In botanica, liquido secreto dal nettario delle piante Angiosperme, variabile nella composizione e nella quantità a seconda delle specie e dell’epoca della secrezione. Contiene zuccheri (ca. 25%) e in quantità minore destrine, gomme, sostanze azotate e fosforate, sciolte in acqua. Costituisce il nutrimento principale o esclusivo di molti insetti e di alcuni uccelli (colibrì); serve alle api per la produzione del miele.
Il nettario secerne il n. per mezzo di un epitelio speciale o da fori simili a stomi acquiferi; la secrezione spesso si arresta dopo la fecondazione del fiore. I nettari si distinguono in nuziali (o fiorali o mesogamici) che si trovano nel fiore e hanno funzione adescativa per i pronubi, ed extranuziali (o extrafiorali) che sono collocati fuori del fiore (sui fusti o foglie) e servono ad attirare formiche che difendono la pianta dai fitofagi.
Si chiama nettaroconca (o nettaroteca) la cavità speciale nei fiori (per es., lo sprone delle viole e di altri fiori) che funziona da serbatoio del nettare. I pronubi sono guidati dall’apertura del fiore alla nettaroconca dalla nettarovia, costituita da peli, verruche, staminodi, come per es., la striscia di peli gialli sui tepali esterni di molte Iris. Il nettaroindice (nettarostigma) è il disegno sugli antofilli, in forma di punti, linee o macchie di colore vistoso, che convergono verso la nettaroconca attraendo i pronubi al nettario; lo sono, per es., le linee quasi nere sui petali della viola del pensiero.
L’apparato del fiore che ricopre la nettaroconca è detto nettarostegio; esso protegge il n. particolarmente contro le formiche, incapaci di operare l’impollinazione; per es., i 5 filamenti staminali dilatati e conniventi nelle Campanule.