicurezza tra le nazioni ("Pace attraverso i fatti"); la definizione dei doveri degli stati in caso di ostilità (1950); il rafforzamento della pace mediante la soppressione degli ostacoli al libero scambio delle informazioni e delle idee (1954); le misure intese a promuovere relazioni pacifiche e di buon vicinato fra gli stati (1958).
Delle numerose questioni singole di cui le N. U. si sono occupate, le prime rappresentavano ancora pendenze della seconda guerra mondiale, che gli organismi creati per la stipulazione dei trattati di pace non erano riusciti a risolvere; sono state così deferite alle N. U., alla data per ciascuna indicata, le seguenti controversie: la questione dell'Indonesia (genn. 1946), risolta, ma che ha lasciato come strascico la questione dell'Irian (Nuova Guinea) occidentale (agosto 1954); della Palestina (aprile 1947); della Corea (settembre 1947); di Berlino (settembre 1948) - queste tre ultime ancora insolute -; del Territorio libero di Trieste (gennaio 1947); della sorte delle ex colonie italiane (settembre 1948); di Formosa (agosto e settembre 1950); e altre questioni minori, alcune delle quali connesse con taluna delle maggiori.
Tra le altre questioni in cui il massimo ente internazionale è stato chiamato a intervenire ricordiamo le principali: le questioni della Spagna franchista (febbraio 1946); dei Balcani (gennaio 1946); delle discriminazioni razziali nel Sud-Africa, concernenti sia la situazione degli Indiani ivi residenti (giugno 1946), sia la politica di segregazione razziale o apartheid (settembre 1952); dell'indipendenza politica e dell'integrità territoriale della Cina (settembre 1949); della rappresentanza della Cina (dicembre 1949); la questione indopakistana relativa allo stato di Jammu e Kashmir (gennaio 1948); le questioni relative all'osservanza dei diritti umani nell'URSS (giugno 1948) e in Ungheria, Bulgaria e Romania (marzo 1949); la controversia anglo-iraniana dei petrolî (portata nel maggio 1951 dinanzi alla Corte internazionale di giustizia e nel settembre dinnanzi al Consiglio di sicurezza); la nomina di una commissione d'inchiesta per le future elezioni tedesche (novembre 1951); proteste varie: della Jugoslavia contro l'URSS e altri stati dell'Europa orientale (novembre 1951); proteste dell'Unione sovietica contro gli S. U. A. (novembre 1951; dicembre 1956; aprile 1958: contro i voli dei bombardieri atomici americani); della Cecoslovacchia contro gli S. U. A. (ottobre 1952); della Bimiania contro la Cina nazionalista (marzo 1953); proteste dell'URSS contro la violazione della libertà dei mari cinesi (settembre 1954) e per atti di aggressione contro la Cina popolare (ottobre 1954); degli S. U. A. contro l'URSS per attacco ad un loro aereo (settembre 1954); le questioni del Marocco (1951 e settembre 1952) e della Tunisia (aprile 1952 e febbraio 1958); la questione di Cipro (agosto 1954); dell'Algeria (gennaio 1955); delle ostilità fra la Cina popolare e Formosa (gennaio 1955); le questioni del Canale di Suez (luglio 1956), dell'Ungheria (ottobre 1956); del Libano e della Giordania (maggio 1958); dei rapporti fra Thailandia e Cambogia (novembre 1958); del Laos (agosto 1959); la questione della violazione dello spazio aereo sovietico da parte di aerei militari statunitensi, "U-2" (maggio 1960), e "RB-47" (luglio 1960); l'affare della cattura di Eichmann in Argentina (giugno 1960); la grave situazione determinatasi nel Congo ex belga con la sua accessione all'indipendenza (luglio 1960); la controversia italo-austriaca sullo "Status dell'elemento di lingua tedesca nella provincia di Bolzano. Applicazione dell'Accordo di Parigi del 5 settembre 1946" (ottobre 1960; novembre 1961).
L'azione delle N. U. in campo politico si è svolta attraverso difficoltà che sono venute via via crescendo con l'approfondirsi del contrasto fra i due cosiddetti "blocchi" dell'Est e dell'Ovest. Questo contrasto è ciò che determina in taluni casi la paralisi del Consiglio di sicurezza, la cui possibilità di azione è condizionata dall'unanime consenso dei "grandi". Gli effetti del contrasto stesso si trovano invece, per cosi dire, diluiti in seno all'Assemblea generale, dove, non vigendo questa norma di unanimità, i varî raggruppamenti di stati che di volta in volta si formano sulla base di costanti di massima abbastanza duttili da lasciar largo margine alle varianti, possono col loro peso, e grazie al pari valore di ogni singolo voto, consentire l'azione dell'ente anche in casi di violento e irriducibile dissidio tra le grandi potenze. In queste condizioni, è fatale che l'azione politica dell'organizzazione non possa sempre concludersi in un optimum di successo, come provano le vicende dell'Unione Sudafricana a proposito dell'ex Africa tedesca del SO, dell'Ungheria, del Congo. Ma due cose sono certe: che non vi è oggi situazione o controversia internazionale che non venga portata direttamente - o previo fallimento di normali vie diplomatiche - dinnanzi alle N. U.; e che, anche là dove l'azione di queste non appaia di immediata efficacia, sussiste pur sempre una sua funzione distensiva che tra l'altro riproporziona ogni singola questione nel contesto della vita internazionale.
Sviluppo amplissimo ha assunto l'attività che le N. U. svolgono in campo economico e sociale, in stretta collaborazione con i loro istituti specializzati. La loro azione è volta da un lato a consigliare e influenzare gli stati membri nella loro politica economica e sociale e nelle relative misure da adottare, e dall'altro a fornire agli stati stessi assistenza concreta per l'attuazione di tali misure (sono queste le cosiddette "funzioni operative" delle N. U.). Solo in casi particolari, quando uno stato non è in grado di provvedere a determinate necessità, le N. U. intervengono prestando direttamente soccorsi di vario genere e talora di vasta portata, agli individui. Tra i varî mezzi attraverso cui questa molteplice attività si svolge, primaria importanza hanno gli studî, le ricerche, i rapporti, le rassegne, i programmi, ecc., elaborati dalle N. U., e destinati a guida della relativa azione sia sul piano internazionale sia in quello nazionale; la promozione di convenzioni internazionali, di conferenze, di seminarî, ecc. Dall'enorme sviluppo di quest'azione internazionale di carattere economico e sociale sono emerse due esigenze d'ordine organizzativo: la necessità di considerare l'azione economica anche in funzione della situazione sociale - e viceversa - e la necessità di coordinare il più possibile l'azione svolta in questi campi dai competenti organi dell'organizzazione e dagli altri enti internazionali. La prima necessità è posta dalla stretta interdipendenza tra fattori economici e fattori sociali; la seconda dal pericolo di incorrere in lacune o in duplicati o in concorrenze dannose. A entrambe queste esigenze va provvedendo, con ritmo di recente più intenso, il Consiglio economico e sociale delle N. U. Un tipico genere di azione delle N. U. comune ai due campi - economico e sociale - è l'assistenza tecnica.
Attività economica. - Superato il primo biennio d'azione diretta, volta alla ricostruzione economica delle regioni devastate dalla guerra (v. unrra, in App. II, 11, p. 1065), le N. U. hanno affrontato i grandi problemi posti dall'esigenza di un coordinato sviluppo economico della comunità internazionale. A grandi linee, ecco i principali settori in cui si è svolta e si svolge la loro azione economica:
a) finanziamento dello sviluppo economico: il relativo sistema si articola nella Banca mondiale, che finanzia progetti di carattere pubblico o semipubblico, con garanzia governativa, e assicuranti una certa redditività; nella Società finanziaria internazionale, che assiste iniziative private, rischiose per loro natura, ma notevolmente redditizie (entrambi istituti specializzati delle N. U.); nel Fondo speciale, organo delle N. U., destinato ad assistere esclusivamente i paesi sottosviluppati nella realizzazione di progetti interessanti le risorse materiali e umane, le industrie, l'agricoltura, i trasporti e le comunicazioni, l'edilizia, l'igiene, l'istruzione, la statistica, l'amministrazione pubblica; e infine l'Associazione internazionale per lo sviluppo (filiale della Banca mondiale), la quale fornisce ai Paesi arretrati finanziamenti per far fronte alle necessità collegate col processo di sviluppo, a condizioni meno gravose di quelle dei prestiti di tipo convenzionale;
b) scambî commerciali e commercio dei grandi prodotti di base: i fini qui perseguiti sono la rimozione delle barriere commerciali, lo sviluppo del commercio interregionale, l'esame sul piano internazionale delle questioni commerciali, la graduale abolizione delle pratiche restrittive degli affari, l'agevolazione di consultazioni o azioni intergovernative per la soluzione di problemi inerenti al commercio delle principali materie di base, ecc.;
c) alimentazione e riforma agraria: l'azione in questo settore, condotta dalle N. U. di concerto con la FAO, è intesa a incoraggiare e ad aiutare gli stati a incrementare la produzione e ad evitare gli sprechi, a migliorare i trasporti di derrate nelle regioni soggette a carestie e a coordinarvi l'opera di soccorso internazionale e nazionale. È già da qualche anno allo studio la costituzione di una riserva alimentare mondiale destinata a fronteggiare le situazioni di emergenza. Particolare considerazione è stata data dalle N. U. e dagli istituti specializzati alla funzione della riforma agraria e delle cooperative rurali nel progresso economico;
d) integrazione dello sviluppo economico, industrializzazione e produttività: sulla base di appositi studî sono stati affrontati dalle N. U. sia i problemi d'ordine economico, sociale, fiscale, tecnico e organizzativo connessi con l'industrializzazione dei Paesi arretrati, sia le funzioni che, nell'attuazione dei programmi per la soluzione di tali problemi, possono svolgere tanto i paesi ad alto livello industriale quanto gli stessi Paesi sottosviluppati. Stabilita la necessità di una stretta cooperazione internazionale ai fini di un più redditizio impiego della mano d'opera, delle risorse naturali e dell'attrezzatura per la produzione, sono stati esaminati i mezzi per coordinare e integrare le politiche di sviluppo e conseguire così un'espansione equilibrata in tutti i settori dell'economia, attraverso misure variabili adatte alle condizioni specifiche dei singoli Paesi (per es. i governi sono stati invitati e aiutati a istituire centri nazionali per la produttività e a promuovere su basi stabili l'espansione del commercio estero). Più di recente sono state studiate iniziative di carattere nazionale e internazionale per accelerare i processi di industrializzazione, fornendo guida e assistenza pratica ai Paesi arretrati;
e) sfruttamento e conservazione di risorse naturali: il programma di azione internazionale in questo campo abbraccia in teoria tutte le risorse naturali, eccettuate quelle agricole; sono stati chiamati a parteciparvi gli stati membri, gli istituti specializzati, le O.N.G. interessate; i piani concreti in cui il programma di massima si è realizzato riguardano sinora le risorse minerali (ferro e metalli non ferrosi), le fonti di energia (energia atomica, solare, eolia, delle maree, geotermica e termale marittima) e le risorse idriche (specie considerate in funzione dello sviluppo delle terre aride). Economica nei suoi fini, ma squisitamente sociale nella sua essenza, è l'azione svolta dalle N. U. per affermare e far rispettare il principio del diritto di ogni popolo di sfruttare liberamente e a proprio vantaggio le proprie risorse naturali;
f) piena occupazione: l'azione delle N. U. in questo campo, basata sul principio della stretta interdipendenza fra stabilità d'impiego e stabilità economica generale, si è concretata in varî studî sulle misure intese a mantenere il pieno impiego e la stabilità economica su un piano sia nazionale sia internazionale, e in una serie di raccomandazioni rivolte a tal fine agli stati; sono state in particolare considerate le misure atte a ridurre le ripercussioni internazionali di eventuali recessioni economiche nazionali, a facilitare la mobilità internazionale della manodopera al fine di risolvere il problema della disoccupazione, a mantenere alti livelli di attività economica evitando nel contempo pressioni inflazionistiche, ecc;
g) elaborazione di statistiche: oltre alle numerose pubblicazioni contenenti dati statistici raccolti sulle più svariate materie nel massimo numero possibile di Paesi, i servizî statistici delle N. U. perseguono anche lo scopo di promuovere le statistiche nazionali, migliorandone il grado di comparabilità per giungere a classificazioni internazionali standard;
h) trasporti e comunicazioni: le N. U. servono da base di collegamento con gli istituti specializzati - ICAO, ITU, UPU e WMO - e gli altri enti internazionali competenti in materia; hanno inoltre promosso in questo campo la stipulazione di convenzioni ed accordi internazionali.
Attività sociale. - Altrettanto multiforme è l'opera svolta dalle N. U. nel settore sociale, la quale si estrinseca su un duplice piano, ideologico e materiale: da un lato per una migliore definizione, valorizzazione e difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali (libertà di espressione e di religione, libertà dal bisogno e dalla paura); dall'altro per una maggiore conoscenza e un alleviamento delle sofferenze umane. Sul fondamento della Dichiarazione universale dei diritti umani (v. diritti umani, in App. II, 1, p. 786) l'opera delle N. U. si estrinseca in forme diverse:
a) attività di studio e di pubblicazioni, espletata in base ai rapporti periodici dei governi sui provvedimenti presi in materia di rispetto dei diritti umani in ogni campo della vita sociale;
b) promozione ed elaborazione di strumenti internazionali quali le Convenzioni per la proscrizione del genocidio (1948), sullo status dei rifugiati (1951) e degli apolidi (1954), già in vigore; la Convenzione sui "diritti politici della donna" e sulla "cittadinanza della donna coniugata", già aperte alla firma degli stati; la Convenzione del 1949 per la soppressione del traffico delle persone e dello sfruttamento della prostituzione altrui (che unifica i quattro precedenti strumenti internazionali concernenti la tratta delle donne e dei fanciulli); la Convenzione supplementare relativa all'abolizione della schiavitù, della tratta degli schiavi e delle istituzioni e pratiche analoghe alla schiavitù (1956); la Convenzione sulla abolizione del lavoro forzato (elaborata di concerto con l'ILO; a questo genere di convenzioni va aggiunta la vasta messe di strumenti internazionali posti in essere per iniziativa dell'ILO). Alle Convenzioni si affiancano le "Dichiarazioni", come la citata Dichiarazione universale dei diritti umani (10 dic. 1948), la Dichiarazione sui diritti del fanciullo (1960) e quella sul diritto d'asilo contro le persecuzioni politiche (di imminente approvazione). Allo scopo di tradurre in norme giuridiche internazionali i principî posti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, le N. U. hanno inoltre elaborato due progetti di Convenzione: l'uno sui diritti civili e politici; l'altro sui diritti economici, sociali e culturali; questi progetti sono tuttora all'esame dell'A. G. che ne ha già approvato varî articoli. In materia di libertà d'informazione è stata già aperta alla firma la Convenzione sul diritto internazionale di correzione, mentre sono tuttora allo stato di progetto una Convenzione sulla libertà d'informazione e un'altra sulla raccolta e la trasmissione internazionale delle notizie. In conformità agli stessi principî che hanno ispirato questi tre strumenti, le N. U. hanno elaborato un progetto di Codice internazionale di etica giornalistica, che dovrebbe servire di norma generale per tutti coloro che per professione si occupano della raccolta e della diffusione di notizie e dei relativi commenti.
L'azione delle N. U. nel campo del diritto internazionale concernente i diritti umani non cessa dopo l'entrata in vigore di un dato strumento, ma prosegue mediante una costante opera di incitamento e di pressione morale esercitata sugli stati, attraverso apposite raccomandazioni, affinché gli stati aderiscano agli strumenti stessi e quindi ne traducano le norme nella rispettiva legislazione interna.
L'opera di raccomandazione e di assistenza delle N. U. per l'applicazione concreta nei singoli stati dei principî posti dalla Dichiarazione universale è vasta e tenace e investe tale una quantità di settori della vita sociale che sarebbe qui impossibile darne l'enumerazione. Ci limitiamo ad accennare alla lotta condotta dalle N. U. per l'abolizione delle misure discriminatorie fondate sulla razza, il colore, il sesso, la lingua, la religione, l'opinione politica o di qualsiasi altro genere, l'origine nazionale o sociale, la proprietà, la nascita, ecc.
Ai fini del benessere sociale individuale e collettivo le N. U. hanno sviluppato un vasto programma accompagnato da assistenza pratica ai governi, che si è estrinsecato in una serie di "servizî sociali": per l'elevazione morale e materiale delle famiglie (con particolare riguardo all'infanzia), per la riabilitazione dei minorati fisici, per la formazione di personale da adibirsi al lavoro sociale, ecc. Per la determinazione di opportune politiche di sviluppo sociale le N. U. hanno elaborato studî comparati sulle attuali condizioni di vita nelle più svariate regioni e sulle misure atte a migliorarle, raccomandando nello stesso tempo ai governi di promuovere una più ampia cooperazione internazionale, scientifica e culturale, in questo campo. Assai attiva è stata l'Organizzazione in materia di difesa sociale, specie per quanto concerne la prevenzione del delitto e il trattamento dei delinquenti (con particolare riguardo alla delinquenza giovanile), ai cui fini è stato creato un vasto ingranaggio internazionale: nomina da parte degli stati membri di esperti destinati a collaborare col Segretariato delle N. U., convocazione di conferenze regionali e di congressi mondiali, pubblicazione di un periodico di politica criminale, progettazione di norme relative ad un "minimum standard" di trattamento dei delinquenti, ecc.
Un'azione del tutto nuova e che sembra destinata a diffondersi con successo è stata quella dello "sviluppo delle comunità": essa consiste nel promuovere un processo inteso a creare condizioni di progresso economico-sociale per l'intera comunità mediante la più attiva partecipazione possibile della comunità interessata e dando il massimo affidamento alle sue stesse iniziative.
Oggetto di ampia programmazione integrata sono stati sia i problemi inerenti alla crisi degli alloggi nei centri urbani (considerata nei suoi aspetti sociali, economici, tecnici e amministrativi) sia l'azione internazionale di assistenza ai governi per aiutarli a provvedere in tal campo ai bisogni delle classi meno abbienti.
Le numerose questioni relative al tema "popolazione" sono state esaminate, con particolare attenzione nei confronti dei paesi sottosviluppati, sulla base della stretta correlazione esistente tra i fattori demografici, economici e sociali (per es. ripercussioni diverse che la fertilità e la mortalità producono nella composizione per età di una data popolazione, e quindi sulla relativa disoccupazione o sulla carenza di mano d'opera). Nei confronti delle migrazioni, il programma internazionale - che le N.U. hanno curato di concerto con l'ILO, la FAO, l'OMS, l'UNESCO ed il CIME - è volto tanto a promuovere ed assistere quei movimenti migratorî che risultano necessarî per i paesi di emigrazione e per quelli di immigrazione, quanto a garantire un adeguato trattamento agli emigranti ed a favorirne l'adattamento nel nuovo ambiente.
Vanno infine ricordati i tre grandi settori, di carattere essenzialmente sociale, nei quali si è largamente esplicata l'opera delle N. U.: il controllo internazionale degli stupefacenti; l'assistenza all'infanzia; l'assistenza ai rifugiati.
Nei confronti dei territorî ancora soggetti, l'azione delle N. U. si svolge su due piani ben distinti: nei confronti dei territorî in amministrazione fiduciaria e nei confronti di tutti gli altri territorî non autonomi. In questo duplice settore l'Organizzazione presenta uno sviluppo alquanto diverso da quello previsto a S. Francisco. Per i "territorî non autonomi" l'art. 73 dello statuto stabilisce che i relativi stati amministranti si conformino a determinati principî, tra cui fondamentale quello della "preminenza degli interessi degli abitanti di questi territorî", e comunichino "a titolo informativo" al segretario generale informazioni periodiche relative alle condizioni economiche e sociali dei territorî di cui sono responsabili. Quanto al regime di amministrazione fiduciaria, l'art. 77 prevede che, oltre ai territorî già sotto "mandato" (lett. a) ed a quelli appartenenti agli stati ex nemici (lett. b), anche altri territorî (lett. c) siano posti "volontariamente" in regime di a. f. (nel 1958 i territorî non autonomi erano 55, oltre a 6 il cui status era controverso). Ora, è accaduto questo: oltre agli undici territorî appartenenti alle categorie a) e b) che tra il 1946 e il 1950 sono stati oggetto di un accordo di amministrazione fiduciaria, nessun altro territorio è passato, in virtù della lettera c), in tale regime. Cosicché, con la futura accessione all'indipendenza degli ultimi territorî ancora in amministrazione fiduciaria, si porrà all'Organizzazione il problema di uno dei suoi organi principali - il Consiglio di amministrazione fiduciaria - che si troverà praticamente svuotato d'ogni sua competenza. Per converso, grande sviluppo ha assunto la funzione di raccomandazione e di consiglio delle N. U. nei confronti dei "territorî non autonomi". Il Comitato delle informazioni relative ai territorî non autonomi, organo sussidiario istituito nel 1949 dall'Assemblea generale e avente il compito di formulare raccomandazioni di carattere generale (non relative quindi a singoli territorî) ha visto notevolmente ampliarsi la propria materia, mentre sempre più numerosi e voluminosi e specializzati per materia si sono fatti i rapporti del segretariato sui "Progressi conseguiti dai territorî non autonomi in conformità al cap. 11 dello statuto". Particolare significativo: nonostante ciò non sia previsto dallo statuto, alcune potenze amministranti hanno di recente preso l'iniziativa di trasmettere alle N. U. informazioni di carattere politico sui rispettivi territorî. Interpellata in proposito, l'Assemblea generale, oltre ad approvare l'iniziativa stessa, ne ha raccomandato l'esempio.
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