Organizzazione delle Nazioni Unite
Dopo la Prima guerra mondiale venne fondata la Società delle Nazioni, che nella proposta del presidente statunitense Woodrow Wilson sarebbe stata la prima organizzazione mondiale per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, la cooperazione internazionale e lo sviluppo del diritto internazionale. Essa rappresenta il precursore dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Un), tuttavia non poté evitare l’invasione giapponese in Manciuria, l’invasione italiana in Etiopia e, infine, l’invasione della Polonia e il secondo conflitto mondiale.
Quindi, già durante la Seconda guerra mondiale, le potenze vincitrici si riunirono più volte ed elaborarono i principi fondamentali della futura Carta delle Nazioni Unite. Stati Uniti e Regno Unito adottarono la Carta Atlantica nel 1941, cui seguirono i vertici di Mosca, Dumbarton Oaks e Yalta. I due paesi concordavano sulla necessità di vietare il ricorso alla forza armata nelle relazioni internazionali, ma avevano approcci diversi circa la vocazione universale delle future Nazioni Unite e la decolonizzazione: il Regno Unito aveva infatti un’idea più ispirata al regionalismo e non voleva rinunciare al proprio impero coloniale, tuttavia fu l’approccio statunitense a prevalere. L’ex Unione Sovietica svolse invece un ruolo relativamente marginale nella creazione delle Un, ad eccezione del potere di veto in seno al Consiglio di sicurezza (il paese non poteva accettare che le decisioni non fossero prese all’unanimità dei membri permanenti) e al sostegno al principio di autodeterminazione dei popoli. Nel 1945 la Conferenza diplomatica di San Francisco elaborò e adottò la Carta delle Nazioni Unite sulla base della proposta di Stati Uniti e Regno Unito. Oltre alle potenze vincitrici parteciparono alla Conferenza anche i 42 stati che avevano dichiarato guerra alla Germania o al Giappone (inclusa l’India, che non era ancora indipendente), oltre a Argentina, Danimarca, Bielorussia e Ucraina.
Nel tempo l’Organizzazione è divenuta ‘quasi’ universale. Con il processo di decolonizzazione negli anni Sessanta e Settanta, infatti, numerosi paesi in via di sviluppo hanno aderito alle Un, tanto che ora essi rappresentano la maggioranza in seno all’Assemblea generale. Più recentemente hanno fatto il loro ingresso la Svizzera, Timor Est e il Montenegro, fino agli attuali 192 membri. Il Sud Sudan potrebbe diventare il 193° membro. La Cina, a seguito della guerra civile conclusasi nel 1949 con la vittoria di Mao Zedong e il trasferimento del governo di Chiang Kai-shek a Taiwan, fu inizialmente rappresentata dalla Repubblica di Cina (Taiwan), ma nel 1971 l’Assemblea generale decise che il seggio cinese avrebbe invece dovuto essere ricoperto dalla Repubblica Popolare Cinese. In seguito Taiwan ha fatto richiesta di adesione per 14 volte (prima come ‘Repubblica di Cina’ e poi come ‘Taiwan’), ma questa gli è sempre stata negata. Infine, la Palestina, la cui soggettività internazionale è dubbia, e la Santa Sede sono osservatori permanenti dell’Organizzazione.
Le finalità delle Un sono il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, lo sviluppo delle relazioni amichevoli tra gli stati, fondate sul rispetto del principio dell’uguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli, la collaborazione in campo economico, sociale, culturale e umanitario, la promozione del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a vantaggio di tutti gli individui. Inoltre, le Un mirano a promuovere il disarmo e il regolamentazione degli armamenti, accrescere il rispetto per il diritto internazionale, incoraggiare lo sviluppo progressivo del diritto internazionale nonché la sua codificazione.
Storicamente, negli anni Cinquanta e Sessanta le Un hanno svolto un ruolo di rilievo nel processo di decolonizzazione e quindi nel quadro del principio di autodeterminazione dei popoli. In seguito, negli anni Sessanta e Settanta le Un hanno contribuito alla cooperazione economica e sociale al fine di ridurre le gravi disuguaglianze economiche tra gli stati. Quindi, con la fine della Guerra fredda e a partire dalla Guerra del Golfo del 1991, il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale è divenuto l’attività principale dell’Organizzazione. Infatti, solo con la fine della contrapposizione tra l’ex Unione Sovietica e gli Stati Uniti, entrambi membri permanenti con potere di veto, il Consiglio di sicurezza ha potuto evitare lo stallo (testimoniato dai 279 veti posti nel periodo bipolare) e trovare maggiore consenso nelle decisioni relative al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
La storia delle Nazioni Unite, dell’evoluzione del suo complesso organigramma e della controversa efficacia dei suoi meccanismi decisionali e di funzionamento, si accompagna indissolubilmente alla questione di una loro possibile riforma. Il tema è discusso da decenni, ma è soprattutto con la fine della Guerra fredda e l’ingresso nel 21° secolo che la sfida di un rinnovamento del sistema delle Nazioni Unite è entrata prepotentemente nell’agenda politica del ‘Palazzo di vetro’.
Ciò comporta non solo la necessità di un aggiornamento delle policies e delle competenze dei vari organi delle Nazioni Unite, ma anche una revisione della stessa architettura istituzionale, specie dei suoi fori intergovernativi, pensata ormai più di sessant’anni fa e quindi sulla base di un’agenda internazionale e di un equilibrio di potenza mondiale profondamente diversi da quelli attuali.
Sono dunque due le macrodirezioni verso cui si è andato indirizzando tanto il dibattito quanto le prime misure già adottate nel processo di riforma del sistema Un. Da un lato, migliorare ciò che già esiste e cercare di rendere più efficienti ed efficaci gli interventi che i dipartimenti, le agenzie, i fondi e i programmi delle Nazioni Unite mettono in campo: un obiettivo da perseguire tramite la razionalizzazione delle risorse impiegate, il perfezionamento dei meccanismi di accountability (in grado di identificare una catena di compiti e ruoli più chiara), la ristrutturazione o la creazione ex novo di strutture e organismi con l’obiettivo di aggiornarne politiche, progetti e missioni.
Dall’altro, adeguare i meccanismi e le titolarità all’interno degli organi decisionali ai mutamenti sostanziali che sono occorsi da quando la Carta delle Nazioni Unite è stata scritta, specie in considerazione dei nuovi equilibri di potere emersi a seguito del recente processo di transizione dello status di potenza da alcune regioni mondiali ad altre, e che hanno registrato l’affermazione di nuove realtà emergenti sulla scena politica mondiale.
La prima direzione ha riguardato soprattutto la risposta alle emergenze umanitarie, il perfezionamento delle operazioni di peacekeeping, una maggior attenzione alla fase di ricostruzione successiva ai conflitti e ancora la messa in campo di nuovi strumenti per sfide, più o meno recenti, non sufficientemente affrontate in passato. Ne sono esempi l’istituzione del Department of Field Support (2007), la proposta di istituire una centrale per il peacekeeping nel continente africano, la ristrutturazione del Department for Disarmament Affairs (oggi diventato Office for Disarmament Affairs), e ancora la creazione della United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women (2010), e di due importanti nuovi organi come il Consiglio dei diritti umani e la Commissione per il consolidamento della pace.
La seconda direzione, invece, ha visto convergere (ma non coincidere) la volontà della gran parte dei membri di riformare tutti e tre gli organismi intergovernativi delle Un: l’Assemblea generale, il Consiglio economico e sociale (Ecosoc) e il Consiglio di sicurezza. Se, per quanto riguarda l’Assemblea generale, si è cercato di restituirle il ruolo di centro di impulso politico di tutto il sistema Un, migliorandone i metodi di lavoro e i collegamenti con gli altri organi, ugualmente importante è stato il tentativo di rafforzare l’Ecosoc come corpo di riferimento nel collegare le Nazioni Unite alle istituzioni finanziarie internazionali e alle principali organizzazioni della società civile degli stati membri.
È tuttavia la riforma del Consiglio di sicurezza, il più importante organo decisionale delle Un per la gestione e il mantenimento della sicurezza e della pace nel mondo, che negli anni ha non solo catalizzato la maggior attenzione politica e diplomatica degli stati membri, ma ha anche visto divergere le specifiche posizioni nel merito. Dopo più di quindici anni di dibattiti e round negoziali (che sono ripartiti nel 2009), emergono sostanzialmente almeno due visioni contrapposte di riforma. Da una parte ci sono quegli stati che, guidati dal cosiddetto gruppo dei quattro (G4), composto da Germania, India, Brasile e Giappone, vorrebbero mantenere inalterata la ratio della struttura e del funzionamento del Consiglio, allargandone tuttavia tanto il numero complessivo di membri (attualmente fissato a 15) quanto quello dei seggi permanenti (oggi detenuti dai cosiddetti big five e quindi da Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito). Dall’altra parte troviamo invece coloro che sono fautori di un approccio più inclusivo e flessibile, che si oppone a un aumento dei seggi permanenti e tenta piuttosto di privilegiare, nella rappresentanza di un rinnovato Consiglio di sicurezza, il carattere plurale della comunità internazionale contemporanea, una maggiore rilevanza per la dimensione politica regionale e la ricerca di un più ampio consenso possibile, specie nell’assunzione di responsabilità in materia di sanzioni e peacekeeping. Capofila di questa seconda visione è il cosiddetto gruppo Uniting for Consensus, alla cui testa figurano paesi come l’Italia, il Messico, il Pakistan, l’Argentina e la Corea del Sud.
Assemblea generale. – L’Assemblea generale è il principale organo deliberativo delle Un e si riunisce nella sessione formale ogni autunno a New York. Essa è composta da rappresentanti di tutti i paesi membri, attualmente 192 stati, e ha una competenza amplissima poiché può pronunciarsi su qualsiasi questione rientrante negli scopi perseguiti dalle Un. Nel tempo l’Assemblea generale ha formulato numerose raccomandazioni, dichiarazioni, progetti di convenzioni in materia di diritti umani, sviluppo economico, minacce alle pace e molte altre materie. Per quanto le raccomandazioni e le dichiarazioni non abbiano natura vincolante, tuttavia tali atti hanno inciso notevolmente nello sviluppo del diritto internazionale, come mostra l’esempio della Dichiarazione universale dei diritti umani. Viceversa, l’Assemblea può adottare decisioni vincolanti per quanto concerne la ripartizione tra i membri delle spese dell’organizzazione, che vincola tutti gli stati, le modalità e i tempi per la concessione dell’indipendenza a territori sotto dominio coloniale, la creazione di organi sussidiari e l’elezione di membri di altri organi, come il Consiglio di sicurezza, l’Ecosoc e il segretario generale. Ogni stato ha un voto e generalmente le votazioni avvengono a maggioranza semplice, mentre occorre la maggioranza di due terzi per le decisioni su pace e sicurezza, ammissione di nuovi membri e bilancio.
Consiglio di sicurezza. – Il Consiglio di sicurezza è formato da 15 membri. Di questi, cinque siedono a titolo permanente e sono le potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale: Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Federazione Russa (che ha preso il posto dell’ex Unione Sovietica dopo la dissoluzione di quest’ultima nel 1991) e Cina. Essi godono del cosiddetto ‘potere di veto’, ovvero possono impedire l’adozione di una delibera che non abbia mero carattere procedurale col proprio voto negativo. Peraltro essi possono esercitare il veto anche sulla questione se una materia è da considerare procedurale o meno. L’astensione di un membro permanente è ‘costruttiva’, ovvero non blocca l’adozione di una decisione. Il veto non ha impedito solo il complessivo funzionamento del Consiglio durante la Guerra fredda, ma è stato anche usato per opporsi alla nomina di alcuni segretari generali e all’ingresso di alcuni membri. In ogni caso, negli ultimi anni è stato usato più raramente.
Gli altri 10 membri sono eletti per un biennio dall’Assemblea generale e non hanno potere di veto. Generalmente le delibere sono adottate a maggioranza di nove membri (mentre per l’elezione dei giudici della Corte internazionale di giustizia occorrono otto voti favorevoli).
Il Consiglio di sicurezza ha una competenza piuttosto limitata rispetto all’Assemblea generale, in quanto si occupa prevalentemente delle questioni attinenti al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, di raccomandare l’ingresso di nuovi membri, della nomina del segretario generale all’Assemblea generale e di eleggere i giudici della Corte internazionale di giustizia. Tuttavia ha maggiori poteri nell’adozione di atti vincolanti, oltre alle raccomandazioni.
Consiglio economico e sociale. – Il Consiglio economico e sociale (Ecosoc) è composto da 54 membri eletti dall’Assemblea generale per tre anni. I membri devono garantire la rappresentanza di ogni regione (14 sono allocati a stati africani, 11 a stati asiatici, sei all’Europa orientale, 13 all’Europa occidentale e 10 a stati latinoamericani).
L’Ecosoc supervisiona le attività delle Un nell’ambito economico e sociale, quindi ha una competenza molto ampia. Tuttavia i suoi poteri sono piuttosto limitati: il Consiglio ha il compito di discutere, proporre, raccomandare, promuovere studi, coordinare l’azione delle agenzie specializzate e istituire organi sussidiari nei settori di propria competenza (nel 1946 ha istituito la Commissione sui diritti umani).
Per i paesi in via di sviluppo tali attività sono centrali, in quanto rappresenterebbero la necessaria precondizione per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale; di qui l’importanza per questi paesi di rafforzare e riformare il ruolo e i poteri del Consiglio economico e sociale.
Consiglio di amministrazione fiduciaria. – Il Consiglio di amministrazione fiduciaria è composto dai membri che amministravano i territori in amministrazione fiduciaria, dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza che non amministravano territori in amministrazione fiduciaria e da alcuni membri eletti per tre anni dall’Assemblea generale, determinati in modo da garantire che il numero totale dei membri del Consiglio si divida in parti uguali tra i membri che amministravano e quelli che non amministravano territori in amministrazione fiduciaria (in totale 14 membri).
In origine il Consiglio si occupava delle questioni relative ad alcune categorie di paesi non indipendenti, quali territori sottoposti a mandato, territori tolti agli stati nemici in conseguenza della Seconda guerra mondiale, altri territori sottoposti volontariamente al regime dell’amministrazione fiduciaria da parte degli stati responsabili della loro amministrazione. Il Consiglio doveva condurre studi e presentare raccomandazioni sui territori amministrati e promuovere lo sviluppo di un governo locale. Tuttavia all’indipendenza del Ghana, primo territorio indipendente nel 1957, è seguita quella di numerosi altri paesi negli anni Sessanta e Settanta (Togo, Camerun, Somalia, Samoa, Nauru, Papua Nuova Guinea), fino ad arrivare all’indipendenza di tutti i territori amministrati. Con l’indipendenza di Palau nel 1994, il Consiglio ha smesso di operare e ha adottato una risoluzione in base alla quale esso non si riunisce più annualmente ma solo se necessario, su sua decisione o su decisione del suo presidente, o su richiesta della maggioranza dei membri dell’Assemblea generale e del Consiglio di sicurezza.
Corte internazionale di giustizia. – Erede della Corte di giustizia internazionale permanente della Società delle Nazioni, la Corte internazionale di giustizia è il principale organo giudiziario delle Un.
Essa è composta da 15 giudici che sono eletti dall’Assemblea generale e dal Consiglio di sicurezza (che votano a maggioranza assoluta). Il loro mandato è di nove anni e, per garantire continuità, un terzo dei membri sono eletti ogni tre anni. La Corte non può includere più di un cittadino dello stesso stato e deve rappresentare le principali ‘forme di civiltà’ e i principali sistemi giuridici del mondo. Di fatto questo ha implicato una distribuzione dei giudici tra le regioni che, attualmente, vede tre giudici africani, due da America Latina e Caraibi, tre dall’Asia, cinque dall’Europa occidentale e altri paesi, e due dall’Europa orientale. Inoltre, nella prassi la Corte ha sempre incluso giudici delle nazionalità dei membri del Consiglio di sicurezza (ad eccezione della Cina).
La Corte può pronunciarsi sulle controversie di natura legale tra gli stati applicando le norme di diritto internazionale. Solo gli stati possono adire la corte e non gli individui. Dal primo caso, nel 1947, di un ricorso del Regno Unito contro Albania relativo al Canale di Corfù, la Corte è stata investita di 151 casi (al maggio 2011) e ha avuto modo di pronunciarsi sull’uso della forza, sulle norme internazionali in materia di ambiente, su controversie territoriali e numerose altre questioni.
Inoltre la Corte svolge una funzione consultiva, potendo emanare un parere su qualsiasi questione giuridica richiesta dall’Assemblea o dal Consiglio di sicurezza, o da altri organi su autorizzazione dell’Assemblea.
Segretariato. – Il Segretariato è l’organo amministrativo delle Un e svolge le funzioni assegnatigli dal Consiglio di sicurezza, all’Assemblea generale e da altre istituzioni.
Esso è guidato dal segretario generale, nominato dall’Assemblea su proposta del Consiglio di sicurezza e in carica per cinque anni. Il segretario generale rappresenta le Un all’esterno e può portare all’attenzione del Consiglio di sicurezza ogni questione che a suo parere sia suscettibile di minacciare la pace e la sicurezza internazionale.
Dal gennaio 2007 il coreano Ban Ki-Moon è succeduto a Kofi Annan, divenendo l’ottavo segretario generale delle Un. Egli è il secondo segretario generale di provenienza asiatica, e in occasione della sua elezione sei delle sette candidature prese in esame erano relative a persone provenienti dal continente asiatico. Le sue priorità sono la lotta ai cambiamenti climatici, il disarmo, la risposta alla crisi finanziaria e alla povertà, la salute globale, la pace e la sicurezza, la condizione femminile, la ‘responsabilità di proteggere’ e la riforma delle Un.
Bilancio. – Le Nazioni Unite prevedono diversi tipi di bilancio per le attività svolte: il ‘regular budget’, il bilancio dei tribunali internazionali e il bilancio delle missioni di peacekeeping. Il bilancio è approvato dall’Assemblea generale su raccomandazione di un team di esperti che rivede le proposte del segretario generale.
Il ‘regular budget’ è finanziato attraverso i contributi di ciascun membro, decisi sulla base di vari fattori, tra cui il pil, il pil pro capite e il debito. Principio fondamentale del bilancio è sempre stato quello della ‘capacità di pagare’, in base al quale i paesi industrializzati pagano significative percentuali delle spese mentre i paesi in via di sviluppo una percentuale più bassa. Tuttavia, il mancato pagamento dei contributi da parte degli stati ha rappresentato un problema molto frequente e ha gravato sul bilancio dell’organizzazione. Se un membro è in arretrato rispetto al pagamento della propria quota e l’ammontare dell’arretrato eguaglia o eccede l’ammontare del contributo dovuto nei due anni precedenti, il membro perde il diritto di voto in seno all’Assemblea generale. Tuttavia quest’ultima può permettere il voto se il mancato pagamento è dovuto a cause che esulano dalla responsabilità di quel membro.
Il bilancio delle missioni di peacekeeping pone i maggiori problemi poiché non c’è base giuridica nella Carta delle Un al riguardo e quindi alcuni stati hanno rifiutato di accettare l’onere dei costi.
Attività. – La competenza delle Un è amplissima. Uno dei limiti previsti dalla Carta è che le Nazioni Unite non devono intervenire nelle questioni «che appartengono essenzialmente alla competenza interna di uno stato»: inizialmente tale nozione era strettamente collegata al tradizionale principio del divieto di ingerenza negli affari interni degli stati, ma nel tempo il cosiddetto ‘dominio riservato’ degli stati è andato assottigliandosi, soprattutto grazie all’estensione della tutela dei diritti umani che limita la libertà dello stato di agire senza vincoli anche nel proprio territorio.
Principale attività delle Un è il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Agli stati è imposto l’obbligo di risolvere le proprie controversie in maniera pacifica senza ricorso alla forza. Unica eccezione è rappresentata dalla legittima difesa, individuale o collettiva, nel caso in cui uno stato debba rispondere a un atto di aggressione, e fino a che il Consiglio non abbia preso le misure necessarie a ristabilire la pace. Accanto al divieto dell’uso della forza nei rapporti internazionali è previsto un sistema di sicurezza accentrato nel Consiglio di sicurezza. Quest’ultimo, dopo aver accertato l’esistenza di una minaccia alla pace, di una violazione alla pace o di un atto di aggressione può adottare delle misure non implicanti l’uso della forza (sanzioni) o delle misure implicanti l’uso della forza. Come misure implicanti l’uso della forza il Consiglio di sicurezza ha autorizzato, soprattutto dopo il tramonto del bipolarismo, operazioni militari da parte degli stati membri, come quella in Libia nel febbraio 2011. Inoltre il Consiglio ha creato delle forze incaricate del mantenimento della pace con compiti più limitati. Queste ultime sono le missioni di peacekeeping (composte dai cosiddetti ‘caschi blu’), non previste dalla Carta, ma sviluppate già nel periodo iniziale delle Un come un’azione internazionale neutrale volta a facilitare il processo di pace. Le forze possono operare solo se lo stato dove devono essere dislocate acconsente a ciò e al segretario generale è delegato il compito del reperimento, attraverso accordi con gli stati membri, e del comando delle forze internazionali. La Carta prevedeva che, oltre alla decisione di usare la forza, il Consiglio fosse responsabile anche della direzione delle operazioni militari, attraverso un contingente internazionale facente capo a quest’ultimo; tuttavia, la forza collettiva prevista dalla Carta non è mai stata creata.
Nel campo della cooperazione economica e sociale le Un hanno adottato alcune dichiarazioni e risoluzioni, come la Dichiarazione sul diritto allo sviluppo del 1986, definito come diritto inalienabile in base al quale a ogni individuo spetta di partecipare, contribuire e beneficiare dello sviluppo economico, sociale, culturale e politico nel quale tutti i diritti umani e le libertà fondamentali possano essere realizzate. Nel 2010 le Un hanno adottato la Dichiarazione del millennio, che impegna i membri a ridurre la povertà e, a questo scopo, raggiungere gli ‘Obiettivi di sviluppo del Millennio’ entro il 2015. Inoltre, le Un promuovono la cooperazione economica attraverso le agenzie specializzate, i programmi e i fondi.
Nell’ambito dei diritti umani le Nazioni Unite hanno avuto un ruolo cruciale. L’Assemblea generale ha approvato la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo il 10 dicembre 1948, strumento non vincolante che tuttavia ha avuto un impatto notevole e rappresenta il primo di numerosi strumenti internazionali a tutela dei diritti umani. Nel 1966 l’Assemblea generale ha poi adottato il Patto sui diritti civili e politici e il Patto sui diritti economici, sociali e culturali (entrati in vigore dieci anni più tardi). Inoltre, nel tempo l’Assemblea ha formulato standard e proposto progetti di convenzioni, come quella per l’eliminazione delle discriminazioni razziali, per l’eliminazione delle discriminazioni nei confronti delle donne, o quella sullo status di rifugiato. Organo di monitoraggio del rispetto dei diritti umani era la Commissione sui diritti umani, sostituita nel 2006 dal Consiglio dei diritti umani.
È poi nell’ambito delle Un che si è svolto il cosiddetto ‘Summit della terra’ a Rio de Janeiro nel 1992 (Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sullo sviluppo), che elaborò la Convenzione sui cambiamenti climatici volta a ridurre le emissioni di gas serra e il riscaldamento globale.
America centrale (1989-92): Onuca
Costo totale: 92 milioni di dollari
Angola (1989-99): Unavem I (1989-91), Unavem II (1991-95), Unavem III (1995-97), Monua (1997-99)
Costo totale: 1370 milioni di dollari
Bosnia-Erzegovina (1993-2002) e Croazia (1993-95): Unprofor (1993-95), Unmibh (1995-2002)
Costo totale: 4800 milioni di dollari
Burundi (2004-06): Onub
Costo totale: 678 milioni di dollari
Cambogia (1991-93): Unamic (1991-92), Untac (1992-93)
Costo totale: 1600 milioni di dollari
Congo (Repubblica Democratica) (1999-2010): Monuc
Costo totale: 8730 milioni di dollari
Costa d’Avorio (2003-04): Minuci
Costo totale: 30 milioni di dollari
El Salvador (1991-95): Onusal
Costo totale: 108 milioni di dollari
Etiopia-Eritrea (2000-08): Unmee
Costo totale: 1320 milioni di dollari
Georgia (1993-2009): Unomig
Costo totale: 410 milioni di dollari
Haiti (1993-2000): Unmih (1993-96), Unsmih (1996-97), Untmih (1997), Miponuh (1997-2000)
Costo totale: 376 milioni di dollari
Iraq-Iran (1988-91): Uniimog
Costo totale: 178 milioni di dollari
Iraq-Kuwait (1991-2003): Unikom
Costo totale: 600 milioni di dollari
Liberia (1993-97): Unomil
Costo totale: 99 milioni di dollari
Mozambico (1992-94): Onumoz
Costo totale: 487 milioni di dollari
Namibia (1989-90): Untag
Costo totale: 369 milioni di dollari
Repubblica Centrafricana (1998-2000): Minurca (1998-2000), Minurcat (2007-10)
Costo totale: 316 milioni di dollari
Ruanda (1993-96): Unamir
Costo totale: 454 milioni di dollari
Sierra Leone (1998-2005): Unomsil (1998-99), Unamsil (1999-2005)
Costo totale: 2850 milioni di dollari
Somalia (1992-95): Unosom I (1992-93), Unosom II (1993-95)
Costo totale: 1640 milioni di dollari
Tagikistan (1994-2000): Unmot
Costo totale: 54 milioni di dollari
Timor Est (1999-2005): Untaet (1999-2002), Unmiset (2002-05)
Costo totale: 1042 milioni di dollari
La struttura istituzionale delle Nazioni Unite include anche tutta una serie di programmi e fondi istituiti dall’Assemblea generale per far fronte alle problematiche maggiori che riguardano lo sviluppo delle popolazioni e dei paesi più poveri, così come le difficoltà legate alla gestione della global governance. Si tratta di organi differenti dalle agenzie specializzate, in quanto i programmi e i fondi sono direttamente creati dalle Un e ne fanno parte, mentre le agenzie hanno delle carte costitutive proprie, così come propri organi esecutivi. Come le agenzie, i programmi e i fondi dipendono dalle donazioni dei paesi membri delle Un e, a volte, di attori e compagnie private. Questi organi delle Nazioni Unite sono tra i maggiori fornitori di assistenza nei campi più disparati (sociale, sanitario, economico, finanziario, politico, ambientale) per ciò che concerne i paesi in via di sviluppo e hanno la particolarità di essere altamente specializzati in determinate questioni. Alcuni fondi e programmi si avvangono delle conferenze e commissioni particolari che forniscono informazioni specializzate e il supporto necessario ai paesi meno sviluppati per l’attuazione dei propri scopi.
L’Itc un organo sussidiario dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e delle Nazioni Unite (tramite l’Unctad), creato nel 1964 per fornire assistenza alle imprese per la promozione del commercio. In particolare, il Centro internazionale per il commercio si occupa di promuovere i progetti finanziati dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) nei paesi meno sviluppati. L’obiettivo principale è di far crescere le esportazioni dei paesi in via di sviluppo, fornendo assistenza e informazioni su come migliorare le proprie operazioni commerciali. È finanziato in egual misura dal Wto e dalle Un e ha sede a Ginevra. Il suo staff è composto da più di 200 persone.
Il Fondo per lo sviluppo dei capitali è stato creato nel 1966 e opera all’interno del Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite (Undp). Si tratta di un fondo specializzato per la promozione di investimenti su piccola scala nei paesi meno sviluppati, con l’obiettivo di ridurre la povertà di tali regioni. Agisce soprattutto nell’ambito di programmi per lo sviluppo e di microfinanza. Il suo quartier generale è a New York e i fondi che riceve sono costituiti da contributi volontari da parte dei paesi membri.
L’Unicef è una delle più note agenzie delle Nazioni Unite ed è l’unico organo al loro interno a occuparsi esclusivamente di questioni legate all’infanzia. È stata istituita nell’immediato secondo dopoguerra con lo scopo di assistere i bambini vittime della Seconda guerra mondiale, ma nel 1953 le Nazioni Unite hanno esteso le funzioni dell’Unicef a tempo indeterminato. L’agenzia si occupa di fornire assistenza di tipo umanitario a tutti i bambini che vivono in condizioni disagiate e alle loro madri. In particolar modo, visti gli obiettivi che si pone, opera all’interno dei paesi meno sviluppati e difende i diritti dei bambini, assicurando loro protezione. I programmi dell’Unicef sono diretti soprattutto verso i bambini più colpiti, come le vittime delle guerre, dei disastri naturali, delle violenze e della povertà. Dà priorità a determinati programmi, come quelli volti allo sviluppo della prima infanzia, al servizio di cure mediche e vaccinazioni a basso costo, all’istruzione di base, e alla lotta all’Hiv. Nel 1965 l’Unicef è stata insignita del Premio Nobel per la pace per il suo impegno nella tutela di diritti dell’infanzia.
La Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo è nata nel 1964, su impulso dell’allora Movimento dei paesi non-allineati, con l’obiettivo di fornire sostegno ai paesi meno sviluppati nella loro integrazione con il sistema economico globalizzato. L’Unctad si pone come scopo l’intermediazione tra le realtà industrializzate e le economie in via di sviluppo per raggiungere una crescita sostenibile che possa aiutare quest’ultime a sperimentare migliori performances economiche. La Conferenza assiste i governi e le agenzie intergovernative nella regolamentazione gli investimenti diretti esteri e pone l’accento sulla connessione esistente tra questi ultimi, le relazioni commerciali e il progresso economico dei paesi meno industrializzati. In quest’ottica, l’Unctad dà assistenza ai paesi in via di sviluppo nell’attuare politiche che siano in grado di rendere le proprie economie più attrattive rispetto agli investimenti provenienti dai paesi più ricchi, per trainare lo sviluppo delle realtà più arretrate. Inoltre l’Unctad promuove la cooperazione tra i paesi debitori e istituisce dei negoziati tra i paesi produttori e i consumatori di materie prime e prodotti di base, con l’obiettivo di stabilizzarne il prezzo, anche tramite la creazione di fondi gestiti dai paesi produttori, in grado di agire sul mercato per regolare il prezzo delle materie prime, come è il caso dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) per il petrolio. Con lo stesso scopo, l’Unctad ha contribuito alla creazione del Fondo comune per i prodotti di base (Cfc). Ancora oggi, lo scopo principale dell’agenzia è quello di sostenere il commercio e gli investimenti per integrare i paesi in via di sviluppo nel sistema economico globalizzato, con un particolare focus sul continente africano.
L’Unifem è un fondo delle Nazioni Unite che agisce all’interno dell’Undp. Istituito nel 1976 come fondo di durata decennale, nel 1985 è stato reso permanente. Si occupa di tutte le questioni legate alla promozione dei diritti delle donne e dell’uguaglianza tra i generi. Temi sensibili di cui il Fondo si occupa riguardano la partecipazione femminile ai processi politici di decision-making e l’emancipazione femminile negli ambiti sociale ed economico. Il Fondo, che si occupa anche della questione della violenza sulle donne, ha progetti in cinque aree del mondo: Africa, Asia e Pacifico, America Latina, Caraibi e Medio Oriente.
L’Undp è nato nel 1966, in seguito alla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 22 novembre 1965, come programma che inglobava in sé le finalità di due precedenti organi delle Un: il Programma ampliato di assistenza tecnica e il Fondo speciale delle Nazioni Unite. Questi due programmi si proponevano di favorire il progresso economico dei paesi meno sviluppati e di valutare le domande di finanziamento pervenute alle Un da parte dei paesi membri. La missione attuale dell’Undp ha assunto obiettivi più ampi, che mirano a garantire la pace tramite lo sviluppo, inteso come la capacità di crescita tramite l’assistenza tecnica in vari ambiti – dalle infrastrutture dei trasporti al campo politico e sociale. L’Undp, nel perseguire i propri scopi, promuove la cooperazione internazionale per uno sviluppo sostenibile e, oltre a fornire assistenza di lungo termine, come quella nell’ambito dei progetti di sviluppo delle risorse idriche e le campagne di sensibilizzazione ai vaccini, svolge anche operazioni come l’assistenza umanitaria. Inoltre l’Undp si propone di combattere la povertà, aiutare i paesi meno sviluppati nella gestione delle risorse pubbliche e naturali e finanzia progetti di micro-credito, volti al raggiungimento della sicurezza alimentare e alla garanzie dei diritti delle donne e delle minoranze.
Il Programma è stato istituito con la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite n. 2997 del 1972. L’Unep è l’unico organo delle Nazioni Unite che si occupa esclusivamente di questioni ambientali e il suo obiettivo è quello di promuovere una crescita sostenibile che possa migliorare la qualità della vita, senza intaccare quella delle generazioni future. Promuove iniziative in tutto il mondo, volte alla lotta al cambiamento climatico e al monitoraggio delle condizioni atmosferiche, dei fondali marini, delle foreste, così come al controllo delle risorse naturali, in particolare idriche. Collabora con gli altri organi internazionali i cui campi di interesse riguardano indirettamente anche l’ambiente, come l’Undp e l’Organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao).
L’Unfpa è un fondo sussidiario dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che, come l’Uncdf, l’Unifem e l’Unv, è posto sotto l’amministrazione del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo. Nato nel 1969, il suo compito è quello di assistere i governi e le organizzazioni internazionali nell’attuazione delle politiche demografiche. Il Fondo è impegnato nella prevenzione della mortalità infantile e delle altre malattie connesse alla riproduzione e alla maternità. Uno dei suoi scopi è quello di migliorare le condizioni di vita dei paesi in via di sviluppo tramite le politiche demografiche.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati è uno degli organi più importanti di tutto l’impianto istituzionale delle Un. Si tratta di un ente specializzato nella gestione dei rifugiati e il suo compito è diventato sempre più importante negli anni che hanno seguito la fine della Guerra fredda. Dopo il periodo bipolare, infatti, si sono moltiplicati in tutto il mondo, specialmente in Africa, le guerra civili e gli scontri etnici, che hanno provocato grandi flussi di rifugiati e, di conseguenza, hanno determinato un maggiore bisogno di assistenza. L’Unhcr garantisce protezione internazionale e assistenza ai rifugiati e lavora per la soluzione duratura alle condizioni disagiate in cui vivono. Oltre ai rifugiati, il cui status è chiarito nella Convenzione sullo statuto dei rifugiati del 1951, l’Unhcr assiste anche i rimpatriati, i richiedenti asilo, gli apolidi e gli sfollati interni; questi ultimi si possono trovare in tale condizione a seguito di disastri naturali o conflitti interni. Al momento sono più di 20 milioni le persone sotto l’assistenza dell’Unhcr, che si avvale anche molti volontari che lavorano nei campi profughi allestiti. L’agenzia ha uno staff di circa 6600 persone, che operano in 116 paesi, a testimonianza della diffusione delle proprie attività. Nel 1954 e nel 1981 l’Unhcr ha vinto il Premio Nobel per la pace, per l’attività svolta in aiuto alle popolazioni afflitte dalle guerre.
L’Un-Habitat è il programma delle Nazioni Unite che coordina le attività nel campo degli insediamenti umani, con lo scopo di promuovere un’urbanizzazione che sia sostenibile a livello sociale e ambientale. È soprattutto nei contesti urbani, infatti, che agisce l’agenzia, fornendo servizi di base, case e infrastrutture. Il suo lavoro risulta sempre più importante, alla luce della rapida urbanizzazione della popolazione mondiale che, secondo le Nazioni Unite, toccherà la quota del 60% entro il 2025.
L’Undcp è un programma specializzato delle Nazioni Unite che è stato fondato nel 1991 e si occupa di fornire materiale educativo sui pericoli connessi all’abuso di droghe. Lavora per rafforzare la cooperazione internazionale volta a combattere la produzione e il traffico illegale delle droghe e promuove anche programmi di colture alternative nei terreni usati per la produzione di narcotici. Collabora con più di mille organizzazioni non governative al mondo e agisce all’interno dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc).
L’Unrwa è stato istituito con la risoluzione n. 302 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per dare assistenza alla popolazione palestinese sfollata a seguito del conflitto arabo-israeliano del 1948, culminato con la creazione dello Stato di Israele. L’agenzia definisce rifugiati palestinesi coloro che, nel periodo tra il 1° giugno 1946 e il 15 maggio 1948, risiedevano in Palestina e hanno perso la casa per effetto della guerra con Israele e della loro espulsione dai territori palestinesi; lo status di rifugiato è parimenti riconosciuto ai loro discendenti. La specificità dell’Unrwa è quella di occuparsi esclusivamente di una comunità di rifugiati, a differenza dell’Unhcr. L’agenzia fornisce assistenza di tipo sanitario, educativo, di soccorso e servizi sociali alla popolazione palestinese nei campi profughi in cui opera e che sono stabiliti in cinque aree: Striscia di Gaza, Cisgiordania, Giordania, Libano e Siria. Con il passare del tempo e per effetto dei conflitti che si sono susseguiti nell’area, come la Guerra dei sei giorni nel 1967 e la guerra civile libanese, i profughi sono aumentati progressivamente e oggi il numero di palestinesi assistiti dall’Unrwa è di circa tre milioni e mezzo. I maggiori donatori dell’agenzia sono gli Stati Uniti, seguiti dall’Unione Europea, il Regno Unito, i paesi scandinavi, il Canada e i Paesi Bassi.
Il Programma dei volontari delle Nazioni Unite è preposto al reclutamento e alla formazione dei volontari che lavorano nell’ambito delle operazioni di peacekeeping, dei progetti di sviluppo promossi dalle varie agenzie Un e dei programmi di assistenza sanitaria e all’istruzione. Il programma è stato creato nel 1970 e, attualmente, vi sono quasi 5000 volontari; di questi, più di 700 operano nella Repubblica del Congo.
Il Programma alimentare mondiale è l’organo delle Nazioni Unite che si occupa di fornire assistenza alimentare nel mondo e rappresenta una delle più grandi organizzazioni mondiali che lavora per combattere la fame. È operativo dal 1962, inizialmente con un mandato di tre anni che, nel 1965, è stato reso permanente. Gli obiettivi del Wfp sono quelli di sradicare la fame e la malnutrizione nel mondo, in maniera particolare nei paesi meno sviluppati. Per ottenere tali scopi, l’organizzazione persegue diverse strategie operative, che vanno dall’assistenza in situazioni di emergenza, come quelle seguite a disastri naturali o guerre ed epidemie, fino all’attuazione di programmi volti a migliorare le condizioni alimentari e la qualità della vita dei paesi in via di sviluppo e a promuovere l’autosufficienza alimentare delle popolazioni e delle comunità più povere. L’organizzazione si occupa anche di combattere problematiche correlate ai problemi della fame e della malnutrizione, come la mortalità infantile, le difficili condizioni sanitarie di maternità in alcuni contesti e le malattie legate alla mancanza di cibo, tra cui anche l’Hiv. Ad oggi il Wfp dà assistenza alimentare a circa 90 milioni di persone in tutto il mondo, di cui quasi i due terzi sono bambini. Ha uno staff di quasi 10.000 persone e la maggior parte di queste sono impiegate direttamente sul campo.
Le Agenzie specializzate delle Nazioni Unite sono organizzazioni internazionali autonome, votate generalmente alla trattazione di materie eminentemente tecniche, che hanno stipulato un accordo di collegamento con le Nazioni Unite, ai sensi della Carta Un. L’accordo è negoziato dal Consiglio economico e sociale (Ecosoc) e approvato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Lo schema tipico dell’accordo segue quello fissato nel 1946, quando furono inaugurate le prime tre agenzie specializzate Un: Fao, Organizzazione internazione del lavoro (Ilo) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco). Tutte queste agenzie possono presentare una membership differente rispetto a quella delle Nazioni Unite: fare parte di queste ultime non obbliga infatti alcun paese ad appartenere anche alle altre agenzie specializzate, sebbene sia evidente che tutte queste agenzie si caratterizzano per la loro vasta partecipazione internazionale.
A seguito degli accordi, le Nazioni Unite concorrono su base paritaria a coordinare i lavori delle varie agenzie, mentre queste ultime si impegnano a perseguire gli obiettivi economici, sociali o culturali delle Un. Il coordinamento avviene tramite l’emanazione di raccomandazioni sia in merito ai programmi che in merito ai bilanci delle agenzie, mentre l’Ecosoc può chiedere a queste ultime la presentazione di rapporti periodici. Inoltre, le agenzie scambiano con le Nazioni Unite documenti, rappresentanti e osservatori.
Attualmente le agenzie specializzate sono 15. Una di queste, il Gruppo Banca mondiale, ospita in realtà al suo interno cinque organizzazioni, distinte sia nei compiti, sia nelle strutture, sebbene strettamente collegate l’una all’altra.
La Fao è un’organizzazione creata nel 1945, che ha inoltre l’eredità dell’Istituto internazionale di agricoltura fondato nel 1905. Inizialmente basata a Quebec City, in Canada, nel 1951 la sua sede è stata trasferita a Roma, dove a tutt’oggi si trova. I suoi uffici regionali sono invece dislocati nei cinque continenti.
La struttura dell’organizzazione prevede una Conferenza composta da tutti i paesi membri, che si riunisce ogni due anni per discutere in merito a quanto svolto dall’Organizzazione nel biennio precedente e per approvare il nuovo programma dei lavori. La Conferenza nomina inoltre un Consiglio, attualmente composto da 49 paesi membri: quest’ultimo fa le veci della Conferenza nel periodo in cui essa è sciolta.
L’obiettivo della Fao è quello di sconfiggere la fame nel mondo. Per farlo, essa mette in primo luogo a disposizione un forum neutrale di dialogo, attraverso il quale tutti i paesi possono negoziare accordi internazionali nell’ambito dello sviluppo e della cooperazione nel settore alimentare. La Fao svolge inoltre funzioni di ricerca e divulgazione di informazioni in materia di modernizzazione dei settori agricolo, ittico e forestale.
Dal 1994 la Fao ha subito una serie di importanti ristrutturazioni interne, miranti a snellirne la struttura burocratica – divenuta sempre più complessa e centralizzata nel corso dei decenni precedenti. Oggi la Fao partecipa al Programma speciale per la sicurezza alimentare, apprestato per raggiungere uno degli Obiettivi di sviluppo del Millennio: dimezzare il numero delle persone denutrite nel mondo entro il 2015. Nel 2009, a seguito della continua crescita dei prezzi dei beni alimentari, e di conseguenza del numero di persone denutrite nel mondo (1,1 miliardi quell’anno, secondo stime della stessa organizzazione), i membri Fao hanno partecipato a Roma al Vertice mondiale per la sicurezza alimentare. Gli esiti del vertice sono tuttavia stati inconcludenti: i paesi convenuti si sono limitati ad adottare una dichiarazione di impegno a favore della destinazione di maggiori risorse finanziarie per combattere la fame del mondo.
L’Icao è un’agenzia dedita a codificare i principi e le regole tecniche per la navigazione aerea internazionale, in modo da assicurare una crescita sicura e ordinata del trasporto aereo. Esistente dal 1947, ha soppiantato la Commissione internazionale per la navigazione aerea (Ican), che si era riunita sporadicamente dal 1903 in avanti.
L’organo sovrano dell’Icao è l’Assemblea, composta da tutti i paesi membri. Questa si riunisce generalmente ogni tre anni, valuta il lavoro svolto dall’Organizzazione, approva il bilancio triennale e decide la direzione politica per gli anni successivi. Il Consiglio è invece un organo ristretto, composto da 36 paesi membri; oltre ad assicurare la continuità amministrativa all’Organizzazione mentre l’Assemblea è sciolta, esso è anche l’organo generatore di vere e proprie norme internazionali. Il Consiglio può infatti individuare quali siano gli standard e le best practices internazionali in materia di navigazione aerea, ispezioni di volo e rimozione degli ostacoli all’attraversamento delle frontiere aeree internazionali. Le deliberazioni del Consiglio sono adottate a maggioranza dei due terzi dei suoi membri e, se la maggioranza dei paesi membri non si oppone alla decisione, le norme si intendono in vigore a tre mesi dalla loro approvazione.
I criteri per scegliere i membri del Consiglio sono tre: l’importanza del paese per il trasporto aereo, l’entità dei contributi nazionali alle installazioni e la rappresentatività geografica assicurata dalla presenza di quel paese nell’organo.
Il Fondo monetario internazionale è un’organizzazione intergovernativa che deve i suoi natali alla Conferenza interalleata di Bretton Woods (Usa) del luglio 1944. La conferenza convenne di istituire tre organizzazioni internazionali che, liberalizzando il commercio internazionale, finanziassero al contempo la ricostruzione dei paesi coinvolti nel conflitto e disciplinassero gli scambi finanziari, scongiurando in tal modo le peggiori crisi valutarie verificatesi nel periodo interbellico. L’Imf, che iniziò a operare nel corso del 1946, mirava ad assolvere uno di questi tre compiti: dopo un periodo di assestamento, dovuto alle esigenze della ricostruzione, dalla seconda metà degli anni Cinquanta esso divenne infatti il centro di un nuovo regime monetario internazionale, volto ad agevolare e semplificare i pagamenti internazionali tra i paesi membri. Gli scambi valutari in seno al Fondo sono regolati dal 1969 da una sorta di ‘super moneta’ che prende il nome di Diritto speciale di prelievo (Sdr), il cui valore è direttamente collegato a un paniere delle principali valute nazionali.
Negli intenti originari, i membri del Fondo avrebbero dovuto assicurare la convertibilità della propria moneta in dollari secondo un tasso di cambio fisso, rinegoziabile solo in caso di squilibri strutturali, mentre gli Stati Uniti avrebbero garantito parallelamente la convertibilità del dollaro in oro al prezzo di 35 dollari l’oncia. Le regole del regime valutario internazionale vennero tuttavia aggirate frequentemente, per poi essere definitivamente abbandonate all’inizio degli anni Settanta. Sottoposto a pressioni valutarie crescenti, il dollaro venne infatti sganciato dall’oro tra il 1971 e il 1973, e da quel momento i tassi di cambio delle principali valute occidentali tornarono a essere flessibili. Nel 1976 un emendamento allo statuto dell’Imf prese atto del radicale mutamento intercorso e si limitò a istituire meccanismi di sorveglianza sulle fluttuazioni monetarie. Tuttavia, il ruolo dell’Imf nel facilitare i pagamenti internazionali, finanziandoli con prestiti a medio termine, non è venuto meno. Al contrario, dal termine della Guerra fredda 187 membri delle Nazioni Unite hanno effettuato il loro accesso al Fondo (eccezioni di rilievo sono Cuba e Corea del Nord). Oggi, tra alterne vicende, l’Imf esercita ancora un’importante funzione di sorveglianza sulla continuità e sostenibilità dei pagamenti internazionali. Sebbene nel primo periodo dall’avvio della recente recessione economica e finanziaria l’Imf, afflitto da una grave crisi di bilancio, sia apparso sempre più in ombra, nel 2010 la sua fondamentale partecipazione al piano di salvataggio della Grecia sembra averne risollevato le sorti.
La direzione politica generale del Fondo è stabilita dal Consiglio dei governatori. Quest’organo, a composizione plenaria, è convocato generalmente una volta all’anno e delibera attraverso un meccanismo di voti ponderati e a maggioranza qualificata; per le decisioni più importanti quest’ultima può spingersi fino allo 85% dei voti. Ciascun paese detiene una certa percentuale di questi voti, che varia in funzione del capitale messo a disposizione del Fondo e subisce revisioni periodiche. La più recente di queste revisioni, avvenuta a novembre 2010, ha conferito maggior potere decisionale ai paesi emergenti, salvaguardando malgrado ciò il potere di veto che gli Stati Uniti possono di fatto esercitare nelle decisioni più importanti (questi ultimi detengono infatti una quota di voti pari al 16,7% del totale).
Il Consiglio esecutivo dell’Imf è invece un organo a composizione ristretta (24 membri) e permanente, che gestisce l’amministrazione ordinaria del Fondo. Cinque paesi ne sono membri di diritto (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito), mentre i restanti sono eletti attraverso un sistema di raggruppamenti a base regionale. Il direttore generale è infine la figura che rappresenta l’Imf nei suoi rapporti esterni e istituzionali.
Sotto il primo aspetto, intanto, aver collegato a doppio filo il sistema di voto del Fondo alle quote di capitale versato sbilancia chiaramente il potere decisionale in favore dei più ricchi e capaci paesi occidentali. I paesi che si ritengono discriminati, e in particolar modo le economie emergenti, hanno spesso spinto per ottenere più potere in seno all’organo decisionale dell’Imf: la recente rinegoziazione del potere di voto ha tuttavia lasciato immutati gli equilibri di fondo. I paesi industrializzati hanno spesso risposto a questa critica sostenendo che sia del tutto naturale che, in un’istituzione finanziaria cui ciascuno contribuisce per quanto è nelle sue disponibilità, ma anche nelle sue volontà politiche, il potere di imprimere una certa direzione politica sia proporzionale al capitale versato.
Una seconda parte di critiche ha per oggetto la condizionalità degli aiuti. L’Imf subordina infatti l’erogazione dei prestiti alla stipula di un Programma di aggiustamento strutturale, nel quale il paese destinatario degli aiuti si impegna a riformare il proprio sistema economico nel senso concordato con il Fondo. Secondo i critici, le richieste di aggiustamento strutturale si baserebbero tuttavia su calcoli macroeconomici spesso fuorvianti rispetto alle reali condizioni del paese, e le raccomandazioni si ispirerebbero a programmi di riforma neoliberisti che non terrebbero conto della situazione politico-sociale interna, e che dunque rischierebbero nella maggior parte dei casi di aggiungere anziché togliere elementi di instabilità in contesti in gran parte già compromessi. L’ex vicepresidente della Banca mondiale, Joseph Stiglitz, in un libro del 2002 ha infatti accusato il Fondo di imporre a molti paesi una sorta di ricetta standardizzata e troppo semplicistica, che in molti casi passati si è rivelata controproducente.
L’esito più importante della World Food Conference del 1974 fu la previsione della creazione di un fondo per finanziare lo sviluppo agricolo, poi istituito nel 1976 ed entrato in funzione nel 1977. L’Ifad eroga prestiti a basso tasso d’interesse e aiuti a fondo perduto ai paesi poveri che presentino forti deficit alimentari. I progetti dell’Ifad possono essere regionali, nazionali o tematici, ma tutti si pongono come obiettivo quello di ridurre la povertà nelle sue diverse forme, finanziando progetti di utilizzo di nuove tecnologie agricole, aiutando gli strati poveri e rurali della popolazione a raggiungere i mercati e diffondendo tecniche per utilizzare le risorse disponibili in maniera più razionale ed efficiente.
La struttura dell’Ifad ricalca quella del Fondo monetario internazionale (Imf): l’organo deliberante è il Consiglio dei governatori, composto dai rappresentanti di tutti i paesi membri e che si riunisce una volta all’anno per ammettere nuovi membri, approvare il bilancio e, quando è in rinnovo, nominare il Comitato esecutivo. Quest’ultimo è invece l’organo permanente del Fondo: composto da 18 membri con carica triennale, ha l’espresso compito di approvare gli aiuti e i prestiti.
Un’importante differenza con l’Imf risiede tuttavia nel meccanismo di voto scelto: nel caso dell’Ifad, infatti, esso prevede che circa il 45% del voto totale sia distribuito equamente tra i membri, e che solo il restante 55% dipenda dai contributi versati all’Ifad da ciascun membro. Questo meccanismo favorisce i paesi in via di sviluppo, numericamente superiori, e controbilancia il peso delle capacità finanziarie dei paesi più ricchi.
Fondata in seguito alla Prima guerra mondiale, l’Ilo venne direttamente prevista dai trattati di pace come organizzazione che avrebbe operato a stretto contatto con la Società delle Nazioni (Sdn). Quando la Sdn si sciolse e il suo posto venne occupato dalle Nazioni Unite, l’Ilo divenne la prima agenzia specializzata di queste ultime.
Sebbene una serie di emendamenti abbia riplasmato l’architettura dell’organizzazione nel corso dei decenni, la sua struttura di base è rimasta invariata e oggi l’Ilo può considerarsi un unicum quanto al suo meccanismo di funzionamento. Alla Conferenza generale dell’Ilo partecipano infatti quattro delegati per ogni paese membro, ciascuno con un voto a disposizione: due di essi rappresentano il governo nazionale, mentre gli altri due rappresentano rispettivamente i lavoratori e i datori di lavoro. In teoria, questo consentirebbe il formarsi di maggioranze trasversali in fase di delibera. Tuttavia, la tendenza dell’agenzia è quella di tentare di raggiungere decisioni all’unanimità. Accanto alla Conferenza c’è poi il Consiglio di amministrazione, organo permanente nel quale siedono i primi 10 stati più industrializzati al mondo, e l’Ufficio internazionale del lavoro, struttura che fa capo al direttore generale.
L’Ilo può emanare raccomandazioni in materia di lavoro, oppure fungere da organo preparatorio per l’eventuale firma di convenzioni multilaterali. In questo secondo caso, la Conferenza delibera a maggioranza dei due terzi. Quando una proposta di convenzione viene approvata, sugli stati membri incorre l’obbligo di sottoporre il documento agli organi competenti alla ratifica; questi ultimi possono tuttavia rifiutare di ratificare il testo.
L’Imo si pone come obiettivo quello di aumentare la sicurezza del traffico marittimo e di prevenire l’inquinamento navale. Fondata nel 1948, si costituì solo un decennio dopo, nel 1959. Tra il 1959 e il 1982 l’istituzione ha operato sotto il nome di Organizzazione intergovernativa consultiva marittima (Imco).
Il suo organo decisionale, l’Assemblea, si riunisce ogni due anni ed è composto da tutti gli stati membri. Essa approva il bilancio dell’Organizzazione, e adotta a maggioranza raccomandazioni e progetti di convenzioni multilaterali negli ambiti di competenza. L’Assemblea elegge il Consiglio perché agisca come suo braccio esecutivo durante il biennio nella quale essa resta sciolta.
A differenza di quanto accade per i progetti dell’Ilo, per gli stati membri non esiste l’obbligo di sottoporre a ratifica gli eventuali progetti di convenzioni multilaterali approvati dalla Conferenza Imo. Le convenzioni, tuttavia, incontrano spesso un largo consenso nei paesi membri, tanto che molte di queste si applicano oggi a oltre il 98% dell’intero traffico marittimo mercantile.
L’Itu si occupa della regolamentazione delle telecomunicazioni internazionali da quasi un secolo e mezzo, e questo la rende la più antica organizzazione internazionale che oggi sia parte della famiglia delle Nazioni Unite. In particolare, l’Itu coordina l’utilizzo condiviso delle frequenze radio da parte di tutti i paesi del mondo, promuove la cooperazione internazionale al fine di assegnare le orbite satellitari, stabilisce gli standard globali in modo da semplificare le interconnessioni tra i diversi sistemi nazionali e regionali, e si impegna a migliorare le infrastrutture per le telecomunicazioni nei paesi in via di sviluppo. La Carta dell’organizzazione ha subito un processo di revisione periodico e costante da parte dell’organo deliberativo dell’Itu, la Conferenza dei plenipotenziari.
L’adozione a Ginevra di una ‘Costituzione’ (1992) ha conferito all’Itu il potere di produrre norme vincolanti per tutti i paesi membri. Le modifiche ai regolamenti amministrativi, adottate a maggioranza dei paesi membri, vincolano infatti tutti gli stati, a meno che questi vi facciano espressa opposizione.
L’Unesco annovera tra i suoi scopi istitutivi quelli di promuovere la cultura e lo sviluppo dell’istruzione all’interno dei paesi membri, mobilitare la conoscenza scientifica a favore dello sviluppo sostenibile, e migliorare l’accesso all’istruzione in tutti i paesi membri senza alcuna distinzione di razza, sesso, condizione economica o sociale. L’agenzia collabora inoltre con i paesi membri al fine di conservarne il patrimonio artistico.
La sua struttura si compone di una Conferenza generale, l’organo deliberativo plenario, che si riunisce a cadenza biennale e nella quale ogni paese membro possiede un voto. La Conferenza, che delibera in genere a maggioranza semplice, ha tra i suoi compiti quelli di approvare il bilancio dell’organizzazione e di adottare il programma di lavori futuro. Può inoltre formulare raccomandazioni o proporre agli stati progetti di convenzioni multilaterali in ambito didattico, culturale o scientifico. La Conferenza elegge infine il direttore generale (con un mandato quadriennale) e i membri del Comitato esecutivo. Questi ultimi sono 58 e si riuniscono tre volte all’anno allo scopo di monitorare i lavori dell’Unesco.
Come accade in poche altre agenzie specializzate, quando la Conferenza generale adotta un progetto di convenzione i paesi membri hanno l’obbligo di sottoporlo agli organi statali competenti per la ratifica, sebbene questi ultimi possano comunque non ratificarlo.
Prima di essere trasformata in agenzia specializzata delle Nazioni Unite, l’Unido era un organo sussidiario dell’Assemblea generale (1966-85). L’adozione di una Costituzione specifica a Vienna, nel 1979, condusse nel 1985 allo svolgimento della prima seduta dei lavori dell’Unido.
L’Organizzazione ha tra i suoi compiti quello di studiare i problemi dell’industrializzazione nei paesi in via di sviluppo, con il particolare obiettivo di sradicare la povertà attraverso la promozione di processi di sviluppo industriale, la crescita della capacità commerciale su scala internazionale e l’attenzione alle tematiche energetiche e ambientali. Il compito più importante che l’Unido svolge è tuttavia quello sul versante tecnico-operativo, dal momento che l’organizzazione fornisce consulenza e assistenza diretta ai paesi membri in ambito di nuove tecnologie e di sviluppo industriale. Questa assistenza è specificamente fornita dalla Divisione per lo sviluppo e la cooperazione tecnica e dalla Divisione per la ricerca strategica e per il controllo della qualità.
Sul versante normativo, come detto, l’agenzia si limita a formulare raccomandazioni, adottate dalla Conferenza generale. Quest’ultima è l’organo decisionale, all’interno del quale sono rappresentati tutti i paesi membri, ciascuno dei quali possiede un voto. La Conferenza nomina un Consiglio per lo sviluppo industriale, composto da 53 membri con mandato quadriennale, che assicura il controllo esecutivo dell’Organizzazione.
L’Unione postale universale (Upu) è tra le organizzazioni internazionali più antiche al mondo ancora esistenti, seconda solo all’Unione internazionale delle telecomunicazioni. Divenuta agenzia specializzata delle Nazioni Unite nel 1948, nel 1964 l’Upu ha adottato la sua più recente Costituzione. L’Unione mira ad assicurare l’organizzazione e il miglioramento dei servizi postali, a promuovere la cooperazione internazionale in quest’ambito e a prestare assistenza tecnica ai paesi membri che la richiedano.
Il Congresso plenario dell’Upu è convocato ogni cinque anni, e vi prendono parte i plenipotenziari di tutti i paesi membri. Il Congresso può aggiornare le sue procedure e adottare raccomandazioni. Esso approva inoltre il bilancio ed elegge il Consiglio di amministrazione, un organo di 40 membri che garantisce continuità all’agenzia nelle more del nuovo Congresso. Un secondo organo permanente accanto al Consiglio di amministrazione è il Consiglio delle operazioni postali: composto anch’esso da 40 membri, agisce come organo di assistenza tecnica.
Il Gruppo della Banca mondiale (Wb Group) è una famiglia di cinque agenzie internazionali, Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Ibrd), Associazione internazionale per lo sviluppo (Ida), Società finanziaria internazionale (Ifc), Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti (Miga) e Centro internazionale per la risoluzione di controversie relative agli investimenti (Icsid) che si occupano principalmente di emettere prestiti a tasso agevolato, generalmente volti alla realizzazione di progetti per lo sviluppo concordati. Quando si parla di ‘Banca mondiale’ generalmente ci si riferisce alle prime due istituzioni del gruppo (Ibrd e Ida), la prima delle quali fu creata assieme all’Imf dagli accordi di Bretton Woods per assolvere al compito di finanziare la ricostruzione dei paesi coinvolti nel secondo conflitto mondiale.
Oggi le attività della Banca si dirigono in massima parte verso i paesi in via di sviluppo e finanziano progetti in campi come quello dell’istruzione, della sanità, dello sviluppo agricolo e rurale, delle infrastrutture e della governance. Oltre a prestiti, talvolta la Banca emette finanziamenti a fondo perduto: tutti questi sono, in ogni caso, spesso condizionali all’impegno da parte del paese beneficiario di dare avvio a politiche di riforma.
192 tra i paesi delle Nazioni Unite più il Kosovo sono membri almeno della Ibrd. Di questi, 127 partecipano a tutte e cinque le istituzioni del Gruppo, e soltanto San Marino è membro esclusivamente della Ibrd. Non ne sono membri, tra gli altri, Cuba e la Corea del Nord.
Sebbene il Gruppo sia affiliato alle Nazioni Unite, ogni sua istituzione è proprietà degli stati membri, i quali sottoscrivono il suo capitale e detengono un diritto di voto nel Consiglio dei governatori proporzionale alla quota di capitale versata. Come avviene nel caso dell’Imf, le decisioni del Consiglio sono prese a maggioranza qualificata, e le più importanti tra queste richiedono il superamento della soglia dell’85% dei voti. Nonostante una recente riforma abbia conferito un peso relativamente maggiore ai paesi emergenti e in via di sviluppo, a tutt’oggi gli Stati Uniti detengono oltre il 16% del capitale della Banca e possono dunque esercitare una sorta di diritto di veto sulle proposte più importanti che li vedessero contrari. Anche il presidente della Banca è per consuetudine uno statunitense, proposto per l’approvazione al Consiglio dei governatori da parte del governo degli Stati Uniti.
Tutte e cinque le agenzie del Gruppo sono a loro volta controllate da un Consiglio dei governatori che, in sessione ordinaria, si riunisce annualmente.
Fondata nel 1945, l’Ibrd ha tra i suoi scopi statutari quello di ridurre la povertà nei paesi a reddito medio e medio-basso. Fondata inizialmente allo scopo di finanziare la ricostruzione nei paesi europei fortemente colpiti dal secondo conflitto mondiale, oggi la Banca eroga prestiti a tassi agevolati ai governi di quei paesi che giudica effettivamente in grado di onorare gli impegni contratti con essa. La maggior parte del capitale dell’Ibrd viene raccolto attraverso i mercati finanziari internazionali. Nel tempo la Banca è divenuta uno dei beneficiari di prestiti più stabili al mondo: per questo motivo l’Ibrd riesce a ottenere prestiti a tassi di interesse più bassi rispetto a quanto riuscirebbero a fare i singoli paesi se si rivolgessero direttamente ai mercati internazionali.
La recente crisi globale del credito ha posto la Banca di fronte a nuove sfide per la raccolta del credito internazionale. Per questo, di recente i membri della Banca si sono impegnati ad aumentare sostanzialmente il suo capitale, e la Banca stessa ha intrapreso una revisione di tutti i suoi prodotti finanziari.
Istituita nel 1960, l’agenzia eroga prestiti a tasso zero (chiamati ‘crediti’), assieme a finanziamenti a fondo perduto, ai governi dei 79 paesi più poveri del mondo, 39 dei quali sono in Africa. La sua istituzione si rese necessaria durante gli anni Cinquanta, quando divenne evidente che i paesi più poveri incontravano enormi difficoltà nel finanziare il loro debito, vista la scarsa probabilità che essi riuscissero a ripagarlo. L’agenzia eroga prestiti a lungo termine, con scadenze a 35-40 anni, e dalla sua fondazione ha concesso prestiti per oltre 161 miliardi di dollari, oltre la metà dei quali diretti verso paesi africani.
I prestiti dell’Ida sono finanziati attraverso i contributi di paesi donatori, o tramite gli interessi raccolti dall’Ibrd. I prestiti finanziano principalmente l’istruzione primaria, i servizi sanitari di base, l’accesso all’acqua potabile, la protezione dell’ambiente, i miglioramenti delle infrastrutture e le riforme istituzionali.
L’Ifc è l’organizzazione del Gruppo della Banca mondiale che si occupa del ramo privato. Costituita nel 1956, la Società assicura la sostenibilità degli investimenti privati diretti verso i paesi in via di sviluppo. Per farlo, essa fornisce prestiti a lungo termine, azioni, prodotti strutturati e securities alle imprese private che operano in paesi in via di sviluppo e in transizione, senza bisogno che questi prestiti siano direttamente garantiti dai governi. Ad oggi la Società finanziaria internazionale è la più grande fonte multilaterale di prestiti al settore privato; con il suo sostegno molte compagnie private riescono inoltre a raccogliere capitale addizionale sui mercati internazionali. L’Ifc fornisce infine l’assistenza tecnica necessaria ai privati sul versante dell’erogazione dei crediti internazionali.
L’Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti (Miga), fondata nel 1988, è il ramo del Gruppo della Banca mondiale che assicura gli investimenti diretti esteri verso i paesi in via di sviluppo dagli eventuali rischi politici (e dunque non commerciali). La Miga offre garanzie e assicura contro il rischio valutario (il repentino deprezzamento della moneta locale, per esempio) e il rischio di espropri, guerra civile o internazionale, disturbi interni e mancato mantenimento delle obbligazioni debitorie assunte dagli stati.
Negli anni, la Miga ha erogato oltre 22 miliardi di dollari in assicurazioni sul rischio politico in un centinaio di paesi in via di sviluppo. I progetti maggiormente assicurati dalla Miga vertono attorno all’accesso all’acqua, all’elettricità e altre infrastrutture di base, oltre a progetti per migliorare l’esazione fiscale.
Fondato nel 1966 attraverso una specifica convenzione multilaterale, l’Icsid è un foro giuridico competente in materia di risoluzione delle controversie relative agli investimenti. L’Icsid giudica sia in merito a controversie tra gli stati, sia in merito a quelle tra privati e stati esteri. Nel raggiungere il suo obiettivo di ricomporre le controversie, il Centro fornisce due diversi servizi: quello di mediazione e, in caso di insuccesso, quello di arbitrato internazionale.
Sebbene rientri formalmente all’interno del Gruppo della Banca mondiale (per parteciparvi è infatti necessario essere almeno membri dell’Ibrd), l’Icsid è l’organizzazione che di fatto gode di più ampia autonomia tra le cinque istituzioni collegate. Per esempio, nonostante le sue spese di gestione ordinaria siano finanziate attraverso il bilancio della Banca, tutte le spese riferibili allo svolgimento dei singoli procedimenti sono sostenute dalla parte in causa che risulti soccombente.
Ad oggi, l’Icsid è il foro maggiormente indicato come competente nel contenzioso presente e futuro sugli investimenti, sia all’interno di patti multilaterali per la loro protezione, sia nei trattati bilaterali per gli investimenti (Bit).
L’Organizzazione mondiale della sanità (Who) è l’agenzia specializzata che è succeduta all’Organizzazione della sanità della Società delle Nazioni (1920-45). Obiettivo della Who è quello di garantire il livello più alto possibile di salute alla popolazione di tutti i paesi membri.
Oltre alla possibilità di emanare raccomandazioni e di adottare progetti di convenzione che gli stati devono poi sottoporre a ratifica, l’organo deliberativo plenario dell’Organizzazione (l’Assemblea, che si riunisce a cadenza annuale) ha anche il potere di adottare a maggioranza di due terzi dei regolamenti atti a regolare materie e occorrenze specifiche, generalmente di carattere impellente ed emergenziale. Tali regolamenti possono per esempio vertere sulle best practices da adottare per prevenire la diffusione di epidemie. I regolamenti entrano in vigore per tutti i paesi membri, salvo per i paesi che vi facciano espressa opposizione.
L’Assemblea ha anche il compito di nominare il direttore generale e di eleggere il Consiglio esecutivo. Quest’ultimo, composto da 34 membri con mandato triennale, è un organo esecutivo semipermanente, con funzioni propulsive rispetto ai lavori dell’Assemblea.
Accanto alle funzioni del coordinamento nella sanità mondiale, la Who svolge anche un’essenziale opera di assistenza tecnica, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti.
L’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (Wipo) è l’agenzia specializzata che si occupa di garantire il rispetto della proprietà intellettuale nel mondo, promuovendone l’utilizzo nei casi e nei limiti in cui ciò sia consentito. La Wipo agisce da intermediario, assicurando la cooperazione amministrativa tra le unioni già esistenti nel settore (Unione di Berna del 1886 sulla proprietà letteraria e artistica, Unione di Parigi del 1883 sulla proprietà industriale), con modalità sovrapponibili a quelle che tra il 1893 e il 1967 utilizzò l’organizzazione internazionale sua diretta precorritrice, il Bureaux unito per la protezione della proprietà intellettuale.
La Wipo amministra 24 trattati internazionali, afferenti a tre diversi ambiti: i trattati che rientrano nel primo di questi regolano la definizione degli standard di base per la protezione della proprietà intellettuale in ciascuno stato membro; quelli che si riferiscono al secondo assicurano l’unicità del sistema di registrazione dei brevetti internazionale; gli ultimi, infine, sono diretti alla creazione di indici consultabili e facilmente accessibili, per un’agevole verifica della protezione intellettuale delle idee. Oltre a tutto questo, la Wipo fornisce assistenza tecnica ai suoi membri nelle materie di sua competenza.
La struttura della Wipo si compone di tre organi principali: l’Assemblea generale, la Conferenza e un Comitato di coordinamento. Quest’ultimo assicura la continuità istituzionale e amministrativa dell’Organizzazione. L’Assemblea è composta da tutti i paesi membri, si riunisce ogni due anni e delibera a maggioranza dei due terzi. Ha il potere di nominare il direttore generale, di approvare il bilancio biennale e di adottare le misure e i regolamenti finanziari atti a regolare l’amministrazione dei trattati internazionali di sua competenza. La Conferenza, anch’essa biennale, vede ancora una volta la partecipazione di tutti i paesi membri e, oltre al potere concorrente di approvare il bilancio, può adottare (con maggioranza dei due terzi) emendamenti alla Convenzione Wipo.
L’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) è il diretto successore dell’Organizzazione meteorologica internazionale, fondata nel 1873. Costituitasi effettivamente nel 1950, due anni dopo ha ottenuto il riconoscimento di agenzia specializzata. Il compito del Wmo è quello di coordinare le attività dei paesi membri e dei rispettivi servizi meteorologici e idrologici nazionali, in modo da permettere l’interoperabilità di dati e strumenti.
L’agenzia è governata dal Congresso plenario, che si riunisce a cadenza quadriennale e cui prendono parte tutti gli stati membri per approvare il bilancio dell’Organizzazione. Il Congresso può anche approvare raccomandazioni a maggioranza dei due terzi. Accanto al Congresso, un Consiglio esecutivo di 37 membri controlla il rispetto delle decisioni prese dal Congresso. Il Congresso e il Comitato coordinano e dirigono il lavoro di sei associazioni regionali, composte dai membri cui corrisponde la rispettiva regione del globo, che coordinano le attività dei paesi membri in maniera più stretta.
L’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto, per distinguerla dall’Organizzazione mondiale del commercio – Wto) annovera tra i suoi principi fondativi quelli della promozione di un turismo responsabile, sostenibile e accessibile a tutti, con particolare attenzione agli interessi dei paesi in via di sviluppo. Sin dal termine della Seconda guerra mondiale, il costante incremento del numero di turisti internazionali spinse alla creazione di un’organizzazione semipermanente, l’Unione internazionale delle organizzazioni ufficiali di viaggio (Iuoto). La creazione dell’Unwto risale al periodo tra il 1970 e il 197, quando si tenne la sua prima conferenza.
Oggi, oltre a 154 paesi membri, nell’Unwto trovano posto anche più di 400 membri affiliati, rappresentanti del settore privato che utilizzano l’organizzazione quale foro per promuovere il proprio operato, contribuendo al contempo al bilancio annuale dell’agenzia.