NAZIONI UNITE
(App. II, II, p. 391; III, II, p. 229; IV, II, p. 558)
Le N.U. hanno continuato a operare nel duplice grande compito che lo statuto loro affida: da un lato promuovere lo sviluppo della cooperazione internazionale, dall'altro assicurare il mantenimento della pace nel mondo, cercando di comporre le controversie internazionali e spegnendo i focolai di conflitti armati accesi nonostante ogni sforzo di tempestiva conciliazione.
All'uopo l'Organizzazione si è giovata delle singole procedure della tecnica diplomatico-societaria. Valgano i seguenti esempi. Nel luglio 1987, grazie al suo intervento, si concluse la guerra tra Iran e ῾Irāq, che durava da lunghi anni. Nel maggio 1988, furono raggiunti gli accordi intesi a far cessare l'occupazione sovietica dell'Afghānistān. Nel marzo 1990, promossa dalle N.U., si realizzò l'indipendenza della Namibia, da tempo oggetto di studi e di discussioni sul piano diplomatico plurilaterale. Missioni delle N.U. vigilarono sulle elezioni politiche in due stati dell'America Centrale, Haiti e Nicaragua. Ai fini della pace in Cambogia, le N.U. fornirono una struttura di appoggio per un progetto di riconciliazione nazionale. Costante oggetto dell'interessamento delle N.U. è la questione del Sahara occidentale relativa allo svolgimento del referendum per lo stato futuro del territorio, nel senso di deciderne l'integrazione nel Marocco ovvero di promuoverne l'indipendenza. Per l'applicazione dell'ordine di cessate il fuoco, le N.U. inviarono in Angola una duplice missione. La questione dell'apartheid, da molto tempo motivo d'instabilità politica per il Sud Africa e, di riflesso, per l'intero continente, è stata oggetto di un'efficace azione diplomatica delle N.U., e ha trovato finalmente soluzione nelle decisioni assunte dal governo sudafricano nel senso di abrogare gli atti legislativi connessi con la questione stessa. Dopo plurime e vane procedure diplomatiche, il conflitto tra l'῾Irāq e il Kuwait entrò nella sua fase conclusiva (gennaio 1991) in virtù delle sanzioni militari approvate dal Consiglio di Sicurezza (la cosiddetta Guerra del Golfo).
Nella multiforme diplomazia esterna che è propria dell'Organizzazione, le N.U. hanno sempre agito per rispondere alle esigenze umanitarie delle popolazioni. Tra gli interventi più recenti: quello in favore dei Curdi, fortemente minacciati nella loro stessa esistenza per la dura reazione irachena ai moti d'indipendenza; quello per la liberazione degli ostaggi occidentali detenuti in Libano, e dei prigionieri libanesi in mano israeliana; quello in favore delle genti slovene, croate e bosniache coinvolte nella repressione dei moti d'indipendenza dallo stato iugoslavo (1992). Per questa ultima particolarmente grave questione umanitaria, dopo le reiterate missioni di pace, le N.U. hanno deliberato l'invio nella zona di reparti di ''caschi blu''.
Nel 1993, le N.U. sono state impegnate per la pacificazione in vari settori geografici: in Africa, in Europa e anche in Asia. In Mozambico, la missione delle N.U. tende ormai a concludersi: promosso tra i due partiti avversari un accordo per fondere unitariamente le esigenze essenziali dell'uno e dell'altro, resta ora da vigilare sull'attuazione dell'accordo stesso in un clima di restaurata pace. In Somalia, l'opera delle N.U. − originariamente concepita come azione umanitaria in favore di una popolazione stremata dalla fame e dalle malattie − è ora gravemente ostacolata dall'intransigenza delle parti in contrasto, le quali continuano a combattersi aspramente coinvolgendo nelle loro azioni guerresche le stesse forze di pace. In Bosnia, riuscito vano un tentativo di mediazione da parte di esponenti delle N.U. (P. Carrington e C. Vance), il carattere militare dell'intervento societario si è intensamente accentuato, e sempre più difficile è apparso un accordo pacificatore tra le parti avversarie, che sono, a un tempo, i Serbi, i Croati e i Musulmani. Il problema, è, oggi, allo studio dei responsabili organi − civili e militari − delle N.U., e costituisce l'occasione, non differibile, per riconsiderare il loro ruolo nei conflitti interni degli stati, e per definire altresì le forme più efficaci d'intervento delle forze armate dell'Organizzazione.
Di grande momento, nella storia del diritto internazionale, è la diplomazia giuridica dell'Organizzazione, in quanto promotrice di un vasto e multiforme processo di codificazione.
All'uopo le N.U., attuando un impegno statutario (art. 13, 1, a), convocarono tra il 1961 e il 1978 una serie di conferenze a Vienna, con particolare riguardo al diritto diplomatico: la Conferenza sulle relazioni diplomatiche, conclusa con la Convenzione di Vienna del 18 aprile 1961; la Conferenza sulle relazioni consolari, che adottò la Convenzione di Vienna del 24 aprile 1963; la Conferenza per il diritto dei trattati, che elaborò la Convenzione di Vienna del 23 maggio 1969; la Conferenza sulle relazioni tra gli stati e le organizzazioni internazionali di vocazione mondiale, che diede origine alla Convenzione di Vienna del 14 marzo 1975; la Conferenza sulla successione nei trattati, che si concluse con l'adozione della Convenzione di Vienna dell'agosto 1978. Nello stesso periodo, per la codificazione del diritto diplomatico, le N.U. si valsero di procedure e strutture diverse da quelle delle conferenze internazionali: costituite, cioè, dagli stessi organi di esse. La vi Commissione e l'Assemblea generale furono così chiamate a elaborare la Convenzione sulle missioni speciali (New York, 15 dicembre 1969), e la Convenzione per la protezione delle persone titolari di uno status internazionale, compresi gli agenti diplomatici (New York, 1973).
Negli anni Ottanta, la diplomazia giuridica delle N.U. diede luogo a importanti attuazioni. A conclusione di una Conferenza diplomatica svoltasi in una serie di sessioni, nel dicembre 1982, a Montego Bay (Giamaica), fu sottoscritta la Convenzione sul diritto del mare, intesa a dare definizione giuridica alle singole questioni rimaste ancora insolute. Nell'aprile 1983, fu convocata a Vienna una conferenza diplomatica che elaborò e adottò la Convenzione sulla successione internazionale nella proprietà degli stati, degli archivi e del debito pubblico. Nel marzo 1986, una nuova Conferenza diplomatica delle N.U. concluse la Convenzione del diritto dei trattati tra gli stati e le organizzazioni internazionali o tra le organizzazioni stesse. Nei programmi delle N.U. un'ulteriore vasta opera di codificazione è prevista su temi diversi. Segnatamente: il diritto sulla responsabilità degli stati; lo status del corriere diplomatico e della valigia diplomatica non accompagnata da corriere diplomatico; l'immunità giurisdizionale degli stati; un progetto di codice per i crimini contro la pace e la sicurezza dell'umanità.
Eventi di rilevanza storica hanno in questi ultimi anni segnato una svolta nella conduzione politica e diplomatica alle N.U.; tra essi (oltre i più recenti sviluppi della decolonizzazione), la fine della guerra fredda e la disgregazione dell'impero sovietico. L'Organizzazione è messa ora in grado di compiere un'azione unitaria nell'attuazione dei suoi fini istituzionali. Il rinnovato e vario interesse degli stati per l'Organizzazione stessa ha ispirato molteplici proposte di riforma di diversa natura e portata. Una di esse, di carattere formale, concerne per es. l'eliminazione dallo statuto di espressioni e di norme divenute anacronistiche, quale è, tipicamente, quella di ''stati ex nemici''. Un'altra di carattere, invece, istituzionale attiene alla composizione del Consiglio di Sicurezza, di cui si auspica da tempo l'allargamento dei seggi permanenti a stati di antica tradizione politica e diplomatica (quali l'Italia e la Germania, già partecipi del Consiglio della Società delle Nazioni).
Comunque ciò sia, nella presente situazione politica internazionale le N.U. sono più che mai un importante punto di riferimento, in quanto sede per una più vasta e necessaria cooperazione internazionale, e per la pace del mondo.
Bibl.: B. Conforti, Le Nazioni Unite, Padova 1986; A. Maresca, Nazioni Unite, in Dizionario Giuridico Diplomatico, Milano 1991, pp. 365-66.